domenica 6 gennaio 2013

IL GRANDE PROGETTO


Vittorio Scipioni era commosso. Si, commosso è la parola giusta. Commosso, ed emozionato, e leggermente intimorito. Sopratutto, era conscio dell'importanza storica del momento che stava vivendo, era questa consapevolezza che lo emozionava, e lo intimoriva, e lo commuoveva. Avanzò lentamente nella grande sala, osservò le pareti lisce, alte, perfettamente bianche, illuminate da una luce fredda, uniformemente diffusa.
Era incredibile come in una simile stanza, una stanza abbastanza normale in fondo, fossero concentrati tanto potere e tante conoscenze. Malgrado fosse la persona che più di ogni altra aveva lavorato al grande progetto Vittorio Scipioni non sapeva fin dove si estendesse la enorme, intricatissima, rete di fibre ottiche e microchip che, tutti, facevano capo a quella stanza, e neppure sapeva quante e dove fossero le terminazioni di quella rete gigantesca. Sapeva solo che lui, si proprio lui, era di fronte alla più colossale, meravigliosa realizzazione della umana tecnologia, meglio, era di fronte a qualcosa che superava e comprendeva in se tutto il progresso tecnologico di tutta la storia del genere umano.
Avanzò lentamente. Sulla parete di fronte a lui, proprio nel centro, era come incastonato qualcosa che sembrava un microfono. A pochi metri dalla parete e da quel piccolo cerchio nero, perfettamente lucido, una poltroncina, piccola, non troppo comoda. Vittorio ci si era seduto innumerevoli volte durante le prove, ma stavolta era diverso, stavolta non si trattava di una prova.
Si accomodò e restò così, immobile, pensoso. Quanto lavoro, quanta fatica e quante lotte per arrivare a quel momento! E si che l'idea di fondo che stava dietro al progetto era di una tale semplicità, di una tale bellezza...
La storia umana... un insieme insensato di lotte, guerre, una sequela di disordini e crisi senza fine.... poi, quel progetto che avrebbe messo la parola fine a tutta quell'insensatezza! Basta con il disordine, l'irrazionalità delle scelte, l'agitarsi insensato delle passioni... basta! La ragione, una ragione fredda, impersonale, scientifica deve decidere tutto, in anticipo. Tutto deve e può essere previsto, la vita degli esseri umani può e deve essere sottratta all'accidentalità e a tutto il caos che ne deriva. Per millenni si era trattato solo di fantasie, anticipazioni allucinate di scrittori un po' folli, ma finalmente il progresso scientifico e tecnologico avevano reso possibile quello che per tanto tempo era sembrato solo un sogno, o un incubo avrebbe detto qualcuno degli scettici.
Gli scettici... accidenti a loro! Avevano reso tutto più difficile con le loro obiezioni distruttive. E si fosse trattato solo delle proteste di qualche intellettuale, o presunto tale! No, c'erano state manifestazioni, scioperi, scontri addirittura. L'umana emotività ha timore del nuovo e cerca di resistere ai cambiamenti radicali, resistere, a tutti i costi. E avevano resistito, con tutti i mezzi gli scettici, quelli colti, o che si ritenevano colti, esattamente come quelli ancora immersi nella più crassa ignoranza, avevano resistito ed avevano reso tutto più lento, difficile. Ma erano stati sconfitti alla fine! Erano stati sconfitti ed ora il grande progetto poteva partire e lui, si proprio lui che ci aveva creduto forse più di tutti, doveva dare il via al grande calcolatore, quel concentrato di tutto lo scibile umano, la macchina (ma era giusto chiamarla in questo modo?) che avrebbe finalmente portato l'ordine nel mondo. Un ordine reale, totale, assoluto.
Vittorio guardò il suo orologio atomico da polso. Mancavano tredici minuti al collegamento. Non si poteva anticiparlo, tutti gli orologi del mondo erano stati sincronizzati, per tutti le ore 12 del 21 gennaio 2062 sarebbero state l'ora X, il momento della più profonda, radicale svolta della storia.

“E dire che era stata anticipata, questa svolta” si trovò a pensare Vittorio. Quante volte i governi non avevano cercato di programmare il più possibile la vita degli esseri umani? Ci si era limitati ad alcuni aspetti dell'economia all'inizio, poi... le grandi esperienze di economie totalmente pianificate, poi ancora il loro fallimento, che tanto spazio aveva dato a scetticismi di ogni tipo! Quelle esperienze erano fallite perché non esistevano ancora gli strumenti tecnici adeguati e, non solo per quello, pensò Vittorio. “E' stata la loro limitatezza a farle fallire, non si può pianificare solo l'economia, come se si trattasse di un settore limitato, privo di legami con tutto il resto. Per pianificare l'economia occorre pianificare i desideri, i comportamenti, le pulsioni degli esseri umani... “.
Vittorio pensava a ruota libera ora, quasi dimentico del momento storico che stava vivendo. Gli tornavano in mente momenti dei tanti dibattiti sostenuti con gli scettici, delle tante discussioni, delle tantissime liti che aveva dovuto affrontare. “la vita va pianificata nella sua interezza, senza eccezioni, solo così sarà possibile superare il caos, il trionfo incontrollato delle passioni. Tutto è connesso, quindi tutto va programmato, tutte le azioni, i pensieri, le attività umane devono seguire i dettami del piano, nei minimi dettagli. Non esistono dettagli insignificanti, non possono essere accettate variabili incontrollate. Qualcosa sfugge al programma, qualche dettaglio non viene previsto... e il caos risorge, più forte di prima. Una inezia può avere conseguenze cumulative devastanti. No, nel programma non possono esserci variabili impreviste, bisogna eliminare i fattori di rischio, tutti. Non si può essere razionali per un quarto, o a metà. O non si è razionali o lo si è, interamente, al cento per cento...”
Mamma mia, quanti argomenti avevano tirato fuori gli scettici! Avevano addirittura cercato di apparire più razionali dei fautori del grande progetto. “La vostra non è scienza, è pseudo scienza!” Avevano strillato. “La conoscenza umana è dispersa in tante conoscenze particolari che solo i singoli possono utilizzare per il bene loro e di tutti! Centralizzare tutto vuol dire rinunciare ad un patrimonio enorme di conoscenze” ed ancora: “come fate a sapere cosa davvero vogliono gli esseri umani? Cosa desidera Mario, cosa vuole Anna?”
“Che sciocchi... e pretendevano di parlare in nome della scienza, della razionalità! Il super calcolatore era in grado di centralizzare tutte le conoscenze, tutte, anche le più disperse; quanto ai desideri degli esseri umani... erano davvero sciocchi gli scettici, sciocchi e traboccanti di pregiudizi! Possibile che non capissero che il problema era proprio lì? In quei desideri sbagliati, irrazionali, da cambiare... radicalmente?”
E poi... i sentimentali... quanto chiasso avevano fatto! “Un mondo privo di passioni, di sentimenti... sarebbe orribile avevano urlato a squarciagola.” E quante volte lui aveva replicato con infinita pazienza che certi sentimenti, forse anche certe passioni, avrebbero potuto essere ammessi, sarebbe stata la commissione per la programmazione della passionalità a stabilire quali avrebbero potuto essere tollerati, e in che misura. Vittorio fu come scosso da un brivido. Un pensiero gli tornò in mente. Una assemblea all'università proprio su quel tema. Lui aveva esposto con molta pacatezza e grande razionalità la posizione del governo sulla pianificazione della passioni, aveva difeso tesi inattaccabili, svolto ragionamenti impeccabili... però le sue parole erano state accolte da urla, fischi... erano intervenuti i sostenitori del governo e la riunione era degenerata in una rissa gigantesca e violentissima. La polizia aveva sparato e c'era scappato il morto, i morti, molti morti, alcune decine.
Era stata una esperienza molto dura quella. Amava il dialogo lui, era un uomo mite, tranquillo. Quando la polizia aveva aperto il fuoco c'era stato un fuggi fuggi generale. Lui era rimasto immobile, come sopraffatto dagli eventi. No, non impaurito, solo intimamente, profondamente deluso. Fino all'ultimo aveva sperato di convincerli, quegli scalmanati, ma non c'era stato verso e questo era stato un colpo duro per la sua fede incondizionata nell'intelligenza. Ad un tratto, proprio vicino a lui, una testa era letteralmente esplosa. Un proiettile aveva centrato in pieno uno studente, al cranio. Il sangue era schizzato tutto intorno e col sangue la materia cerebrale. Quel sangue e quella materia cerebrale gli avevano lordato il viso, macchiato di rosso gli occhiali, se li era sentiti scivolare lungo il collo. Aveva perso molta della sua bonarietà in quel momento. Era questo allora ciò che volevano gli scettici: lo scontro, la lotta. Li avrebbero avuti. Dove l'intelligenza non basta subentra, deve subentrare, la forza. Quando la apposita commissione per la tutela dell'ordine aveva messo ai voti la proibizione di tutte le manifestazioni ed i pubblici dibattiti lui aveva votato a favore, senza esitazioni.

Ma non si può resistere al progresso ed alla fine il grande progetto aveva vinto, non poteva essere diversamente. Gli ultimi ad arrendersi erano stati dei vecchi, patetici personaggi. Inoffensivi filosofi che avevano difeso, contro il grande progetto, le ragioni del libero arbitrio. “Anche se la pianificazione totale dovesse realizzare il bene” dicevano “sarebbe un bene fasullo, un finto bene. Il bene deve essere il risultato di una scelta libera, un bene imposto è un non senso...” e continuavano per ore con i loro ragionamenti sofistici. “Libertà dell'uomo, libero arbitrio... che sciocchezze” pensò Vittorio con un sorriso ironico. “Tutti residui di vecchie superstizioni, illusioni filosofiche che lo sviluppo delle scienze aveva definitivamente dimostrato erronee. La libertà non esiste, l'uomo è solo un insieme di atomi e reazioni chimiche, e di pulsioni inconsce, e di condizionamenti sociali, familiari, culturali. Si indirizzino nella giusta direzione le reazioni chimiche e le pulsioni, si condizionino in maniera socialmente utile gli esseri umani ed i problemi che da millenni li attanagliano saranno finalmente risolti”. Il grande progetto, la programmazione totale erano questo, solo questo. Qualcosa di modesto in fondo, ma anche di sublime. Più di una volta Vittorio si era stupito che fosse tanto difficile farlo capire. Ora però l'era dei dubbi e delle lotte era finita, per sempre.

Un leggero fischio lo lo distolse dai suoi pensieri. Mancavano quindici secondi all'ora X. Sentì il cuore battergli forte in petto, era felice, emozionato e felice.
“Buongiorno Vittorio”. Qualcuno avrebbe potuto dire che la voce proveniva dal quel cerchio nero, lucido nella parete di fronte a lui, ma non era così. Era una voce tranquilla, gradevole a sentirsi e non proveniva da nessun punto particolare, c'era e basta.
“Buon giorno” rispose Vittorio. Strano, non gli avevano dato un nome. Certo, il suo nome tecnico era MTCV.32144 ma nessuno lo chiamava così e nessun nome familiare aveva sostituito MTCV.32144. Così c'era chi lo chiamava super computer, chi il Verbo (i nostalgici di Dio) chi grande programmatore ma un nome ufficiale non lo aveva. Così Vittorio si limitò a dire “buongiorno” e rimase in attesa, emozionato e commosso, e ancora un po' intimorito.
“Si comincia finalmente” disse il calcolatore.
“Si, finalmente... hai elaborato gli ultimi dati?”
“Certo”
“Non ci sono problemi ovviamente, si trattava solo di riesaminare tutto prima di partire”
“Veramente....” il tono di voce dolce non era cambiato ma Vittorio notò la breve sospensione nel discorso del grande computer.
“Veramente cosa?”
“E' sorto un piccolissimo problema”
Vittorio si sentì in leggero disagio. “Un piccolissimo problema? Di cosa si tratta?”
“Una variabile che prima non avevamo considerato”
“Quale variabile?” anche se non lo avrebbe confessato neppure a se stesso Vittorio Scipioni sentì una certa ansia crescergli dentro.
Il grande computer restò un attimo silenzioso, e questo accrebbe il disagio, e l'ansia, di Vittorio, poi riprese a parlare col solito tono di voce tranquillo, dolce.
“Tutti i dati in nostro possesso sono stati riesaminati, incrociati, ed è emersa una novità, abbastanza insignificante...”
“Cioè?”
“Beh, certamente ti ricordi di quella vecchia superstizione, quei discorsi poco sensati sul libero arbitrio...”
Vittorio si sentì improvvisamente meglio... se solo di quello si trattava...
“Si ricordo bene quei discorsi superstiziosi. Dimmi, cosa è emerso?”
“Beh, ci sarebbe una possibilità, una possibilità minima, matematicamente quasi insignificante, che dietro a quei discorsi ci sia qualcosa di vero”
Vittorio restò quasi senza fiato. Quando riprese a parlate si accorse con dispetto che la voce gli tremava. “Ma... che vuol dire una cosa simile? Quali conseguenze può avere?”
“Beh, si tratta di una possibilità remotissima che però introduce nel sistema variabili non previste, che potrebbero moltiplicarsi a dismisura con conseguenze potenzialmente disastrose...”
Ora Vittorio sudava, sudava freddo e il cuore gli batteva forte in petto. “Come si può rimediare ad una simile anomalia?”
“E' molto semplice, lo sai bene. I fattori imprevisti devono essere eliminati, radicalmente.”
Vittorio Scipioni si alzò di scatto dalla poltroncina e si lanciò verso quel cerchio nero, lucido, posto nel centro della parete di fronte, a pochi metri da lui.
Una scarica elettrica da ventimila volt lo fulminò prima che avesse potuto percorrere mezzo metro. Crollò faccia a terra, in un turbinio folle di scintille.
Un decimo di secondo dopo l'intero pianeta era coperto da centinaia e centinaia di milioni di cadaveri.
Il grande progetto aveva vinto, in pieno. La pianificazione totale era stata realizzata.