mercoledì 27 novembre 2013

LA DECADENZA

manifestazione forza italia (11)


Ci sono riusciti, finalmente. Dopo venti anni, una quantità industriale di inchieste, processi, intercettazioni, can can mediatici, finalmente Berlusconi è fuori dal parlamento, sconfitto, umiliato. Se ne sono fregati dei milioni di cittadini che Berlusconi lo hanno votato: sono tutti criminali in formato minore, per i tipi come Santoro o Rosy Bindi. Hanno fatto di tutto pur di ottenere questa vittoria, compresa la applicazione retroattiva di una legge di dubbia costituzionalità e la modifica dei regolamenti parlamentari, ma alla fine ci sono riusciti! Bravi!!
Non mi interessa tornare per l'ennesima volta sulle vicende giudiziarie del cavaliere. Su quelle la gran maggioranza degli italiani si divide in due grandi categorie: i garantisti ed i forcaioli. Per i primi le mie parole sono superflue, per i secondi inutili.

Berlusconi ha detto che la sua eliminazione politica (solo politica?) è un golpe. Sbaglia. Il vero golpe è iniziato in Italia venti anni fa, quando d'improvviso i magistrati si sono accorti che nel nostro paese esisteva la corruzione (ma guarda un po'!), e questa “scoperta” ha portato alla eliminazione di tutti i principali partiti italiani, tutti tranne uno. L'eliminazione del cavaliere cambia però le cose, le cambia molto, e in peggio.
Da oggi la politica è più che mai ostaggio delle procure. Chi sgarra rischia. Ci provi Renzi a “riformare la giustizia”! Per far fuori un ragazzotto chiacchierone come lui di certo non ci vorrebbero venti anni.
Da oggi l'Italia è più che mai una repubblica presidenziale. Il governo Letta è in realtà il governo Napolitano: mai si era visto un capo dello stato intervenire tanto spesso, e tanto pesantemente, nelle vicende politiche. Nulla di male, sia chiaro, personalmente sono favorevole al presidenzialismo. Però, nelle repubbliche presidenziali sono gli elettori ad eleggere il capo dello stato, e questo non si presenta, non pretende di essere, l'arbitro imparziale, l'uomo al di sopra delle parti.
Da oggi l'Italia è più che mai sotto il controllo dell'Europa. Non saranno certamente i belati di Letta sulla necessità di “coniugare austerità e sviluppo” a rendere meno rigidi i vincoli che dobbiamo subire da parte dell'unione europea.

Il nuovo centro destra ha votato contro la decadenza. Gran sforzo! Al punto in cui erano arrivate le cose avrebbero potuto anche votare a favore. Votare sulla decadenza di un leader come Berlusconi non è come votare su un emendamento ad una leggina qualunque. Dire: “VOTO NO” e poi lasciare che le cose vadano come devono andare equivale a votare SI, salvo cercare di salvarsi l'anima, e la faccia, di fronte ai propri elettori. I casi sono due: o Berlusconi è il criminale che dicono i vari Travaglio e compagnia, ed allora era sacrosanto votare la sua decadenza, o è vittima di una persecuzione giudiziaria ventennale, ed allora votare contro la decadenza e poi riprendere amorevolmente a collaborare con chi lo ha fatto fuori è pura ipocrisia.
Stamattina ho sentito per pochi minuti (è il massimo dei dibattiti televisivi che reggo) Gaetano Quagliariello. “La prescrizione ci sarebbe stata comunque, ha detto, in seguito alla sentenza della magistratura, sentenza ingiusta ma di cui dobbiamo comunque tener conto”. Quagliariello ha ragione: la decadenza ci sarebbe stata comunque, perché allora anticiparla? Il motivo è semplicissimo, e stupisce che Quagliariello non lo capisca (in realtà fa finta di non capirlo). A gran parte della base del PD, quella, assai numerosa, ammalata di giustizialismo forcaiolo, la decadenza di Berlusconi per via giudiziaria non bastava, doveva esserci un atto politico che cacciasse Berlusconi dal senato. Il PD è tallonato dai grillini che lo accusano di essere “PD meno elle”, un partito quasi “filoberlusconiano”, e una bella fetta della base del PD è sensibilissima a questo tipo di “argomentazioni” (si fa per dire). A quella base il PD doveva offrire la testa del cavaliere. Bersani ed Epifani, Renzi e Cuperlo dovevano dimostrare a tutti i giustizialisti, i forcaioli e gli imbecilli di cui non intendono perdere il consenso di non essere secondi a nessuno nella difesa della cosiddetta “legalità”, cioè del più bieco giustizialismo. I dirigenti del PD sono quasi comprensibili, in fondo: fanno quelli che sono, o credono siano, gli interessi del loro partito. Che però persone come Alfano e Cicchitto, Schifani e Quagliarello li assecondino è leggermente indecente!

E ora cosa succederà? Non lo so. La eliminazione parlamentare del cavaliere non coincide necessariamente con la sua eliminazione politica. Del resto, Berlusconi non è solo: gli altri due leader della politica italiana (Grillo e Renzi) sono fuori dal parlamento, e fuori sono pure Vendola e Maroni. Questo però rende la situazione più pericolosa per il cavaliere. Se decide, come sembra abbia fatto, di continuare a lottare, e forse, vista l'età ed il logoramento, non si tratta di una buona decisione, deve mettere nel conto la possibilità di finire in galera, e di restarci. Se la eliminazione parlamentare di Berlusconi non coinciderà con la sua fine politica i suoi nemici alzeranno la posta. Sbatterlo in carcere, fargli arrivare altre condanne per totali dieci, quindici anni sarebbe l'ideale per eliminarlo una volta per tutte. I forcaioli rischiano, ovviamente, percorrendo una simile strada. In un paese in crisi verticale come l'Italia di oggi non è intelligente tirare troppo la corda. Ma, raramente i forcaioli hanno il dono dell'intelligenza.

La decadenza di Berlusconi ha un lato positivo, in fondo. Elimina tutti gli alibi, mette tutti di fronte alle loro responsabilità. Ora non è più possibile incolpare di tutto il cavaliere. Ora chi subisce i morsi della crisi, i giovani che non trovano lavoro, i genitori che per dare una mano ai figli devono intaccare i loro risparmi o, peggio, indebitarsi, i lavoratori che con lo stipendio in euro che prendono arrivano si e no a metà mese, ora tutti questi non potranno più dire: “è colpa di Berlusconi”. Ora, forse, i giustizialisti forcaioli o almeno, i meno stupidi fra loro, cominceranno a capire che non si può mangiare l'odio.

martedì 26 novembre 2013

LEGALITA'




Legalità
non significa altro che conformità alle leggi. Agisce legalmente chi ubbidisce alle leggi vigenti. Si tratta di un valore importante: nessuna società potrebbe vivere se chiunque si ritenesse in diritto di violare la legge. Il termine legalità però ha subito e subisce notevoli torsioni di significato, tali da renderlo praticamente incomprensibile. In Italia, fra coloro che più spesso strillano “legalità” ci sono moltissimi comunisti o post comunisti. Ora, tutti sanno che per il marxismo la legge altro non è che “uno strumento al servizio delle classi dominanti”. Come è possibile che fra i paladini più accesi della “legalità” ci sia chi sostiene che la legge altro non è che uno strumento padronale? Val la pena di approfondire la cosa.
Il termine legalità è distorto nel suo significato sia da chi assolutizza il valore della legalità, che da chi si erge a suo paladino in maniera del tutto impropria ed ipocrita.

Assolutizzazione.
La legalità è un valore importante, ma non è l'unico valore, né un valore assoluto. Il fatto che la legge preveda X non implica necessariamente che X sia buono e giusto. Certo, si deve rispettare anche una legge che si ritiene ingiusta, ma una cosa è il rispetto per la legge, cosa ben diversa spacciare per giusta e conforme alla morale ogni legge a cui si è tenuti ad ubbidire.
A volte ci si può trovare di fronte a leggi che si ha il dovere etico di non rispettare. Anche le leggi di Norimberga erano leggi, e lo erano le ignobili leggi razziali del 1938, non rispettarle era un dovere morale.
Molti cercano di celare il fatto inquietante che a volte la legge può non solo essere una cattiva legge, ma addirittura una legge immorale, teorizzando che sono "vere" leggi solo quelle che rispettano certi principi: equità, difesa dei più deboli, uguaglianza eccetera (stranamente è assai raro trovale la libertà fra questi principi...). Si tratta però solo di un escamotage da quattro soldi. Visto che a volte legge ed etica possono divergere si dichiara che è “vera legge” solo quella che rispetta certi principi etici. Ragionando in questo modo si potrebbe dire che è “vera etica” solo quella che è conforme a certe leggi. Coloro che pretendono di considerare “vere leggi” solo quelle che rispettano certi principi non fanno altro che contrapporre alla legislazione positiva delle norme etiche. Il possibile contrasto fra le leggi e i principi etici non viene superato dalla teorizzazione della “vera legge” da contrapporre alla legislazione vigente. Con i giri di parole non si risolve nulla.

Ipocrisia e strumentalizzazione
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Chi teorizza la “vera legge” da contrapporre, nel caso, alla legislazione positiva non risolve alcun problema teorico, ma si dota a volte di una formidabile arma di
polemica politica. Visto che è “vera legge” solo quella conforme a certi principi, il teorico della “vera legge” può difendere tutte le illegalità che vuole. Gli basta stabilire i principi cui la legislazione positiva “deve” adeguarsi e poi, in nome di questi, può difendere ogni illegalità strillando nel contempo”legalità, legalità”.
Essere nella legalità vuol dire, ad esempio, accogliere i “migranti”. Così è possibile violare la legge sulla immigrazione clandestina sventolando striscioni che inneggiano alla legalità. Essere per la “legge” vuol dire opporsi alla TAV, così si può impedire con la violenza la costruzione di una ferrovia ed essere nel contempo i paladini di una rigorosissima legalità. Si potrebbe continuare. I paladini ipocriti della “legalità” non cercano in realtà di conciliare legge ed etica, molto semplicemente considerano le loro proposte politiche quanto di più assolutamente etico si possa immaginare e pretendono poi di considerare “legale” solo ciò che si accorda con queste proposte. Si eguaglia la morale ad una certa politica, quasi sempre di estrema sinistra, e si pretende che sia autentica legge solo quella in sintonia con tale politica. Da "principio supremo" del vivere civile la legalità degrada a strumento di lotta politica. Questo svela il mistero di comunisti e post comunisti paladini della “legalità”.

L'Italia pullula di paladini della legalità. Però, viene fatto un
funerale di stato per dei clandestini che hanno trovato tragica fine mentre stavano commettendo una palese illegalità. Giusto piangerli, ma onorarli con esequie di stato vuol dire fare un monumento alla illegalità.
Da anni gruppi di violenti si oppongono alla costruzione di una linea ferroviaria, commettendo ogni forma di illegalità. Nessuno li persegue.
Ogni manifestazione di
NO GLOBAL finisce a botte. Auto bruciate, vetrine fracassate, assalti ai bancomat. Non uno dei violenti è mai stato condannato, che io sappia, a pagare anche solo una multa.
Carlo Giuliani ha trovato la morte mentre con tanti altri aggrediva, armato di estintore, un blindato della polizia. E' diventato un eroe. L'agente che per difendersi lo ha ucciso ha dovuto subire una infinità di processi, non è andato in galera ma la sua vita è stata rovinata.
Mi trovavo a Milano, giorni fa. Entro in una stazione della metropolitana e cerco di fare il biglietto ad una macchina automatica. Non posso. Tutto lo spazio davanti alle macchine è occupato da “migranti” che vendono le loro cose. Nessuno di loro ha uno straccio di licenza, nessuno osserva alcuna delle infinite leggi e leggine, norme e contronorme che opprimono tutti gli altri commercianti. Operano alla luce del sole, in assoluta illegalità, nessuno dice loro assolutamente
NULLA. Mi rassegno a comprare il biglietto ad una edicola. Mi metto in coda, un sacco di gente ha dovuto fare come me.

Più di altri l'Italia è il paese della illegalità diffusa, praticata, teorizzata, universalmente accettata. Ed è il paese in cui, più di altri, si strilla, di continuo “legalità”. E' il paese delle giornate della legalità, delle “navi della legalità”, dei cortei per la legalità”. E chi strilla “legalità” sono gli stessi che difendono mille violazioni della legge. Stiamo annegando in un mare di ipocrisia.

sabato 16 novembre 2013

PERCHE' SBAGLIA ALFANO




Non mi interessa stabilire se gli scissionisti del Pdl siano persone per bene o volgari arrivisti, “traditori” o uomini animati dalle migliori intenzioni. Non mi piace la politica urlata, quindi se qualcuno afferma di aver agito in base a certe motivazioni io preferisco credergli, ed analizzare queste motivazioni, vedere se siano o meno fondate, e che rapporto esista, se esiste, fra motivazioni ed atti concreti.
Alfano afferma che mettere in crisi il governo sarebbe un atto di grave irresponsabilità nei confronti del paese. Afferma anche che Berlusconi ha subito una grave ingiustizia ma che sarebbe sbagliato, e irresponsabile, legare le vicende relative alla sua decadenza a quelle del governo. Bene, vediamo di approfondire, per punti.

DECADENZA DI BERLUSCONI.
Ha un senso politico collaborare con chi, detto fuori dai denti, vuole il tuo leader, ed il fondatore del movimento cui cui militi, in galera? Si, in galera perché di questo si tratta: prima passa la decadenza, poi il cavaliere può, o subire un processo di “rieducazione” di sapore maoista, o accomodarsi in carcere. Per quanto tempo? Non si sa, visto che sulla sua testa pendono altri processi, ne ha accumulato una cinquantina da quando è in politica, più lui di Al Capone, Vito Genovese, Lucky Luciano, Totò Riina , Graziano Mesina e Salvatore Giuliano messi insieme.
Si potrebbe obbiettare che i processi al cavaliere riguardano la magistratura, non il governo, e che sarebbe sbagliato legare la vita dell'esecutivo alle decisioni dei magistrati. Però, le cose sono un po' diverse. La decadenza di Berlusconi non riguarda i magistrati: sono i senatori che dovranno decidere se applicare a Berlusconi la legge Severino e in questo, una volta tanto, i magistrati non c'entrano per niente. Il PD vuole che la “Severino” venga applicata retroattivamente al cavaliere, e per non andare incontro a brutte sorprese, ha addirittura modificato i regolamenti parlamentari introducendo, per la prima volta, il voto palese su una questione che riguarda il destino di una persona. Uno strappo senza precedenti, uno strappo politico, motivato dal persistere nel PD di una fortissima mentalità forcaiola. Queste cose Alfano non può ignorarle.

LA GIUSTIZIA.
Berlusconi ha subito una grave ingiustizia, afferma Alfano. Sono d'accordo, ma penso sia ora di dire chiaramente che il problema non è, o non è solo, Berlusconi. Il problema è lo stato della giustizia in Italia. Anche se Berlusconi non avesse subito nessuna ingiustizia, anche se la sentenza che lo ha condannato fosse del tutto giusta, la giustizia in Italia resterebbe sempre una gravissima emergenza democratica.
Per essere molto chiari, una sentenza come quella che ha tolto il figlio a due genitori considerati “troppo vecchi” è ancora più ingiusta di quella che ha condannato Berlusconi. Ed altrettanto ingiuste sono la condanna subita da Del Turco e quella che ha colpito i tecnici della protezione civile “rei” di non aver previsto un terremoto. Queste ultime sono sentenze non definitive, forse Del Turco e i tecnici verranno assolti nei successivi gradi di giudizio, si potrebbe dire. E allora? Non è comunque un calvario restare per anni, moltissimi anni, nella condizione di imputato o di indagato? E, quanto costa stare in una simile posizione? Non tutti hanno i soldi di Berlusconi; affrontare le spese relative a processi che si protraggono per una decina d'anni può distruggere finanziariamente un essere umano, per non parlare della sua vita privata, dei suoi affetti, delle sue prospettive lavorative.
In Italia la magistratura tiene sotto controllo la politica da circa venti anni; è un corpo autoreferenziale; caso unico in tutto l'occidente, in Italia i magistrati sono controllati da altri magistrati da loro stessi eletti, per non parlare di tante altre cose: irresponsabilità civile, mancata divisione delle carriere, automatismo delle stesse. Tutti questi sono o non sono
problemi politici, che un governo “di emergenza” ha il dovere di affrontare? Sono o non sono problemi che interessano anche la nostra disastrata economia? Qualcuno pensa davvero che un investitore estero rischierebbe qualcosa in Italia sapendo che il primo magistrato può, dall'oggi al domani, chiudere la sua azienda, bloccare la produzione, impedire la vendita delle merci già prodotte? Non scherziamo...

L'ECONOMIA
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Siamo nel bel mezzo di una crisi drammatica. La ripresa viene rimandata da un anno all'altro e, quando un po' di ripresa arriverà (deve arrivare, se non altro prima o poi le aziende dovranno ricostituire un po' di scorte) è molto dubbio che possa assorbire una decente quantità di disoccupati e dare un po' di sollievo a famiglie ed imprese. Le “ripresine" servono a poco o a nulla: serve una decisa inversione di rotta. E per invertire la rotta non servono i pannicelli caldi, le piccole astuzie, come eliminare una tassa per metterne un'altra, o l'assunzione di qualche precario. Occorre una riduzione drastica della pressione fiscale, una consistente riduzione dell'area della economia assistita, soprattutto, occorre dire di no ai ricatti continui che ci vengono dalla cosidetta “Europa”. All'”Europa” interessa una sola cosa: il “tre per cento”. Se per raggiungerlo l'economia muore la cosa non guasta minimamente i sonni degli euroburocrati. Guasta i nostri, però. Alfano dovrebbe tenerne conto.


I MIGRANTI
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L'immigrazione clandestina è una emergenza prioritaria del paese. Il governo Letta ha fatto una scelta molto chiara in proposito: porte aperte. In nome della “solidarietà” tutti, ma proprio tutti, possono entrare. E' una scelta disastrosa da tutti i punti di vista: economico, sociale, culturale, della sicurezza. Di nuovo, Alfano non può ignorare questa situazione. Personalmente ho considerato “perso” Alfano quando in TV lo ho sentito parlare di “migranti”.

Il governo Letta non è più, se lo è mai stato, un governo di “larghe intese”. Non è un governo di vera pacificazione nazionale, visto che il PD è sempre il partito forcaiolo che conosciamo, e come tale agisce. Non vara provvedimenti, limitati e parziali fin che si vuole, ma che abbiano una qualche presa sulla crisi, si limita a traccheggiare. Le uniche materie in cui il governo appare deciso, determinato sono quelle legate alla sua cultura politicamente corretta: apertura ai “migranti”, leggi sul “femminicidio” e l'“omofobia”. Rompere il Pdl per mantenere comunque in piedi un simile governo è un errore gravissimo, se solo di errore si tratta.

giovedì 14 novembre 2013

MADRE NATURA E GLI IMBECILLI





Potevano mancare le accuse al "capitalismo finanziario" dopo l'uragano che ha devastato le Filippine? No, ovviamente. Ferrero, di rifondazione comunista, ha parlato di "turbocapitalismo" da opporre all'"ecosocialismo", e il governatore della Toscana, Enrico Rossi, ha affermato che

“La mia amara convinzione è che questi eventi devastanti non sono colpa di Dio, ma del capitalismo finanziario, che pur di fare profitti sfrutta e distrugge l'ambiente in cui viviamo”.



Sarebbe fin troppo facile ricordare a questi "diversamente intelligenti" le catastrofi ecologiche provocate dal comunismo, cui vanno  aggiunte altre, immani, catastrofi,  umane, economiche, sociali, culturali e politiche. Non lo faccio. Mi limito a ricordare che il mondo non è un paradiso, non è fatto per l'uomo. La natura, come ci ricorda Schopenhauer, è indifferente ai nostri valori, non si prende cura del nostro benessere, non è una madre benigna. Allego brani presi da Wikipedia riguardanti il fenomeno della glaciazioni, molto vicino al famoso riscaldamento globale. Un tempo tutta la terra era una palla di ghiaccio, e non è detto che non possa tornare ad esserlo. Solo i cretini possono pensare che lo stato attuale del nostro pianeta sia definitivo, e, ovviamente bello, dolce e buono, qualcosa che solo il malvagio "capitalismo finanziario" può rovinare. Le cause dell'alternarsi di gelo e climi miti sono state assolutamente naturali. Lo stesso può dirsi di altri, innumerevoli, fenomeni che per noi sono catastrofici. Piaccia o non piaccia la cosa ai nuovi mistici dell'ambiente, ed agli  imbecilli.


Una glaciazione è una condizione climatica che caratterizza un lungo periodo di tempo della storia climatica della Terra, in cui si registra un forte sviluppo delle coltri glaciali sulla superficie terrestre, dovuto ad un generale abbassamento della temperatura media globale[1].
Più in generale in glaciologia, la scienza che studia i ghiacciai, con glaciazione si fa riferimento ad un periodo di tempo in cui sulla Terra esistono calotte polari cioè in cui i poli sono ricoperti da uno strato più o meno spesso di ghiaccio; secondo questa definizione ci troviamo ancora oggi in un periodo di glaciazioni, in quanto la Groenlandia e l'Antartico sono ancora ricoperte dai ghiacci (in questo senso il termine comprende sia le fasi di avanzamento che di regressione dei ghiacci durante tutta un'Era glaciale).[2]
Più comunemente, quando si parla degli ultimi milioni di anni della Terra, con glaciazioni ci si riferisce all'avanzamento delle calotte polari che caratterizza periodi particolarmente freddi (periodi glaciali) durante i quali le calotte polari si sono estese fino a ricoprire gran parte dell'Europa e del Nord America. In questo senso l'ultima glaciazione è finita circa 10.000 anni fa.
Si ritiene che le glaciazioni avvengano in maniera ciclica durante un'Era glaciale e determinino l'alternarsi di periodi più freddi (Periodi glaciali) e periodi più miti caratterizzati da arretramento dei ghiacci (Periodi interglaciali). Durante gli ultimi milioni di anni ci sono stati molti periodi glaciali, i più antichi hanno avuto una durata di 40.000 anni, i più recenti di 100.000 anni. Questi ultimi sono i più studiati.

Principali glaciazioni

Glaciazioni più antiche

Il periodo di tempo in cui avvengono varie glaciazioni, ravvicinate nel tempo, viene chiamato era glaciale.[9] Pur essendo esistite e individuate almeno cinque ere glaciali nella storia della Terra, quattro sono quelle considerate principali.
Si ritiene che l'era glaciale più antica abbia avuto luogo tra 2,7 e 2,3 miliardi di anni fa all'inizio dell'eone Proterozoico.
L'era glaciale più antica di cui si sia raccolta una buona quantità di documentazione, invece, è datata tra gli 800 e i 600 milioni di anni fa (periodo Cryogeniano). Probabilmente fu l'era glaciale più importante dell'ultimo miliardo di anni. Molti studi suggeriscono che in quel periodo le acque del mare si ghiacciarono fino all'equatore o in prossimità di esso, trasformando la terra quasi in una gigantesca palla di neve.[10]
Una serie di glaciazioni minori si ebbero tra i 460 e i 430 milioni di anni fa, durante l'ultima parte del periodo Ordoviciano.
Si è inoltre registrata una presenza di calotte polari ad intervalli, tra i 350 e i 260 milioni di anni fa, durante i periodi del Carbonifero e del Permiano.

Glaciazioni più recenti

Estensione delle glaciazioni nell'Europa centro-settentrionale: in rosso la glaciazione Würm, in giallo la glaciazione Riss e in blu la glaciazione Mindel.
L'attuale era glaciale è iniziata 40 milioni di anni fa con la crescita della calotta glaciale sull'Antartico, ma si intensificò nel Pleistocene, circa 3 milioni di anni fa, con l'espansione della calotta glaciale nell'emisfero settentrionale. Da allora, vi sono stati dei periodi di glaciazione della durata di 40.000 e 100.000 anni, durante i quali le calotte si sono estese e ritirate ciclicamente.
Classicamente, in Europa, si distinguono quattro periodi glaciali, denominati dal più antico al più recente Günz (da circa 680.000 a 620.000 anni fa), Mindel (da circa 455.000 a 300.000 anni fa), Riss (da circa 200.000 a 130.000 anni fa) e Würm (da circa 110.000 a 12.000 anni fa), separati da tre fasi interglaciali (rispettivamente chiamate Günz-Mindel, Mindel-Riss e Riss-Würm) intercalate tra le quattro glaciazioni e, quindi, il periodo attuale definito “postwurmiano”.
Recenti studi hanno in realtà messo in discussione questa suddivisione, contando fino a 6 e forse 8 periodi glaciali negli ultimi 800.000 anni.
Gli studi storici di climatologia usano chiamare PEG (piccola "era" glaciale) il clima freddo che caratterizzò l'Europa del XVII secolo.

Possibili cause delle glaciazioni

Le cause che durante un' Era glaciale spingono il clima terrestre ad avere cicli di avanzamento e scioglimento dei ghiacci sono ancora oggetto di studio, ma hanno sicuramente un ruolo chiave i cambiamenti periodici dell'orbita terrestre intorno al Sole noti come cicli di Milanković e le variazioni dell'attività solare; tra gli altri fattori considerati vi sono grandi eruzioni vulcaniche e l'eventuale impatto di meteoriti.

Variazioni dell'orbita terrestre

Le variazioni periodiche dell'eccentricità dell'orbita della Terra, dell'inclinazione dell' asse come pure la sua precessione, fenomeni noti nel loro complesso come cicli di Milanković, non sembrano poter essere identificati come fattori scatenanti di una Era Glaciale, quanto piuttosto in grado di influenzare notevolmente il susseguirsi dei periodi glaciali e soprattutto degli interglaciali all'interno di una singola Era glaciale.

Attività solare

L'emissione della radiazione solare, conseguenza dell'attività solare, non ha un andamento costante nel tempo, ma segue dei cicli principali di undici anni ed altri secondari, legati alla variazione del numero delle macchie solari, la cui attività ha un influsso diretto sulla quantità di radiazione inviata verso la Terra e di conseguenza sulla temperatura della superficie terrestre.
Tali variazioni da sole non sono in grado di dare avvio ad una glaciazione propriamente detta, ma possono dare un contributo alla sua intensità e durata quando sono in coincidenza con alcune delle altre possibili cause già evidenziate o al più determinare periodi centenari dal clima terrestre più freddo come ipotizzato per la Piccola era glaciale.

Attività vulcanica e meteoritica

Recenti studi su una delle ultime glaciazioni, avvenuta circa 74.000 anni fa, ipotizzano un'altra teoria sulle possibili cause di una glaciazione. È possibile, infatti, che un'intensa attività vulcanica o anche una pioggia di meteoriti abbiano innalzato una coltre di gas e polveri in grado di respingere molti dei raggi solari, abbassando così la temperatura.





martedì 12 novembre 2013

UN MONDO IPOCRITA E ROVESCIATO

Non esistono prostitute, meglio, quelle che esistono sono, TUTTE, “obbligate” a prostituirsi. La prostituzione esiste da millenni e, secondo i nostri media politicamente corretti, mai, in millenni di storia, c'è mai stata una sola donna che si sia prostituita senza essere stata obbligata da qualcuno. Dobbiamo crederci, se no facciamo la figura dei maschilisti insensibili

Scandalo delle baby prostitute. L'indignazione è generale. Però, vediamo. Tempo fa in Gran Bretagna, se ricordo bene, è passata una legge che consente alle minorenni di abortire anche senza il permesso dei genitori. Negli atri di molte scuole medie europee sono state installate macchine distributrici di profilattici. La Organizzazione mondiale della sanità propone che negli ASILI venga “insegnata” ai bambini la “masturbazione consapevole”. Ogni forma di convivenza fra esseri umani è stata assimilata alla famiglia, il sesso è stato banalizzato, pubblicizzato, spogliato di ogni mistero e di qualsiasi rilevanza esistenziale. Nell'occidente politicamente corretto si è finalmente attuata la speranza di Aleksandra Kollontaj, la bolscevica sessualmente emancipata che teorizzava che far sesso è la cosa più semplice del mondo, “come bere un bicchier d'acqua”. In effetti pare che la stragrande maggioranza degli adolescenti abbiano il primo rapporto sessuale intorno ai quattordici anni. Però, quando si scopre che ci sono ragazzine di quattordici, quindici o sedici anni che fanno sesso per comprarsi abiti firmati o smartphone all'ultima moda, tutti si scandalizzano, FINGONO di scandalizzarsi, e strillano che le ragazzine sono state “costrette”, e organizzano grandi dibattiti in cui filosofi e psicologi, sacerdoti e magistrati, sociologi e politici fanno mostra di grande cultura... ed immensa ipocrisia.

Prima erano “emigranti”, addirittura “clandestini”. Poi sono diventati “migranti”, infine si sono trasformati in “profughi” e “perseguitati politici”. E' molto strano. Dalla Germania di Hitler, e dalla Russia di Stalin, e dalla Cina di Mao, e dalla Cambogia di Pol Pot riuscivano a fuggire col contagocce, invece i “perseguitati politici” che sbarcano a Lampedusa sono autentiche schiere. E poi, i perseguitati che lasciavano la Germania nazista o la Russia comunista odiavano il nazismo ed il comunismo staliniano. Ed amavano le nostre istituzioni, erano felici di poter vivere in paesi liberi e democratici. I “migranti” non sembrano invece amare molto le nostre istituzioni. Vengono da noi e subito chiedono che le nostre istituzioni cambino, polemizzano contro la laicità dello stato e sognano di instaurare, qui, a casa nostra, la sharia. Però i media continuano a parlare di “perseguitati politici” che vengono a casa nostra per poter gustare il sapore della democrazia e della libertà.

Viviamo in un mondo rovesciato, sommersi da una ignobile, disgustosa, melassa di ipocrisia.

LA DIGNITA'




L'enciclopedia Treccani così definisce la dignità:

“La condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso. La d. piena e non graduabile di ogni essere umano (il suum di ciascuno), ossia il valore che ogni uomo possiede per il semplice fatto di essere uomo e di esistere è ciò che qualifica la persona, individuo unico e irripetibile. Il valore dell’esistenza individuale è dunque l’autentico fondamento della d. umana.
Secondo Tommaso d’Aquino e la concezione cristiana, la d. dell’uomo sta nel suo essere creato a immagine e somiglianza di Dio e nella sua capacità di orientare le proprie scelte in una continua tensione etica verso Dio. Per I. Kant, la d. dell’uomo sta nel suo essere razionale e capace di vita morale, ed è ciò che gli impone di agire sempre «in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine e mai solo come mezzo»”.

L'uomo ha dignità perché è uomo, individuo unico ed irripetibile, persona capace di parlare in prima persona singolare, di avere autocoscienza di se stesso; ente fatto ad “immagine e somiglianza di Dio”, per chi crede, essere razionale capace di giudizi e comportamenti morali per chi, credente o non credente, non ritiene si possa fondare sulla fede l'umana dignità.
E' importante il termine “dignità”, ci rimanda a qualcosa di essenziale, ai fondamenti stessi del nostro essere. Eppure questa parola tanto importante viene oggi sempre più imbastardita, usata in senso del tutto improprio, degradata a puro strumento di propaganda politica. Insomma, anche il termine dignità sta facendo la fine di tanti altri termini degradati ad una mera funzione propagandistica: “pace”, “natura”, “sociale”, “solidarietà”, “legalità”... si potrebbe continuare.

Passeggio per strada. Ad un tratto una locandina attira la mia attenzione. C'è scritto, a lettere cubitali: BELLO E DEMOCRATICO. Sotto, la faccia di Gianni Cuperlo. Beh... a me quella sembra la faccia di uno zombie ma, non pretendo che tutti abbiano i miei gusti. Più interessante quello che sta scritto sotto: “Con Cuperlo per la RIVOLUZIONE DELLA DIGNITA'”. Accidenti! Chi è con Cuperlo è un vero essere umano, un uomo autentico, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, razionale, morale, un uomo che vale, che ha la sua dignità. E gli altri? Quelli che votano per Renzi che sono, mezzi uomini? Non chiedo cosa sia chi ha votato per Berlusconi: un uomo non umano, nella migliore delle ipotesi, l'incarnazione di satana nella peggiore. Va così nel PD, questa è la loro visione della democrazia, il loro concetto di libertà. Il genere umano si divide in angeli e demoni, uomini dignitosi ed alienati ectoplasmi, e i demoni, o i fantasmi alienati, sono sempre gli altri, addirittura gli altri che militano nel loro stesso partito...

Anche altri hanno fatto della dignità la loro bandiera. I NO TAV ad esempio. Ce ne sono molti nel paese dove abito, sono fieramente impegnati contro il terzo valico, una linea ferroviari ad alta velocità. “Blocchiamo la TAV” urlano, “riprendiamoci la nostra DIGNITA'”. Bloccare la costruzione di una galleria equivarrebbe a “conquistare la dignità”, e... perché mai? In tutto il mondo esistono centinaia di migliaia di gallerie, nello stesso paese in cui abito c'è una stazione ferroviaria, e il treno qualche centinaio di metri dopo la stazione si infila in un tunnel. Milioni di persone viaggiano in treno, anche in treni ad alta velocità. Viaggiano su quei treni anche molti NO TAV. Sono tutti esseri umani privi di dignità? Sono non razionali, non morali, non sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio ma del demonio? Essere dignitosi vuol dire rifiutare i treni, al massimo si possono accettare quelli che non superano i trenta chilometri orari. Buono a sapersi.

E lottano per la DIGNITA' anche tanti “migranti” che chiedono assistenza e... soldi. Lo stato italiano li deve aiutare, deve dar loro un salario in cambio di nulla, lo chiedono in nome della DIGNITA'. Non è molto dignitoso vivere dell'altrui carità. Si può essere aiutati, in certi momenti, ma l'aiuto deve servire a diventare autonomi, a vivere del proprio lavoro. Questo, il vivere del proprio lavoro, è DIGNITOSO. Pretendere che gli altri ci mantengano, magari a tempo indeterminato, vuol dire riconoscere che LORO sono in grado di mantenersi da soli, e NOI NO e questo NON E' DIGNITOSO, PER NIENTE. Oppure, pretendere che altri ci mantengano vuol dire cercare di sfruttarli, di vivere alle loro spalle. Si trattano gli altri come cose, non come esseri umani, insomma, si OFFENDE LA LORO DIGNITA'.

Si, lo so, sono troppo puntiglioso, prendo troppo alla lettera le parole, mi dilungo sui significati. Sono all'antica, lo ammetto: uso il principio di non contraddizione. Invece ormai, un po' dovunque in occidente e specie in Italia, si può dire, e fare, tutto ed il contrario di tutto. Si possono dire e fare cose indecenti ed affermare che sono cose fatte per “LA DIGNITA'”. Si può strillare “LEGALITA'” nel momento stesso in cui si viola in maniera indecente la legge, si può strillare “LIBERTA'” mentre si teorizza che tutti si possa essere intercettati 24 ore al giorno, e si può lottare per L'OCCUPAZIONE nel momento stesso in cui si teorizza la “decrescita felice”.
E così è possibile, qui da noi, che per “conquistare la DIGNITA'” si debba votare CUPERLO alle primarie del PD. Il futuro è davvero nero.

venerdì 8 novembre 2013

SOLDI PER TUTTI





Grillo vuole il reddito di cittadinanza: seicento auro mensili per tutti. Però... perché seicento? Si potrebbe far cifra tonda e chiederne mille. Ma Mille euro sono pochi, in fondo. Non basta avere garantito il pane, ci vogliono anche le rose. E allora potremmo fare duemila, magari tremila, basta un po' di fantasia.
Dove si trovano i fondi necessari? Dalle “pensioni d'oro” prima di tutto, elementare Watson. Se per “pensioni d'oro” si intendono le pensioni di chi riceve più di quanto ha accumulato nel corso della vita lavorativa, versando i contributi all'INPS, nessuna obiezione. Se si accetta che debbano esserci dei parassiti si può benissimo decidere di regalare soldi a Tizio invece che a Caio, punti di vista. Se però il comico genovese si riferisce a coloro che la pensione se la sono pagata versando per decenni fior di contributi, allora bisogna dire chiaro e tondo che ciò che propone è né più, né meno che una rapina. Grillo proprio non riesce a capire che la pensione è salario differito, soldi che la gente si è guadagnata LAVORANDO; portarglieli via è un FURTO. Non stupisce che Grillo non capisca una cosa tanto semplice: lui non ha mai lavorato.
E poi, si potrebbero reperire molti soldi... rinunciando alla TAV. La TAV costa un sacco, strilla Grillo, interrompiamo i lavori ed avremo una barca di soldi da usare per garantire a tutti il “reddito di cittadinanza”! Grandiosa idea! A pensarci bene anche produrre auto e piatti, abiti e profilattici, libri e polli allo spiedo costa un sacco di soldi! Smettiamola di perdere tempo e denaro in quella cosa brutta, faticosa ed inquinante che è la produzione di beni e servizi ed avremo a disposizione fondi in quantità industriali. Così potremo garantire dei super redditi di cittadinanza a tutti. Che stupidi a non averci pensato prima.
Grillo, e con lui molti altri “diversamente intelligenti”, pensa che se nel monitor del PC io vedo scritto, accanto al numero del mio conto corrente, la cifra 1.000.000 e subito dopo il segno +, che sta per “A CREDITO”, io sono ricco. Il buon uomo non si rende conto che io sono davvero ricco solo se con quel milione di euro posso comprare beni e servizi, e posso comprare beni e servizi solo se qualcuno si è presa, e si prende, la briga di produrli.
Sento già le obiezioni: questa è un'ottica economicista, mercatista, produttivista, insomma, capitalista! Può darsi. L'altra invece è l'ottica degli imbecilli.

giovedì 7 novembre 2013

LA FALLACIA DELLA SOMMA ZERO




Nel suo bellissimo libro “del buon uso del pessimismo” il filosofo e polemista inglese Roger Scruton la chiama, “la fallacia della somma zero”. Di cosa si tratta? E' presto detto. Si tratta del diffusissimo pregiudizio secondo il quale l'attività sociale degli esseri umani sia un gioco a somma zero, una attività cioè in cui i guadagni dell'uno sono compensati dalle perdite dell'altro ed in cui non esistano accordi vantaggiosi per tutti. Secondo questo pregiudizio la radice dei successi di Tizio va cercata negli insuccessi di Caio, la ricchezza di Paolo deriva dalla povertà di Luigi, e così via.
Questo modo di ragionare si basa molto spesso sul tacito presupposto che la ricchezza sociale sia un dato immodificabile, una sorta di forziere in cui è stato depositato un tesoro, e che sia compito “della politica” dividere “equamente” questo tesoro. Che la ricchezza vada prodotta e che occorra trovare gli strumenti per produrne di più, e a costi contenuti, non passa neppure per la testa dei teorici della somma zero. Per loro il vero problema è sempre la distribuzione, mai la produzione dei beni.
I media si fanno di continuo propagandisti della fallacia della somma zero. “Gli stati uniti rappresentano il 5% della popolazione mondiale, ma consumano il 30% della ricchezza mondiale”, a parte le cifre che ho buttato lì a casaccio, quante volte non ci siamo sentiti ripetere questa tiritera da austeri commentatori televisivi? Come sono cattivi gli americani! Il 5% della popolazione mondiale che consuma il 30% della ricchezza... che ingiustizia, che orribile iniquità! Pieni di sacra indignazioni tendiamo a non ricordare che negli Usa si produce il (buttiamo li una cifra) 40% della ricchezza mondiale... chi si indigna dimentica che la ricchezza non è un generoso regalo della natura, che occorre produrla prima di poterla consumare.
 

La stessa filosofia è alla base dell'approccio che molti hanno al problema dei “migranti”. In Africa c'è povertà, si dice, quindi è naturale che gli africani vengano da noi, dove invece (si dice) c'è ricchezza. Di nuovo , la ricchezza, la nostra stavolta, è considerata un dato quasi naturale, qualcosa che aspetta solo di essere consumato. A pochi viene in mente che se non si produce ricchezza in loco, in Africa nel nostro caso, le “migrazioni” avranno il solo effetto di rendere noi poveri come loro.
Una mentalità simile è ben presente nella Chiesa cattolica e nel pensiero del suo massimo rappresentante. Sua santità ama i poveri e chiede per loro lavoro, pane e dignità. Ma non si chiede mai quale sia il sistema socio economico che permette di produrlo, pane, e anche un po' di companatico, a costi contenuti, rendendo così i poveri un po' meno poveri. C'è quasi da sospettare che la scomparsa, o la diminuzione, della povertà lasci in chi ama i poveri un intollerabile senso di vuoto. 
E una mentalità simile è anche ben presente nella disastrata politica italiana. Anche qui, a parte gli slogan, a dominare è la mentalità della somma zero. La coperta è corta, dicono in tanti, e ci sono le “richieste dell'Europa” a renderla ancora più corta. Il problema allora diventa quello di distribuire i “sacrifici” in maniera “equa”. Ridurre globalmente la pressione fiscale non si può, quindi, eliminiamo una tassa, ma aumentiamone un'altra, detassiamo (di quattro spiccioli) il lavoro ma tocchiamo le “rendite finanziarie” (questo renderà ancora più caro il credito alle imprese, ma... chi se ne frega?).
Nella CGIL della signora Camusso ed in quel covo di dinosauri che è la sinistra PD una simile mentalità assume risvolti parossistici. Per creare posti di lavoro basta "investire" afferma convinta la signora Camusso. E, come reperire i fondi da investire? Semplice, tassando le "grandi ricchezze", cioè colpendo i potenziali investitori...
In ogni caso, il problema della produzione della ricchezza resta del tutto sullo sfondo. “Chi più ha più paghi”, lo slogan resta questo, triste e demagogico slogan, che nasconde il fatto che quando “chi più ha” avrà pagato tutto il pagabile non ci sarà più nulla da prendere, per nessuno.
E allora saremo tutti miserabili, ma felici.

mercoledì 6 novembre 2013

RECENSIONI: MAGISTRATI L'ULTRACASTA DI STEFANO LIVADIOTTI. BOMPIANI 2009

Magistrati. L'ultracasta

Il 13 dicembre 1973 un magistrato di 41 anni, il dottor Tizio, viene sorpreso nei bagni di un cinema col pene nella bocca di un ragazzino di 14 anni. Per quanto squallido il caso non ha in sé una rilevanza generale: i magistrati sono esseri umani come gli altri, la cosa è assai brutta ma anche fra loro si può trovare un pedofilo. Si possono invece fare considerazioni di carattere generale sulle conseguenze di questo fatto. Il dottor Tizio viene condannato a quattro mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per il solo reato di corruzione di minore. Malgrado l’evidente mitezza della condanna il nostro eroe ritiene di essere stato trattato ingiustamente, presenta appello e dopo vari ricorsi  la suprema corte “annulla senza rinvio” la pena “relativa al solo delitto di corruzione di minore a seguito della estinzione del reato per sopravenuta amnistia”. Molto interessante. Tizio però era stato sospeso dalla attività di magistrato dalla sezione disciplinare del Csm (consiglio superiore della magistratura); dopo aver ottenuto il proscioglimento  fa appello contro la decisione della sezione disciplinare. Nel corso del dibattimento emerge una sconvolgente novità: il dottor Tizio, un paio d’anni prima dell’increscioso episodio nel cinema, aveva riportato una ferita alla testa. Questo fatto,sentenzia la sezione disciplinare, “Ha reso inerte la volontà (del dottor Tizio) di inibire quelle spinte pulsionali su cui il soggetto non riusciva più ad esprimere un giudizio di valore”. Insomma, il dottor Tizio prende una craniata e due anni dopo, in preda ad un raptus ed incapace di intendere ciò che sta facendo, si fa fare un pompino da un quattordicenne nel bagno di un cinema di periferia. Beh.. se è tanto incapace di intendere e di volere il dottor Tizio dovrebbe comunque smetterla di fare il magistrato, pensa una persona normale. Errore! Perché l’incapacità di intendere è stata un fatto del tutto isolato, una sorta di “una tantum”. Dopo il deplorevole episodio il dottor Tizio è guarito, è ormai un uomo ed un magistrato modello che può, senza timore alcuno, essere reintegrato nella carica. Il dottor Tizio infatti non solo viene riammesso ma viene addirittura promosso al ruolo di consigliere di cassazione, inoltre, avendo cumulato nel periodo di sospensione molti scatti di anzianità, questi gli vengono rimborsati.

Questo è solo uno degli episodi raccontati nel libro: “Magistrati l’ultracasta” di Stefano Livadiotti, Bompiani 2009. Un saggio molto bello che si legge tutto d’un fiato, come un romanzo giallo o meglio, un libro dell’orrore. Il racconto del magistrato pedofilo ed incapace (una tantum) di intendere e di volere è solo uno dei tanti esempi che dimostrano una cosa che tutti sanno ma che pochi hanno il coraggio di dire chiaramente: i magistrati non pagano quasi mai per i loro errori. La sezione disciplinare del Csm, afferma Livadiotti, “è una fabbrica di assoluzioni spesso motivate con sentenze al limite del grottesco. Così le toghe hanno 2,1 possibilità su 100 di incappare in una sanzione. Che comunque, anche nei casi più gravi, è sempre all’acqua di rose. Risultato: in otto anni quelli che hanno perso la poltrona sono stati lo 0,065%”.

L’indagine, ovviamente, non si limita alla sostanziale impunità di cui godono i tutori della legge ma tratta tutti gli aspetti della italica giustizia. A partire dalla lunghezza biblica dei processi ovviamente, che non è da attribuirsi, come affermano spesso i leaders della Anm (associazione nazionale magistrati, il potentissimo sindacato delle toghe), alle manovre di avvocati azzeccagarbugli che cercano di tirarla per le lunghe. Le udienze penali in Italia durano pochissimo, in media una ventina di minuti, e molto spesso si concludono con un rinvio perché… il giudice non si presenta. Sembra incredibile ma è proprio così. Del resto, che le manovre ostruzionistiche della difesa c’entrino poco con la durata biblica dei processi è dimostrato dal fatto che la giustizia civile (dove tutti o quasi hanno interesse ad arrivare ad una sentenza in tempi brevi) ha più o meno gli stessi tempi della giustizia penale (nella giustizia civile occorrono in media circa 2700 giorni per arrivare alla sentenza definitiva e 960 per arrivare alla sentenza di primo grado).

Livadiotti parla poi della lottizzazione incredibile che impera nella italica magistratura. Ogni persona normale è convinta che i i giudici  dovrebbero essere assegnati nelle sedi vacanti in base alle loro competenze. Le cose però non stanno affatto così. Chi deve coprire la tal carica poniamo, a Milano? Non un magistrato in grado di assicurare un servizio rapido, professionale ed efficiente, no, ci deve andare qualcuno che appartenga alla tal corrente della Anm, visto che a Torino è stato inviato il membro della tal altra corrente. E la stessa lottizzazione vale anche per coloro che siedono nel consiglio superiore della magistratura (Csm), nientemeno! Un organo costituzionale presieduto dal capo dello stato! Si dice Csm e subito si pensa ad un austero consesso di anziani magistrati carichi di esperienza, persone equilibrate, venerabili professoroni di diritto. Invece no! Le cose stanno ben diversamente! L’importante è che nel Csm siano rappresentate tutte le componenti politiche della magistratura: si va nel Csm a rappresentare Magistratura democratica, o magistratura indipendente o qualcun altro dei partitini in cui si dividono le italiche toghe. I membri del Csm sono magistrati piuttosto giovani, abbastanza inesperti, niente affatto luminari del diritto ma bravissimi a difendere la bottega di appartenenza. In pratica è l’Anm a stabilire chi andrà nel supremo organo del cosiddetto autogoverno della magistratura!      

 Vengono poi analizzate le carriere dei magistrati, di fatto automatiche anche se formalmente legate a giudizi di merito (sono praticamente sempre positivi). Basta lo scorrere del tempo e un magistrato arriva ai massimi gradi della carriera: “dopo 28 anni tutti raggiungono lo status di magistrato di cassazione con funzioni direttive. Anche i brocchi rimasti sempre in un tribunale di provincia”. Lo status e lo stipendio, ovviamente. Si, gli stipendi, a cui i magistrati tengono moltissimo e sul cui vero ammontare cercano di far trapelare il meno possibile. Ad essere essenziale nel calcolo degli stipendi  non sono i minimi tabellari, ma il diabolico meccanismo degli scatti e delle classi. Grazie agli scatti ed alle classi ”il magistrato ordinario guadagna sempre molto di più di quanto previsto come stipendio base nel grado superiore cui accede e siccome vige il principio della conservazione dello stipendio maturato l’amministrazione attribuisce al magistrato promosso tante classi e tanti scatti quanti sono necessari per non farlo arretrare, dopo di che applica su tale stipendio gli scatti maturati nella categoria di provenienza”. Un bel giochetto, che permette alle toghe italiane di godere di stipendi cha vanno dai 34.000 euro lordi annui per i novellini (che diventano oltre 45.000 solo tre anni dopo) fino agli oltre 140.000 per i gradi più elevati, cui si devono aggiungere, oltre a vari benefits, i rimborsi per gli incarichi extragiudiziali, assai redditizi e a cui i nostri magistrati tengono moltissimo. Ultima inezia, le ferie per le toghe italiche, ricorda Livadiotti, ammontano a 51 (cinquantuno) giorni all’anno, alla faccia della durata dei processi!

Il quadro della magistratura italiana che emerge dal libro di cui stiamo parlando è desolante e conferma il giudizio che sul corriere della sera del 24 agosto 1998 diede delle toghe italiane Indro Montanelli (diventato oggi, non si sa bene perché, un autentico idolo dei vari Santoro, Travaglio & c.). “Nella giustizia c’è un dieci per cento di autentici eroi pronti a sacrificare carriera e vita: ma sono senza voce in un coro di gaglioffi che c’è da ringraziare Dio quando sono mossi soltanto da smania di protagonismo”. Il sarcastico giudizio di Montanelli, che Livadiotti riporta, trova piena conferma nelle pagine del suo saggio. Se si tiene conto anche della mancata divisione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, della mancanza di ogni controllo sulla efficienza ed efficacia del lavoro dei magistrati, delle continue invasioni di campo della magistratura sul terreno della politica e della formazione delle leggi, con grande attenzione a quelle che riguardano le loro retribuzioni, non si possono che condividere le conclusioni del saggista dell’”Espresso”: la magistratura italiana è una casta potentissima, chiusa ed autoreferenziale; sottratta ad ogni controllo e limitazione esercita oggi un potere assolutamente abnorme che nulla ha a che vedere con la celebratissima autonomia.
Non a caso è proprio l’autonomia ad essere costantemente invocata quale giustificazione di ogni privilegio. La cosa piuttosto divertente infatti è precisamente questa. I leaders dell’Anm, cioè i difensori d’ufficio dei magistrati, non negano i privilegi delle toghe, si limitano ad affermare che questi sarebbero necessari per preservare l’autonomia della magistratura. Nessuno controlla la produttività del lavoro dei magistrati perché se ciò avvenisse sarebbe lesa la loro autonomia, le carriere di fatto sono automatiche perché carriere legate al merito lederebbero l’autonomia della magistratura, i magistrati pretendono di autodeterminare le loro paghe perché paghe più basse li renderebbero ricattabili dal potere politico e quindi non autonomi, si potrebbe continuare. L’autonomia cessa in questo modo di essere la sacrosanta autonomia del giudice nell’esercizio della funzione di giudice, diventa separatezza, irresponsabilità, licenza di fare ciò che si vuole senza controllo alcuno. O siamo un corpo separato, irresponsabile, autoreferenziale, giudice inappellabile di se stesso o la nostra autonomia è lesa: così strillano i dirigenti dell’Anm e molti applaudono, forse perché non sanno cosa si cela dietro a questa presunta “autonomia”.

“E i cittadini?” potrebbe chiedersi qualcuno. Si, i cittadini, coloro che usufruiscono dei servizi delle toghe. Perché tutto il gran parlare di autonomia fa passare sotto silenzio il fatto elementare che sono i cittadini a soffrire i danni di una giustizia lentissima, inefficiente, spesso faziosa, altre volte lassista fino all’inverosimile. Sono i cittadini le vittime dei privilegi che Livadiotti denuncia nel suo lavoro, sono loro le prime vittime di una giustizia che non funziona e che non funzionando fa funzionare male l’economia, è fattore di crisi economica e sociale, deteriora la qualità della convivenza civile e democratica. Certo, per i forcaioli  i cittadini possono stare tranquilli: i magistrati sono ben difesi dalla "autonomia" all'italiana, resta una piccola domanda: chi difende i cittadini dai magistrati?
Il libro di Stefano Livadiotti, documentatissimo, ricco di fatti, cifre, statistiche, lascia poco spazio agli alibi, alle giustificazioni pelose, alle palle. E’ particolarmente adatto per coloro che sono convinti che la magistratura sia un’isola felice in un mare di corruzione o addirittura la forza che ci salverà dalle oscure manovre di forze reazionarie, piduiste e mafiose. E’ insomma un libro particolarmente adatto agli amici dei De Magistris e dei Di Pietro, dei Travaglio e dei Santoro e degli Ingroia. Ma serve a tutti, proprio a tutti. Se ne consiglia vivamente la lettura.

domenica 3 novembre 2013

I DUE FATTI DEL GIORNO

I casi sono due.
PRIMO: la Cancellieri ha davvero, grazie al suo “interessamento”, salvato la vita a Giulia Ligresti, in questo ad essere sotto accusa dovrebbero essere I MAGISTRATI che non hanno, autonomamente, provveduto a concedere i domiciliari ad una persona gravemente ammalata.
SECONDO: la Cancellieri ha indotto con il suo intervento i magistrati a fare qualcosa che non andava fatta, ed in questo caso la Cancellieri, dovrebbe già essere indagata per CONCUSSIONE. Però, non risulta che siano arrivati avvisi di garanzia al ministro della giustizia, ed allora, di nuovo, è il comportamento dei MAGISTRATI ad apparire sospetto. Con Berlusconi, per una presunta concussione di ben inferiore gravità, scattarono immediatamente le indagini, accompagnate dal solito can can mediatico.
Né il PD né il M5S dicono invece una sola parola sull'operato della magistratura. Non a caso, entrambi sono partiti forcaioli, ed il PD ha in più, penso, un certo timore per certe inchieste che potrebbero riguardarlo molto, molto da vicino.

Scandalo tessere nel PD. Si parla di tesseramenti gonfiati, di un grandissimo numero di extracomunitari che negli ultimi giorni pare abbiano fatto a botte pur di avere il privilegio di ottenere la tessera del PD. Si dice anche che i nuovi iscritti siano, in gran maggioranza, vicini a Matteo Renzi. Sarà vero? Sarà falso? Non lo so. Però so che un tempo i congressi dei partiti si svolgevano in modo del tutto diverso. Potevano votare solo coloro che risultavano iscritti entro una certa data, abbastanza anteriore a quella del congresso. In questo modo si evitavano le iscrizioni sospette dell'ultima ora. Ma quelli erano partiti “corrotti”, “clientelari”, mere “strutture di potere”, non “organizzazioni di servizio”, mosse dall'unico, nobile scopo di “servire il paese”. E poi, perché spargere sospetti? Di certo un “migrante” appena arrivato a Lampedusa conosce alla perfezione il programma e le nobili idee di Matteo Renzi. Conquistato da tali splendide idee si iscrive al PD e, in piena convinzione, dà il suo voto al sindaco di Firenze. Che male c'è in tutto questo?