venerdì 23 agosto 2013

I MIGRANTI



Le rondini, i salmoni, le tartarughe marine, gli gnu sono animali migratori. Si spostano al variare delle stagioni in zone in cui è più facile per loro sopravvivere. Rondini e zebre, salmoni e gnu non emigrano da una certa zona né immigrano in un'altra. Gli animali migratori sono migranti, non emigranti o immigrati, perché hanno degli habitat ma non una patria, un paese che abbandonano ed un altro che li accoglie.
Per gli esseri umani il discorso è del tutto diverso. Tizio emigra dalla Libia per immigrare in Italia. Se compie questa operazione in maniera conforme alle leggi è un immigrato regolare, altrimenti è un clandestino.
Fino a poco tempo fa si parlava di emigrati e di immigrati, di regolari e di clandestini. Poi, di colpo, letteralmente dall'oggi al domani, la nuova parola è sorta come un fungo: migranti. E' così che avviene con la neolingua politicamente corretta. Il linguaggio non si evolve più dal basso, in maniera molecolare, al variare delle abitudini e degli stili di vita, o delle scoperte scientifiche, o delle tendenze artistiche. No, ora è tutto diverso. Un gruppetto di burocrati seguaci del politicamente corretto si riunisce e decide che una certa parola non deve essere più usata e che al suo posto ne va usata un'altra. Da quel momento tutti sui media usano quella parola e chi si azzarda a non usarla è un bieco reazionario, un razzista, è cattivo, egoista, malvagio.
Perché la parola migranti ha sostituito emigrati o immigrati? E' fin troppo chiaro. Chi emigra ed immigra ha una patria che abbandona ed una in cui viene accolto. Chi accoglie  ha diritto a programmare i flussi di immigrati,  chi viene accolto ha dei doveri, oltre che dei diritti. Deve rispettare chi lo accoglie; non solo le leggi ma anche gli usi ed i costumi, gli stili di vita, la cultura, la storia, le tradizioni del paese in cui va a vivere. Chi invece migra non ha una patria e non viene accolto in una nuova patria. Si sposta per cercare un luogo in cui vivere meglio. Non ha particolari doveri, esattamente come le rondini ed i salmoni non hanno doveri verso gli animali dei luoghi verso cui migrano. E noi non abbiamo il diritto di controllare i flussi migratori, esattamente come non controlliamo le migrazioni delle rondini. Abitiamo le zone oggetto delle “migrazioni” e abbiamo solo il dovere di rendere ai migranti la vita il meno dura possibile.
Credendo di essere campioni di antirazzismo gli zuccherosi campioni del politicamente corretto assimilano in realtà gli emigrati alle rondini ed ai salmoni. E pretendono che noi occidentali consideriamo le nostre terre, le nostre patrie, alla stregua di normali habitat, zone di passaggio o di insediamento, più o meno temporaneo, per le migrazioni del ventunesimo secolo.

giovedì 22 agosto 2013

COSA SAREBBE SUCCESSO SE, PER IPOTESI...



Facciamo un piccolo esperimento mentale. Italia, anno 1952. Un magistrato intraprendente ritiene che il leader del PCI, Palmiro Togliatti, debba essere processato per spionaggio. La richiesta ha una sua logica. Nessun comunista nel 1952 avrebbe considerato immorale l'attività di spionaggio a favore dell'URSS. il PCI è abbondantemente finanziato dall'URSS, Togliatti è molto spesso a Mosca, afferma ad ogni piè sospinto che l'URSS è il faro dell'umanità e che Giuseppe Stalin è miglior amico degli oppressi di tutto il mondo. L'Italia ed il suo governo sono invece un paese capitalista, governato da una cricca di reazionari e di sfruttatori.
Comunque, quale che siano i fondamenti dell'accusa, il parlamento deve decidere sulla immunità che protegge Togliatti. Decide di autorizzare il procedimento a suo carico. Togliatti viene processato, condannato ed incarcerato.
COSA SAREBBE SUCCESSO nel nostro paese se una cosa simile fosse avvenuta? La risposta è molto semplice. Ci saremmo trovati sull'orlo di una guerra civile. Altro che “rispetto per la magistratura”, “sentenze che si devono eseguire”, “distinzione fra fatti personali e attività parlamentare”. Avremmo avuto cortei, scontri con la polizia, scioperi generali.
Una condanna a carico del leader di un grande partito non è MAI un “fatto personale”, specie se questa condanna è l'ultimo atto di una serie infinita di processi, inchieste, intercettazioni, perquisizioni. Se questo leader è colpevole è POLITICO il fatto che un grande partito sia guidato da un criminale, se è innocente è POLITICO il fatto che la magistratura lo persegua comunque.
Resta, è vero, l'incomprensibile stupidità del Pdl che a suo tempo ha votato la legge Severino. Ma questo è un altro discorso.

giovedì 15 agosto 2013

L'INSETTO



" Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.
«Che cosa mi è capitato?» pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale camera d'abitazione, anche se un po' piccola, gli appariva in luce quieta, fra le quattro ben note pareti. (...)
Gregor girò gli occhi verso la finestra, e al vedere il brutto tempo - si udivano le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale - si sentì invadere dalla malinconia. «E se cercassi di dimenticare queste stravaganze facendo un'altra dormitina?» pensò, ma non potè mandare ad effetto il suo proposito: era abituato a dormire sul fianco destro, e nello stato attuale gli era impossibile assumere tale posizione. Per quanta forza mettesse nel girarsi sul fianco, ogni volta ripiombava indietro supino. Tentò almeno cento volte, chiudendo gli occhi per non vedere quelle gambette divincolantisi, e a un certo punto smise perché un dolore leggero, sordo, mai provato prima cominciò a pungergli il fianco.
«Buon Dio,» pensò, «che mestiere faticoso ho scelto! Dover prendere il treno tutti i santi giorni... Ho molte più preoccupazioni che se lavorassi in proprio a casa, e per di più ho da sobbarcarmi a questa tortura dei viaggi, all'affanno delle coincidenze, a pasti irregolari e cattivi, a contatti umani sempre diversi, mai stabili, mai cordiali. All'inferno tutto quanto!» (…)
«Queste levatacce abbrutiscono,» pensò. «Un uomo ha da poter dormire quanto gli occorre. Dire che certi commessi viaggiatori fanno una vita da favorite dell'harem! Quante volte, la mattina, rientrando alla locanda per copiare le commissioni raccolte, li trovo che stanno ancora facendo colazione. Mi comportassi io così col mio principale! Sarei sbattuto fuori all'istante. E chissà, potrebbe anche essere la miglior soluzione. Non mi facessi scrupolo per i miei genitori, già da un pezzo mi sarei licenziato, sarei andato dal principale e gli avrei detto chiaro e tondo l'animo mio, roba da farlo cascar giù dallo scrittoio! Curioso poi quel modo di starsene seduto lassù e di parlare col dipendente dall'alto in basso; per giunta, dato che è duro d'orecchio, bisogna andargli vicinissimo. Be', non è ancora persa ogni speranza; una volta che abbia messo insieme abbastanza soldi da pagare il debito dei miei, mi ci vorranno altri cinque o sei anni, non aspetto neanche un giorno e do il gran taglio. Adesso però bisogna che mi alzi: il treno parte alle cinque.»
E volse gli occhi alla sveglia che ticchettava sul cassettone. «Santo cielo!» pensò. Erano le sei e mezzo: le sfere continuavano a girare tranquille, erano anzi già oltre, si avvicinavano ai tre quarti. Che la soneria non avesse funzionato? Dal letto vedeva l'indice ancora fermo sull'ora giusta, le quattro: aveva suonato, non c'era dubbio. E come mai, con quel trillo così potente da far tremare i mobili, lui aveva continuato pacificamente a dormire? Via, pacificamente proprio no; ma forse proprio per questo più profondamente. Che fare, ora? Il prossimo treno partiva alle sette: per arrivare a prenderlo avrebbe dovuto correre a perdifiato, e il campionario era ancora da riavvolgere, e lui stesso non si sentiva troppo fresco e in gamba. Del resto, fosse anche riuscito a prenderlo, i fulmini del principale non glieli cavava più nessuno, perché al treno delle cinque era andato ad aspettarlo il fattorino della ditta; e sicuramente già da un pezzo aveva ormai riferito che lui era mancato alla partenza. Era una creatura del principale, un essere invertebrato, ottuso. Darsi malato? Sarebbe stato un ripiego sgradevole e sospetto: durante cinque anni d'impiego Gregor non si era mai ammalato una volta. Certamente sarebbe venuto il principale, insieme al medico della cassa mutua, avrebbe deplorato coi genitori la svogliatezza del figlio e, tagliando corto ad ogni giustificazione, avrebbe sottoposto il caso al dottore, per il quale non esisteva che gente perfettamente sana ma senza voglia di lavorare.” ...
Franz Kafka: La metamorfosi.


Italia, 1992. Parte l'inchiesta “mani pulite”. Iniziata come una normale indagine giudiziaria su uno specifico caso di corruzione l'inchiesta si allarga in poco tempo fino a coinvolgere quasi tutta la classe politica del paese. Craxi, Andreotti, Forlani, la Malfa, praticamente tutti i leader dei partiti che da decenni, o da sempre, governano l'Italia finiscono sotto inchiesta. I media seguono ed amplificano le indagini dei magistrati, l'opinione pubblica reagisce con rabbia alle rivelazioni che tutti i giorni stampa e TV le gettano in pasto. In preda al terrore ed alla confusione la classe politica si priva della immunità parlamentare, esplicitamente prevista dalla costituzione, e si consegna mani legate ai magistrati. Un solo uomo si contrappone frontalmente alla marea che sta montando: Bettino Craxi. Sarà massacrato. Colleziona in cinque processi 23 anni di carcere, (10 anni relativi a sentenze definitive, altri 13 relativi a sentenze non definitive). VENTITRE ANNI: una pena che in Italia non viene comminata neppure agli stupratori omicidi. Craxi non ci sta a finire in galera, fugge fra le urla di indignazione del popolo degli onesti. Gli altri leader politici non si oppongono frontalmente ai magistrati: borbottano qualcosa, si scusano, si ritirano a vita privata. Evitano in questo modo il carcere ma sono espulsi definitivamente dalla vita politica. Andreotti ha la soddisfazione di venire assolto dall'accusa di omicidio e da quella di associazione per delinquere, ma le motivazioni della sentenza relativa alla associazione per delinquere lo indicano come una persona molto poco affidabile, e non si capisce bene se di piena assoluzione si tratti o di prescrizione. E' una caratteristica tutta italica assolvere le persone salvo poi dichiarare nelle motivazioni della sentenza che si tratta comunque di delinquenti, o quasi.
Comunque, quando il polverone sembra placarsi tutti i partiti italiani sono stati spazzati via, tutti meno uno: il Pds, o ex PCI. “Tangentopoli” ha fatto sapere al popolo italiano che a partire dal dopoguerra è stato governato da una banda di criminali, e che gli unici quasi onesti, in questo enorme mare di merda, sono... i comunisti o post comunisti.
Il PCI nacque nel 1921 da una scissione del PSI, a Livorno. Si chiamava allora Pcd'I (partito comunista d'Italia) ed aveva il fine dichiarato di fare la rivoluzione proletaria. Considerava la legge e la legalità strumenti del dominio della borghesia sul proletariato. Fu finanziato per decenni, pare fino al 1989, dall'URSS, cioè da un paese esplicitamente nostro nemico, un paese che ci puntava addosso i suoi missili atomici, e in cui i dissidenti finivano nei gulag prima, nei manicomi criminali dopo. Però questo partito è l'unico ad essere solo sfiorato dal ciclone “mani pulite”. Un partito che era nato come nemico della “legalità borghese” è diventato, a parte poche, piccole eccezioni, l'unico i cui militanti e dirigenti hanno sempre rispettato la legalità, non hanno mai, o quasi mai, violato alcuna legge, regolamento o uso normativo. Questo insegnò “mani pulite” agli italiani.

Il resto è storia recente. Grazie a “mani pulite” il potere sembra ai dirigenti del Pds lì, ad un passo. Ma sbagliano. Un imprenditore di gran successo “scende in campo”. Organizza in tutta fretta una nuova formazione politica e sbaraglia la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto (dopo Bersani forse il meno intelligente, per usare un eufemismo, leader che il PCI – Pds – DS – PD abbiano mai avuto).
Si scatena l'inferno. Un uomo fino ad allora solo marginalmente sfiorato da qualche indagine si trova al centro di una quantità incredibile di inchieste giudiziarie. Gli avvisi di garanzia gli arrivano a raffica, a volte neppure gli arrivano: viene a conoscenza delle indagini che lo riguardano dalla stampa, o dalle TV. In poco tempo Silvio Berlusconi, (si, stiamo parlando proprio di lui) viene ad essere accusato di tutti o quasi i crimini previsti dal codice penale: corruzione, concussione, frode fiscale, traffico di droga, associazione per delinquere, organizzazione di stragi mafiose, favoreggiamento della prostituzione minorile, concorso esterno in associazione mafiosa; a parte l'abigeato non manca nulla. Inizia una battaglia giudiziaria, politica e mediatica destinata a durare per quasi venti anni. Il cavaliere si difende, contrattacca, usa il suo potere politico per cercare di proteggersi dalla valanga di inchieste e di processi che lo riguardano: ne collezionerà almeno 34, in venti anni e subirà decine di migliaia di intercettazioni; le sue aziende saranno perquisite una infinità di volte. Al Capone, Vito Genovese, Luky Luciano e Totò Riina tutti insieme sono stati oggetto di attenzioni molto minori.
Intanto nasce nel paese un nuovo mestiere: la caccia al cavaliere. Attori e cantanti, cabarettisti, filosofi, fisici nucleari e tuttologi, giornalisti e scrittori, impiegati del catasto e metalmeccanici in pensione si specializzano nella caccia al nemico del popolo. Anche il festival di Sanremo diventa una tribuna da cui sottoporre a critica, o a satira, o a condanna senza appello l'operato dello “psiconano”. Un oscuro giornalista si specializza nella caccia al mostro e pubblica su di lui decine di libri, qualche maligno afferma scritti col sistema del “copia incolla”. Riesce a mettere insieme un bel po' di soldini, il che non guasta.
Ma la tanto sospirata condanna non arriva. Dopo quasi venti anni di inchieste lo psiconano è sempre illibato, come una verginella; uno scandalo, una cosa mai vista in tutta la storia dell'occidente e non solo. Le inchieste si intensificano, il cavaliere da una mano ai suoi nemici grazie ad una vita privata non proprio irreprensibile, ma è poca cosa, in fondo. La condanna DEVE arrivare, prima o poi.
Ed arriva, alla fine. Ma, a che prezzo?

Nella vicenda dei diritti televisivi Berlusconi viene condannato in via definitiva per una presunta frode fiscale commessa in una azienda in cui egli non ricopriva da almeno dieci anni alcun incarico. In un altro processo Berlusconi, l'uomo più intercettato del mondo, e che ha visto le sue intercettazioni pubblicate ovunque, viene condannato ad un anno perché su un giornale di proprietà del fratello viene pubblicato il testo di UNA intercettazione ai danni del dirigente PD Piero Fassino.
Nel processo “Ruby”, TRENTADUE testimoni, fra cui un funzionario di polizia, smentiscono le tesi dei PM. Berlusconi viene ugualmente condannato ed il giudice invita la procura ad indagare sui testi a discarico. I testi a discarico mentono perché Berlusconi è colpevole, Berlusconi è colpevole perché i testi a discarico mentono, questo sembra essere il perfetto “sillogismo” dei magistrati che condannano il cavaliere. Nel collegato processo a Fede e Mora, si chiede addirittura che i difensori siano sottoposti ad indagine.
E così, al termine di processi che in paesi come gli Stati uniti o la Gran Bretagna non sarebbero neppure iniziati, che è arrivata la prima condanna definitiva per il cavaliere. Altre possono arrivarne, fino ad un totale di una quindicina d'anni, cioè un ERGASTOLO DI FATTO per un uomo che di anni ne ha 77. I forcaioli esultano. Loro non sono disturbati dal fatto che queste condanne, sia quella definitiva che quelle in primo grado, siano state ottenute ad un prezzo assai elevato, per tutti: il sostanziale smantellamento della garanzie poste a tutela dei cittadini. Tutti, anche loro, i forcaioli, possono diventare vittime di un sistema fuori controllo, ma questo non li preoccupa: sono troppo felici per la condanna di Berlusconi.

Ma tutto questo è solo un pezzo della realtà. L'altro pezzo è il crescere nel paese di un pericolosissimo clima di giustizialismo forcaiolo. “Intercettateci tutti” strillano i membri del “popolo viola”, “chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere”. L'orwelliano grande fratello, incubo un tempo di ogni democratico, di sinistra o di destra che fosse, diventa l'aspirazione di tantissimi “progressisti di sinistra” italiani.
E non basta. L'Italia di oggi assomiglia alla Milano splendidamente descritta da Manzoni: quella della peste e della caccia agli untori. Di ogni cosa ci vuole un colpevole. Un terremoto o una alluvione, un incidente stradale o una valanga, di tutto deve esserci un responsabile, ogni fatto spiacevole, ogni evento tragico deve essere seguito da un bel processo, ed ovviamente il processo deve concludersi con una condanna. E le prove, le testimonianze, i riscontri? Idiozie! L'ex sindacalista Ottaviano del Turco, uomo di sinistra, esponente del PD subito abbandonato dal suo partito, viene condannato in primo grado a NOVE ANNI E MEZZO di carcere per una tangente da sei milioni di euro. Peccato che di quel denaro non ci sia traccia, non sia stato trovato da nessuna parte, malgrado anni di ricerche e molte rogatorie internazionali. I soldi non ci sono, la tangente si.
E non basta ancora. Ovunque c'è chi grida, chi vuole restringere la possibilità di presentarsi alle elezioni, chi pretende di ridurre la eleggibilità di questo o quello. Conflitto di interessi, ineleggibilità, incompatibilità, quote di rappresentanza riservate a certi soggetti sociali, indipendentemente dai consensi che conquistano... chi più ne ha più ne metta. Un tempo la sinistra democratica e davvero progressista lottava per ampliare le possibilità di espressione della volontà popolare. Ora la sinistra fa di tutto per ridurre, comprimere, controllare questa possibilità di libera espressione. E la libertà di parola subisce analoghi attentati: una critica scientifica o etica alla omosessualità può diventare “omofobia”, una condanna del jaidismo “oltraggio alla religione islamica”... ogni opinione, ogni pensiero rischiano di essere considerati insulto e puniti, molto severamente.

"Le vicende giudiziarie di un uomo non possono bloccare l'attività del governo". “Berlusconi è stato condannato, vada in prigione”. “Le sentenze si applicano”. “La legge è uguale per tutti”. “Occorre rispettare la magistratura”. “Si deve trovare una soluzione che permetta a Berlusconi la agibilità politica”. “Grazia per Berlusconi”. “Si rispetti lo stato di diritto”. “Politica e giustizia devono cooperare”.
Quante belle parole, quante ovvietà, quanti bei pensierini da bimbetti bravi! Per i forcaioli la distruzione di una intera classe politica, e poi la caccia ventennale al più importante leader politico italiano, sono state la conseguenza di una legittima aspirazione della magistratura a "fare pulizia". Ci dovrebbero spiegare cosa ha fatto la stessa magistratura dal 1948 al 1992, mentre un esercito di predoni divorava il paese. Per gli ipocriti  quella di Berlusconi è una "personale vicenda giudiziaria" da cui la politica potrebbe e dovrebbe prescindere, per molti difensori del cavaliere occorre cercare "soluzioni" alla sua vicenda, la grazia ad esempio (e se arrivano altre due, tre condanne? Si chiederanno altre due, tre grazie?).
Gli ipocriti, i forcaioli, ed anche molti difensori del cavaliere si comportano come Gregor Samsa. Pensano, parlano ed agiscono come se ci trovassimo in una situazione normale, come se l'Italia di oggi fosse un paese normale, con una normale amministrazione della giustizia ed un normale rapporto fra politica e giustizia. Non si rendono conto, i novelli Samsa, che la situazioni in cui oggi ci troviamo è tutto meno che normale. Che tutto meno che normale è l'Italia di oggi.
I tanti Gregor Samsa della nostra povera Italia non vedono, fanno finta di non vedere, non voglio vedere che gran parte del nostro povero paese si è trasformata in un insetto, in un mostruoso, enorme insetto. Solo, a differenza dell'insetto in cui si trasforma il povero commesso viaggiatore Gregor Samsa, ripugnante, ma innocuo, e pateticamente indifeso, questo è un insetto aggressivo, velenoso, terribilmente pericoloso. Per tutti.

giovedì 8 agosto 2013

LORO LO HANNO SEMPRE DETTO




                                      
                                                                       
LORO...
                                                                







...LO HANNO SEMPRE DETTO...

                                       






















...LE SENTENZE NON SI COMMENTANO!!!!!                                                                                

mercoledì 7 agosto 2013

PENSIERINI CATTIVELLI




La logica... se almeno avessero un po' di logica.. di quella da poco, a buon mercato!!!
Renzi tuona: “le sentenze vanno eseguite! La legge è uguale per tutti”.Ora, a parte il fatto che non sembra che l'ex cavaliere sia in fuga, cosa diceva Renzi fino a ieri? Diceva: “voglio battere Berlusconi politicamente, non per via giudiziaria”, e mentre diceva queste belle cose Berlusconi era sotto inchiesta, sotto processo, sotto esame... sotto tutto. Allora, i casi sono due. O i magistrati italiani che inquisiscono Berlusconi sono assolutamente equi, imparziali e privi di pregiudizi, ed allora non aveva senso contrapporre, come faceva Renzi, l'eliminazione per via politica di Berlusconi a quella per via giudiziaria; oppure questa contrapposizione aveva senso ed allora i magistrati tanto imparziali non sono. Come diceva Aristotele, Tertium non datur.
Però...Renzi, che delusione! Cercava di apparire garantista, innovatore, pragmatico... è solo un ometto ricco di ambizioni ma povero di qualità vere. Non credo che ci governerà mai, e se lo facesse sarebbe un flop colossale, un flop per il paese, per lui sarebbe il coronamento di un sogno!

“La legge uguale è per tutti!” strillano. Magari lo fosse! L'inchiesta sul Monte dei Paschi sarebbe un po' più veloce e forse l'ex cavaliere avrebbe subito tre o quattro processi, invece che 34 (TRENTAQUATTRO).

Sulla grazia.. quante cazzate si sentono dire! Quelli che insorgono rossi in volto appena qualcuno ne parla... beh... hanno mai sentito parlare di un certo FRANCESCO MORANINO? Era un partigiano comunista che durante la guerra FECE FUCILARE 16 partigiani, non 16 fascisti, non 16 nazisti, 16 partigiani antifascisti che però NON erano comunisti. Fu condannato all'ergastolo, fuggì in Cecoslovacchia e fu graziato da Saragat nel 1965, senza aver scontato neppure un'ora di prigione. I vari Epifani e compagnia hanno davvero una memoria molto, molto, molto corta....

La magistratura italiana è di certo assolutamente imparziale, priva di pregiudizio alcuno, del tutto estranea alla politica. Però, prima ha distrutto due partiti come la DC ed il PSI, ora sta facendo a pezzi il Pdl ed anche la lega non se la passa bene. Prendo atto.
Il vecchio PCI era un partito leninista, un partito i cui leader teorizzavano che la legge è uno strumento al servizio delle classi dominanti (quindi infrangerla non dovrebbe essere immorale, vero?). Era un partito che è stato finanziato fino al 1989 dalla vecchia URSS (lo ha confermato a suo tempo lo stesso Gorbaciov), e la vecchia URSS era un paese nostro nemico, ed anche un paese in cui i dissidenti politici finivano in manicomio. Sarò sciocco, ma non capirò mai perché essere finanziati da un imprenditore italiano fosse un crimine, mentre ricevere un sacco di soldi da un paese che ci puntava addosso i suoi missili atomici fosse  assolutamente lecito.
Infatti quel partito è stato solo sfiorato, delicatamente, dalla bufera che ha distrutto tutti i partiti suoi rivali. Un caso, solo un caso, ovviamente... o no?

giovedì 1 agosto 2013

PENSIERINI SUL FATTO DEL GIORNO

Vendola parla di "pulizia", lui che è stato assolto da un giudice con cui andava insieme a pranzo. Il cavaliere (ex cavaliere?) invece più di una volta si è trovato come giudici persone che, ben prima del processo, lo avevano definito "criminale abituale". Si, occorre fare pulizia.
Beppe Grillo è scatenato. Come può il PD governare con un criminale? E si, il problema è proprio questo: come può il PD governare insieme ad uno che è peggio di Al Capone? Però, visto che questo super criminale ottiene milioni e milioni di voti, la domanda vera è: come può vivere la democrazia in un paese in cui un terzo abbondante dei cittadini vota per il crimine? Mi attendo che Grillo proponga la messa fuori legge del Pdl, e magari del PD meno elle. Meglio ancora, mi attendo che proponga la abolizione delle elezioni. Un popolo di criminali non può avere diritto al voto.
Epifani vule che la sentenza "venga eseguita". Parli chiaro, dica le cose col loro nome. Deve dire: "Voglio Berlusconi IN GALERA". Benissimo, però, visto che in Italia esiste ancora, almeno sulla carta, qualcosa di simile alla democrazia, e visto che esiste ancora un minimo di libertà di manifestare, ed esiste ancora, pare, la libertà di voto, si prepari anche a vedere un po' di gente in piazza, e magari a nuove elezioni.
Due consigli all'ex cavaliere.
Primo: lasci l'Italia. Nessuno lo vuole DAVVERO dietro le sbarre, lo lasceranno andare. Non vale la pena cercare di cambiare un paese divorato dalla ideologia, dall'odio, dal corporativismo più bieco, dalla imbecillità diffusa. Gli imbecilli ed i faziosi ci sono ovunque ma in Italia sono decisamente troppi.
Secondo: se proprio vuole continuare a combattere, ma glielo sconsiglio, non accetti domiciliari, affidamento ai servizi sociali e cose simili, non chieda la grazia, NON AMMETTA DI ESSERE COLPEVOLE, neppure tatticamente, implicitamente. Chieda a gran voce di finire in GALERA. Se è un criminale è giusto che ci finisca. Tanta gente avrebbe indicibili orgasmi vedendo Berlusconi dietro le sbarre. Li abbiano, e si preparino a fare i conti con tutti coloro che ancora non hanno il cervello spappolato dall'odio. Si accorgeranno che sono tanti, forse troppi, anche per loro.

FORCAIOLA, IPOCRITA, KAFKIANA




Alle 19,30 circa del primo agosto 2013 è finita, dopo venti anni, una incredibile anomalia italica. Un uomo che aveva dovuto subire 34 (TRENTAQUATTRO) processi, un incredibile numero di inchieste, decine, forse centinaia di migliaia di intercettazioni, non aveva ancora a suo carico nessuna condanna definitiva. L'uomo più indagato e processato del mondo, e forse della storia, era fino a stasera ancora incensurato, pulito, puro come una verginella. Ora l'incanto è rotto, tutti i forcaioli hanno finalmente ciò che cercavano da venti anni: una sentenza definitiva di condanna.
La corte di cassazione non poteva sconfessare globalmente i giudici di Milano, non lo poteva fare perché l'obiettivo di quei giudici era un uomo che la magistratura nel suo complesso considera, a torto o a ragione, pericoloso. Un uomo che dice di volere cose incredibili per l'Italia, anche se normali in tutti gli altri paesi occidentali: divisione delle carriere fra giudici e PM, responsabilità civile dei magistrati, più in generale, una magistratura che non sia responsabile solo di fronte a se stessa.
Però i giudici della cassazione non sono dei fanatici irresponsabili, quanto meno non sono stati tanto ciechi da non vedere le conseguenze di una conferma pura e semplice della condanna contro Berlusconi. Così hanno cercato il compromesso. E il compromesso non ha riguardato la cosa che in una condanna è più grave: il carcere, no, tutta l'attenzione si è concentrata sulla pena accessoria: l'interdizione dai pubblici uffici. Se qualcuno chiedesse a Tizio: “preferisci finire in galera o essere interdetto dai pubblici uffici?” Lui risponderebbe che la cosa importante è
NON finire in galera. Ma tutti sanno che Berlusconi in galera non ci finirà, nessuno, neppure fra i forcaioli imbecilli alla Travaglio, vuole davvero il cavaliere dietro le sbarre; anche chi ha il cervello spappolato dall'odio capisce benissimo che se davvero Silvio Berlusconi varcasse la soglia di una prigione le reazioni sarebbero devastanti per un paese debole e in crisi come l'Italia. E così l'attenzione di tutti era concentrata sulla interdizione, perché la interdizione, se fosse passata, avrebbe significato l'uscita di Berlusconi dal parlamento, con conseguenze, anche quelle, piuttosto gravi per la tenuta del paese. E così una sentenza profondamente negativa, ingiusta può apparire come un compromesso forse accettabile, una mezza vittoria, comunque una sconfitta evitata da Berlusconi. Il giustizialismo forcaiolo si mescola con l'ipocrisia e ne viene fuori una situazione assurda, kafkiana. Nel momento stesso in cui deve incassare la prima condanna definitiva il cavaliere può quasi consolarsi. E' vero, ha quattro anni di carcere da scontare, ma tre sono condonati e l'altro non lo farà. I processi a Berlusconi mirano, almeno per ora, alla sua eliminazione politica, non fisica; quella farebbe esultare tanti imbecilli ma è troppo difficile da ottenere. Ecco perché stasera Marco travaglio è forse più verde di rabbia che non Silvio Berlusconi.

La cosa più grave in questa vicenda kafkiana non è tanto la sentenza di stasera ma tutto ciò che la ha preceduta. Per molto tempo gli assalti giudiziari a Berlusconi hanno mantenuto un minimo di rispetto per le regole del gioco, una qualche forma di aggancio all'esame obiettivo dei fatti contestati, è per questo che per venti anni il cavaliere è riuscito a respingere gli attacchi concentrici cui era sottoposto. Ultimamente le cose sono cambiate. Anche quel tenue legame con le leggi e l'analisi dei fatti, quel residuo rispetto delle regole è andato perduto. La sentenza della cassazione di oggi conferma una condanna per frode fiscale che sarebbe stata commessa da un uomo che da oltre dieci anni non aveva alcuna carica nella azienda
interessata. Una frode, tra l'altro, ridicola. Si parla di quattro, sette milioni di euro, una bella cifra per uomini normali, pochi soldi per Berlusconi, spiccioli per una azienda delle dimensioni di Mediaset. Non parliamo poi di altri processi, dei due processi Ruby ad esempio, dove non solo non esistevano prove che suffragassero le tesi accusatorie, ma esistevano al contrario fior di testimonianze che avallavano le tesi difensive. I giudici hanno reagito alle testimonianze che li smentivano chiedendo che venissero inquisiti i testi a discarico del cavaliere: TRENTADUE testi, fra cui un funzionario di polizia. Nel processo a carico di Mora e Fede si è chiesto addirittura che vengano indagati gli AVVOCATI DIFENSORI, un autentico sfregio allo stato di diritto.
E non del solo cavaliere si tratta. Basta pensare alla condanna a
NOVE ANNI E MEZZO a Del Turco, colpevole di aver intascato una tangente di cui non c'è traccia, un po' come condannare Tizio per omicidio senza che sia stato trovato il cadavere della presunta vittima, basta pensare a questa condanna dicevo, per capire che ormai lo stato della giustizia in Italia è disastroso. Ormai si può condannare senza prove, addirittura in presenza di prove e testimonianze che dimostrano la innocenza dell'imputato. Una intercettazione vale più di una testimonianza, tanto varrebbe non interrogare i testi, una congettura più di una prova documentale, un teorema più di una analisi della scena del crimine. Una simile situazione non è grave per Berlusconi, è grave, pericolosissima per i comuni cittadini, quelli che non hanno neppure un millesimo dei mezzi di Berlusconi, che non possono permettersi avvocati come Coppi o Ghedini, normali esseri umani che possono essere distrutti da una sola inchiesta condotta magari solo con negligenza da qualche PM.

Questa sentenza non farà cadere il governo, i giudici della Cassazione hanno fatto il miracolo: sono riusciti comminare al cavaliere una sentenza di condanna definitiva senza precipitare il paese in una fase di accesa conflittualità che avrebbe travolto Letta. Ma, si può continuare ad appoggiare un governo che non metta il problema della giustizia al centro del suo programma? La giustizia è oggi in Italia una assoluta emergenza democratica, ed anche economica, visto il peso che una giustizia non equa, non giusta, non imparziale ha sull'economia. Cerchino di capirlo una volta per tutte i guru del Pdl, prima che sia troppo tardi.