mercoledì 27 agosto 2014

STOPREATO, NEROBIANCO, BISPENSIERO





Giovani pacifisti che parlano di “genocidio” per mille morti a Gaza ma restano del tutto indifferenti per gli oltre centomila caduti in Siria.
Esperti di storia che riesumano le crociate per “spiegare” gli sgozzamenti di oggi, e dimenticano l'assedio di Vienna.
Militanti femministe che reclamano per l'Italia una legge sul “femminicidio” e tacciono di fronte alle lapidazioni ed alle fustigazioni delle adultere, alla poligamia, al ripudio delle mogli, alle infibulazioni.
Probi cittadini che protestano per i casi di pedofilia nella chiesa cattolica, ma non non vedono i matrimoni fra uomini sessantenni e bambine tredicenni, diffusissimi nel mondo islamico.
Militanti omosessuali pronti a combattere a fianco di chi gli omosessuali li impicca.
Rigorosissimi laici che difendono teocrazie assolutiste.
Militanti per i diritti civili che non si accorgono delle condanne a morte per bestemmiatori ed apostati.
Uomini politici che gridano allo scandalo perché Renzi incontra Berlusconi, ma teorizzano il “dialogo” con i tagliagole dell'ISIS.

Si potrebbe continuare. L'atteggiamento di molti occidentali di fronte all'Islam è del tutto dissociato, una sorta di schizofrenia di massa. Quello che accade oggi, nell'occidente evoluto e politicamente corretto, ricorda la descrizione orwelliana dei meccanismi di pensiero in auge nella orribile società totalitaria descritta in “1984”.
Val la pena di rileggere le sue parole.

“Il primo e più semplice stadio di questa pratica, che può essere insegnato anche ai bambini, si chiama in neolingua stopreato, e implica la capacità di arrestarsi, come per istinto sulla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso. Comprende anche la capacità di non cogliere le analogie, di non percepire gli errori di logica, di fraintendere le argomentazioni più elementari quando sono contrarie al Socing, oltre a quella di provare noia o ripulsa di fronte ad un qualsiasi pensiero articolato, che potrebbe portare a posizioni eretiche. In parole povere, lo stopreato è una forma di stupidità protettiva. La stupidità, però, non è sufficiente. Al contrario, l'ortodossia nel senso più pieno del termine richiede un controllo completo dei propri processi mentali simile a quello che un contorsionista ha del proprio corpo. (…)
Qui la parola chiave è nerobianco. Come tante altre parole in neolingua, questa parola abbraccia due significati che si negano a vicenda. Applicata a un qualsiasi termine di confronto, sottolinea l'abitudine di affermare, con la massima impudenza, e a dispetto dell'evidenza, che il nero è bianco. Applicata ad un membro del partito indica la sincera volontà di affermare che il nero è bianco, quando a richiederlo sia la disciplina di partito. Indica, però, anche la capacità di credere veramente che il nero sia bianco e più ancora di sapere che il nero è bianco, dimenticando di aver mai pensato il contrario. Tutto ciò impone una continua alterazione del passato, resa possibile da quel sistema di pensiero che effettivamente abbraccia dentro di se tutto il resto e che è noto in neolingua come bispensiero. (…)
Il bispensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni fra loro contrastanti, accettandole entrambe. L'intellettuale di partito sa in che modo vanno trattati i suoi ricordi. Sa quindi di essere impegnato in una manipolazione della realtà, e tuttavia la pratica del bispensiero fa si che egli creda che la realtà non venga violata. Un simile procedimento deve essere conscio, altrimenti non potrebbe essere applicato con sufficiente precisione, ma al tempo stesso ha da essere inconscio, altrimenti produrrebbe una sensazione di falso, e quindi un senso di colpa. Il bispensiero è l'anima del Socing perché l'azione fondamentale del partito consiste nel far uso di una forma consapevole di inganno, conservando al tempo stesso quella fermezza di intenti che si accompagna alla più totale sincerità. Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario richiamarlo in vita dall'oblio per tutto il tempo che serva (…) tutto ciò è assolutamente indispensabile. Perfino quando si usa la parola bispensiero è necessario ricorrere al bispensiero. Nel farne uso, infatti, si ammette di manipolare la realtà, ma con un novello colpo di bispensiero si cancella questa consapevolezza...".

E' esagerato pensare che queste parole di Orwell siano applicabili a tanti occidentali politicamente corretti e amanti dell'Islam? Forse. Però, se ci guardiamo intorno senza il paraocchi, senza usare, anche noi, la tecnica dello stopreato, dobbiamo ammettere che, forse, l'esagerazione, se c'è, non è troppo grossa.


venerdì 22 agosto 2014

FEROCIA GRATUITA



Il 24 marzo 1944 i tedeschi fucilarono 335 civili italiani come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, in cui perirono 33 militari tedeschi. Un atto di indescrivibile ferocia e brutalità, che i tedeschi presentarono come legittima ritorsione per una azione compiuta da “banditi”. I partigiani non erano per i tedeschi militari in guerra ma semplici criminali. Neppure i nazisti tuttavia giunsero all'abominio di uccidere dei civili americani, o inglesi, o russi come rappresaglia per il fatto che gli eserciti regolari americano, britannico o russo combattevano contro di loro. Non che fossero “umani”, con tutta probabilità avrebbero considerato “inutili” simili azioni.

Quando la Germania nazista attaccò l'URSS Stalin fece deportare intere popolazioni, fra cui i cosacchi e i russo tedeschi. Un atto criminale, che causò la morte per freddo e stenti di una enorme quantità di esseri umani, ma neppure ad un tipetto come “baffone” venne in mente di reagire all'attacco tedesco con pubbliche esecuzioni di russi di origine tedesca. Anche per lui un fatto simile avrebbe rischiato di essere “controproducente”.

Dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbour il governo statunitense fece deportare gli americani di origine nipponica. Un atto incivile, che pesa come una macchia sulla democrazia americana, anche se la sorte dei nippo americani fu enormemente meno dura di quella dei russo tedeschi. Tuttavia si trattò non di una rappresaglia ma di una, incivile, misura di sicurezza: i nippo americani erano ritenuti poco affidabili. Nessuno di loro, ovviamente, fu fucilato.

I fondamentalisti islamici sgozzano civili occidentali (e non solo) perché gli eserciti regolari di alcuni paesi occidentali sono in guerra con loro; e li sgozzano, o li fucilano, o li impiccano, o li fanno, letteralmente, a pezzi anche per molti altri motivi. In rete gira un filmino su Maometto? E folle urlanti linciano un americano e due israeliani, un giornale pubblica vignette ritenute blasfeme? Tre inglesi, due americani e un turco vengono ammazzati, il papa fa alcune pacatissime considerazioni teologiche sul concetto di Jihad? E una dozzina di africani cristiani vengono crocifissi.
E' difficile trovare nella storia dei precedenti di simili atti. Siamo di fronte all'esplodere di una violenza bestiale, del tutto gratuita, non giustificata da nulla. Una violenza, tra le altre cose, anche stupida. I tagliagole dell'ISIS non possono seriamente sperare che il governo americano ceda ai loro ricatti, solo degli stupidi possono pensare che simili gesti portino dei vantaggi, questo però non li rende affatto “incomprensibili”. Dietro alla violenza fondamentalista non c'è, probabilmente, la ricerca di qualche vantaggio, solo l'odio, un odio assoluto, feroce, incontrollato.
Sarebbe ora di prenderne atto, tutti, al di la di ogni differenza di colore politico.



giovedì 21 agosto 2014

IL TRENO DI LENIN (ED ALTRE COSETTE)



Tutti gli occidentali “buoni” stanno diventando esperti in politica medio orientale. Conoscono alla perfezione la storia di tutte le organizzazioni terroristiche ed annunciano al mondo la loro strabiliante scoperta: quelle organizzazioni le abbiamo create NOI! Al Qaeda, l'ISIS, Hammas... tutte nostre creature! A suo tempo gli americani finanziarono Bin Laden, e ci fu un momento in cui Israele sembrò preferire Hammas a Fatah, quanto all'ISIS, pare che la CIA lo abbia aiutato...
Non entro nel merito di queste affermazioni. Cosa provano, in fondo? Solo che tutti gli stati, Israele e Stati Uniti compresi, hanno una loro realpolitik, cercano accordi anche coi loro nemici, e cercano di discriminare fra questi, di sfruttarne le contraddizioni interne, spesso sbagliando.
Ma gli occidentali “buoni” ed “esperti” vanno ben oltre. Gli Usa, al tempo dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, hanno finanziato Bin Laden? Questo fa di Bin Laden una loro creatura, un burattino agli ordini della CIA e del pentagono. Se i terroristi islamici ci ammazzano la colpa è, di nuovo, NOSTRA. Siamo noi, sempre e solo NOI i responsabili di tutto, anche dei crimini di chi ci vuole morti.

Il treno di Lenin.
Come si sa lo stato maggiore tedesco permise a Lenin di tornare in Russia nel 1917. I generali tedeschi speravano che il rivoluzionario russo destabilizzasse la situazione nel suo paese, favorendo lo sforzo bellico degli imperi centrali. Lenin dal canto suo fremeva dal desiderio di rientrare in Russia. In quel paese esistevano le condizioni che potevano consentire al partito bolscevico di impadronirsi del potere; per metterle in atto era però assolutamente necessaria la presenza in patria del leader indiscusso dei bolscevichi. Lenin quindi accettò l'aiuto e le condizioni del comando tedesco e rientrò in Russia. Il resto è cosa nota. Tutto questo fa forse di Lenin una “
creatura” dello stato maggiore tedesco? NO, ovviamente. Lenin è figlio della socialdemocrazia russa, e la rivoluzione, meglio, il golpe, di ottobre, della situazione di caos in cui in cui venne a trovarsi la Russia nel 1917. La coincidenza di interessi fra Lenin e lo stato maggiore tedesco era limitata al treno che riportò in patria il leader bolscevico. I bolscevichi vittoriosi cercarono almeno fino al 1923 di scatenare una rivoluzione in Germania, e questo non era di certo fra gli obiettivi dei generali tedeschi. 

Un paio di altri esempi.

Durante la seconda guerra mondiale gli Usa aiutarono l'URSS, ma l'URSS
NON era una loro creatura, non aveva interessi coincidenti con i loro, né faceva una politica di lungo periodo che mirasse a favorire gli USA. Semplicemente USA e URSS avevano un interesse contingente in comune: battere le Germania nazista. In quel momento la Germania era il nemico principale di Stati uniti e Gran Bretagna ed era anche nemica dell'URSS, che, non dimentichiamolo, fino all'estate del 1941 si era ben guardata dall'infastidire Hitler. Sconfitta la Germania le strade di Usa e URSS si divisero, come tutti sanno.
Alcuni grandi industriali tedeschi finanziarono, fra gli altri,
ANCHE il partito nazional socialista. Questo fa forse di Hitler il "fantoccio del grande capitale tedesco"? No, assolutamente. Il concetto nazista di "spazio vitale" dal punto di vista dell'economia capitalistica è semplicemente ridicolo, eppure la ricerca dello stazio vitale ebbe un ruolo fondamentale nello scoppio del secondo conflitto mondiale.

Si potrebbe continuare ma non è il caso. Quanto detto è sufficiente per giungere ad una conclusione di carattere generale: dal fatto che X finanzi Y
NON segue che Y sia una creatura di X, e neppure che X abbia “tirato su” Y, o che la politica di Y serva a “favorire” X
Il successo di una forza politica, o di un movimento politico – religioso, dipende dalle condizioni culturali, storiche, socio economiche di un paese in un certo momento storico,
non dalla fonte dei suoi finanziamenti. Un partito o un movimento diventano forti se in un certo momento sanno intercettare idee, interessi, valori, sentimenti di vaste masse di popolo. Hitler ha saputo far questo, purtroppo, ed è diventato il padrone della Germania; il fondamentalismo islamico è tanto forte e pericoloso per lo stesso motivo: è in sintonia con "pezzi" importanti delle società in cui è sorto, purtroppo.
Questo ovviamente non rende meno gravi gli errori di chi in occidente a volte ha "puntato sul cavallo sbagliato". Ma puntare sul cavallo sbagliato non può fare di un ronzino un purosangue.
Ma questa verità, evidente a qualsiasi persona di buon senso, è destinata a restare un mistero profondo per gli occidentali "buoni ed esperti".


martedì 19 agosto 2014

CERVELLI A COMPARTIMENTI STAGNI

A volte mi viene il sospetto che il cervello di alcuni  esseri umani sia diviso in compartimenti stagni, incomunicabili.
Prendiamo i “grillini”, tanto per fare un esempio. Sono dei moralisti rigorosissimi, Kant a loro confronto sembra una sorta di libertino. Se Tizio è sospettato, solo sospettato, di aver preso una mazzetta si dimetta da ogni carica pubblica, tuonano, ed aspetti che la magistratura “faccia luce” sul suo caso, magari mettendoci una ventina d'anni. Un politico non deve solo essere, ma anche apparire integerrimo.
Non parliamo poi di quel delinquente che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Il solo parlare col “pregiudicato” è una colpa gravissima, dialogare con lui un peccato mortale. In venti anni ha subito, più o meno, 35 processi e UNA, molto discutibile, condanna. Questo fa di lui una sorta di paria.
Però, il moralismo rigorosissimo dei grillini a volte si attenua. In Iraq i terroristi dell'ISIS ammazzano donne, vecchi e bambini, stanno mettendo in atto una autentica pulizia etnica. Dei super moralisti come i seguaci di Beppe grillo dovrebbero esprimere una indignazione totale, assoluta di fronte a simili scempi. Invece NO. Con gli assassini dell'ISIS i “grillini” diventano comprensivi. “Dobbiamo capire”, dicono, “a volte il terrorismo è l'ultima arma rimasta a chi vuole continuare a lottare”. E poi, la storia, la storia! I nostri fratelli mussulmani hanno dovuto subire orribili ingiustizie per tanti secoli! Erano arrivati fino a Vienna, la volevano conquistare ma quei cattivissimi austriaci li hanno sconfitti. Avevano conquistato la Spagna e sono stati cacciati via da quella bella terra! E le crociate? Dove le mettiamo le crociate? E' vero, sono un po' vecchiotte, roba di sette, otto secoli fa, ma è comprensibile che cerchino ancora di vendicare l'onta subita, no? “Dialoghiamo con l'ISIS, mettiamoci nei loro panni. I tagliagole non sono mica dei mostri come il cavaliere, una soluzione la si potrà trovare”.

Il rigorismo morale diventa “comprensione” se ci sono di mezzo i nostri fratelli mussulmani, ma riemerge in tutta la sua assoluta severità quando si tratta di Israele.
Gli israeliani possono benissimo vivere sotto i razzi di Hammas. In una scuola i bambini israeliani stanno eseguendo un compito in classe. Squilla la sirena ed i bambini devono affrettarsi a raggiungere il rifugio. Un'ora dopo possono riprendere a fare il compito, se un razzo non ha distrutto la loro aula. Beh, pazienza! Cosa pretendono gli ebrei? Vogliono che il loro stato possa avere una esistenza normale? Hanno l'ardire di voler vivere senza dover scappare nei rifugi un giorno si e l'altro pure? Che impudenti!! E cosa fanno questi delinquenti? Raid aerei su Gaza! Miserabili! Vogliono distruggere le postazioni di hammas. E se nel farlo uccidono dei civili innocenti? E' vero, avvisano i civili prima di scatenare gli attacchi, ma, non si sa mai. Sono davvero dei criminali questi israeliani.

Sono così i “grillini” (o alcuni di loro) e, più in generale, gli occidentali “buoni” e politicamente corretti. Da un lato condanne senza appello, dall'altro giustificazionismo piagnone. A qualcuno si perdona tutto, a qualcun altro assolutamente niente. Il califfato può essere considerato una “nuova forma di democrazia”, anche se nel califfato non esista NULLA che possa far pensare alla democrazia, Israele invece è uno stato “apartheid”, biecamente razzista, anche se garantisce a tutti i fondamentali diritti civili e politici, compreso quello di professare la propria fede (in Israele ci sono CENTINAIA di moschee. Qaunte sinagoghe ci sono a Gaza?)
Si, molti esseri umani hanno il cervello diviso in compartimenti stagni.

lunedì 18 agosto 2014

COMPRENDERE



Il verbo COMPRENDERE ha diversi significati, fra gli altri il vocabolario on line Treccani enumera:

Accogliere spiritualmente in sé, (...) accogliere nella mente, nell’intelletto, afferrare il senso di qualche cosa, stabilire una relazione tra più idee o fatti: comprendo finalmente perché i conti non tornavano; non riesco a comprendere che cosa sia accaduto; sono cose che tu non puoi ancora comprendere; (…) Riferito a persona, penetrarne l’animo, i sentimenti, la psicologia: i ragazzi bisogna saperli comprendere; come ti comprendo!; cerca di comprendermi. Con questi significati è in genere sinonimo di CAPIRE (…) e con capire si alterna anche, nell’uso corrente (pur essendo meno popolare.).
Sapersi spiegare, rendersi ragione di qualche cosa: comprendo la tua esitazione; non riesco a comprendere il suo strano contegno. Di qui, per estensione, giustificare, scusare umanamente, perdonare: chi giudica deve saper comprendere; ti comprendo, perché anch’io avrei fatto lo stesso.

Come si vede il verbo comprendere, nelle accezioni che qui ci interessano, può essere usato in maniera del tutto oggettiva, priva di implicazioni normative: “ho compreso la teoria della relatività”, “Tizio non comprende la filosofia di Hegel”, “Caio ha compreso la teoria del valore lavoro”. Usato in questo senso “comprendere" non significa, ovviamente, giustificare, condividere. Posso aver compreso la teoria del valore lavoro senza per questo accettarla, posso comprendere la logica dei terroristi islamici e, proprio perché la comprendo, considerarli miei nemici mortali.

Ma “comprendere” ha anche un altro significato. Se dico: “io mi sarei comportato diversamente, ma comprendo la tua reazione” non mi limito ad affermare che ho capito ciò che tu hai fatto, la mia frase esprime simpatia, partecipazione ai tuoi sentimenti. “Quel tale ti ha insultato e tu gli hai tirato un pugno. Non sono d'accordo con un gesto simile, ma lo comprendo”. Se dico questo ad un mio amico sono in qualche modo solidale con lui, condivido la sua indignazione, anche se non il suo gesto.
Se dico di “comprendere” i terroristi dell'ISIS perché, poverini, da sempre in quanto islamici hanno dovuto subire le prepotenze dell'occidente ed, in particolare, degli Usa e di Israele, uso, evidentemente, il verbo “comprendere” nel significato che implica vicinanza, simpatia, addirittura solidarietà. Se però qualcuno mi mette alle strette obbiettando che i terroristi dell'ISIS ammazzano bambini, crocifiggono cristiani, rapiscono donne e le obbligano a convertirsi, pena la morte, ho gioco facile a ribattere: “io queste cose non le condivido affatto, comprendere non significa giustificare”. Invece NO, sto dicendo una cazzata: in certi universi del discorso “comprendere ha un significato che si avvicina moltissimo a quello di “giustificare”.
Proprio questo fanno i furbetti come il deputato dei 5 Stelle Alessandro Di Battista: giocano sui diversi significati di “comprendere”. Prima lo usano per esprimere vicinanza, quasi solidarietà coi terroristi assassini, poi, di fronte alle obiezioni, affermano di averlo usato in maniera del tutto oggettiva, priva di implicazioni normative.
Sono furbi, hanno quel sottoprodotto dell'intelligenza che si chiama astuzia. Solo quella, molto spesso.

lunedì 11 agosto 2014

LA VIOLENZA




"La violenza genera solo violenza, la violenza non risolve nulla, tutto è perduto con la guerra, tutto può essere risolto con la pace". Gli slogan dei pacifisti, quelli veri, sono moltissimi, ed alcuni appaiono anche, a prima vista, convincenti, di certo coinvolgenti.
In effetti io ho tutto il diritto di detestare la violenza, e, se aggredito, di porgere, evangelicamente, l'altra guancia.
Ma, se la violenza non riguarda solo ME ma anche gli ALTRI? In questo caso il mio rifiuto della violenza non rischia di trasformarsi, esso pure, in una forma di violenza?
Sto passeggiando in riva al mare, ad un tratto vedo un bruto che sta violentando una bambina, è probabile che la uccida, dopo aver abusato di lei. Cosa devo fare? Cercare con dolci parole di convincere il bruto a smetterla? E se quello continua imperterrito? E' o non è GIUSTO impedirgli, anche CON LA VIOLENZA, di continuare? E se la uso, in questo caso, la violenza, posso dire che essa sia stata “inutile”? Non ha forse salvato una vita innocente?

Nel 1940, dopo aver sconfitto la Francia, Hitler era praticamente il padrone dell'Europa continentale. Stalin era ben felice dei suoi rapporti amichevoli col dittatore nazista, gli Usa non pensavano di intervenire, solo la Gran Bretagna continuava a resistere.  Dalla sua posizione di forza HItler offrì la pace alla Gran Bretagna. "Statevene pure tranquilli nella vostra isoletta", disse agli inglesi, "tenetevi pure buona parte del vostro impero coloniale, noi tedeschi ci accontentiamo dell'Europa". Generoso, no? Churchill rispose picche. La Gran Bretagna avrebbe continuato la guerra, fino alla sconfitta definitiva della Germania nazista. Per fortuna, di tutti.

La guerra provoca vittime, vero, verissimo, molte vittime innocenti. Ma anche la pace ne provoca.
La shoà avvenne in tempo di guerra ma era del tutto scollegata dalle vicende belliche.
I massacri dello stalinismo, dalla “eliminazione del kulak in quanto classe” all'holodomor ucraino, sono avvenuti, tutti, in tempo di pace, nel silenzio del mondo. Lo stesso si può dire per i milioni di vittime del comunismo maoista e per il massacro, operato da Pol Pot, di un quarto circa della popolazione cambogiana. Se la guerra fa vittime anche la pace non scherza...

Viva la guerra quindi? NO, ovviamente. La guerra non è un valore, mai. Però a volte può essere un tristissimo strumento per evitare che di valori fondamentali si faccia strame.
Con tutto il rispetto, pregare per i cristiani massacrati in Iraq, ed in Siria, ed in tanti altri paesi dominati dal findamentalismo islamista senza cercare minimamente di DIFENDERLI, mi sembra una insopportabile forma di ipocrisia.


sabato 9 agosto 2014

UN FATTO UNICO

MAI nella storia, almeno da quando esistono i moderni stati nazionali, è successo che qualcuno teorizzasse, e perseguisse, l'obiettivo della DISTRUZIONE di uno stato.
Uno stato può togliere ad un altro dei territori, può obbligarlo a cedergli delle fonti di materie prime, può imporgli dei trattati di pace umilianti, costringerlo ad alleanze innaturali o non volute. Uno stato può diventare colonia, protettorato, provincia di un impero. In casi estremi può, puramente e semplicemente, essere annesso da un altro, ma conserva comunque un minimo di autonomia, una propria identità. Gli Inglesi hanno umiliato la Cina con le guerre dell'oppio la, tuttavia la Cina ha conservato, anche in quella occasione, la sua identità nazionale. L'India coloniale era amministrata da funzionari al servizio della corona britannica spesso in collaborazione con autorità locali, ma continuava ad esistere in quanto India. Paesi come la Cecoslovacchia, la Polonia o la RDT erano satelliti dell'URSS, province del suo impero, ma conservavano una propria identità giuridica. Dopo aver sconfitto la Francia nel 1940 Hitler creò uno stato fantoccio che manteneva comunque una sua formale autonomia. Lo stesso Hitler si annesse ma non distrusse l'Austria che continuò ad esistere quale provincia del Reich.
Israele è il PRIMO stato di cui si chiede puramente e semplicemente L'ELIMINAZIONE. Non si dice: Israele deve cedere certi territori, fare un certo tipo di politica, allearsi con questo o quello, impegnarsi ad aiutare Tizio, osteggiare Caio, pagare una indennità a Sempronio. E neppure si teorizza che Israele debba diventare la provincia ebraica di qualche grande stato islamico. NO, ad Israele si chiede solo di SCOMPARIRE, CESSARE DI ESISTERE. Israele NON C'E', per i fondamentalisti islamici, non compare nelle loro carte geografiche, nelle loro scuole si insegna ai bambini che NON esiste uno stato chiamato Israele, addirittura NON lo si chiama per nome. Al posto di ISRAELE si dice ENTITA' SIONISTA. Israele NON c'è, quindi non si partecipa alle manifestazioni culturali e commerciali in cui compaia lo stato maledetto. E gli atleti delle teocrazie islamiste non gareggiano con atleti israeliani, mai, in nessuna occasione. E' solo il caso di ricordare che alle Olimpiadi di Berlino del 1936 gli atleti della Germania razzista e nazista gareggiarono, a denti stretti e sperando di umiliarli, con atleti di colore.
E' un fatto di una violenza inaudita, probabilmente senza precedenti. Ricorda gli eventi più atroci della storia antica, quando le città sconfitte venivano rase al suolo e sul territorio in cui erano sorte veniva sparso il sale.
Ma i pacifisti ipocriti, gli pseudo progressisti faziosi, gli antisemiti vecchi e nuovi, di destra o di sinistra che siano, non riescono a coglierne l'enormità. Parlano della esistenza o della NON esistenza di Israele come se si trattasse di un normale problema di politica internazionale. Ormai sono ciechi e sordi. E folli.

giovedì 7 agosto 2014

LE COOPERANTI





Facciamo un piccolo esperimento mentale. Due cooperanti italiane sono fermate dall'esercito israeliano presso Gaza. Sono sospettate di aiutare i terroristi di Hammas. Vengono trattenute alcuni giorni ed interrogate senza l'assistenza dei loro legali. In un momento di deprecabile ma forse comprensibile irritazione un soldato israeliano molla ad una di loro un sonoro ceffone. E' stanco, irritato, combatte da giorni è non gli va di sentirsi definire “nazista”. Poi le ragazze vengono rilasciate, assolutamente incolumi; il trauma per lo schiaffone è solo un lontano ricordo.
Ecco, proviamo ad immaginare cosa succederebbe se un fatto simile accadesse.
Urla, proteste, manifestazioni. Pensosi intellettuali firmerebbero vibrate lettere di protesta, più di un sacerdote pregherebbe per le povere fanciulle vittime di una cieca violenza. Israele sarebbe additato al mondo come uno stato “neonazista” in cui tutti i fondamentali diritti umani vengono brutalmente calpestati. Al loro ritorno in Italia le due ragazzotte rilascerebbero con tutta probabilità interviste di fuoco contro la brutalità sionista.
Ma le due fanciulle non sono state fermate dai militari israeliani, ma rapite dai fondamentalisti islamici. E allora molto probabilmente i toni saranno ben diversi. Si accenderanno lumini, si pregherà, in spirito di amorosa concordia e dialogo, qualcuno dirà: “liberatele, vogliono la pace”, altri invocheranno: “liberate la pace”. Qualcuno sarà ancora più chiaro: “liberatele, sono vostre amiche”. Si, non dovete far loro del male, sono VOSTRE AMICHE. Non sono come i tre adolescenti israeliani rapiti dai tagliagole di Hammas, loro erano “ebrei ortodossi”, “coloni”, meritavano in fondo il trattamento che è stato loro riservato. Le due cooperanti no, loro amano l'Islam; “liberatele, liberatele” strilleranno all'unisono Gianni Vattimo e Dario Fo, Giulietto Chiesa e Giuliana Sgrena.
Però, forse, (NON me lo auguro) questa grande mobilitazione non servirà a nulla. E si, i terroristi islamici non sono come i neonazisti israeliani. Loro le gole le tagliano sul serio, anche se sono gole “pacifiste”.
Il tragico è che molti occidentali non capirebbero anche se dovessero affrontare una simile esperienza. Continuerebbero a considerare “amici” i loro assassini anche nel momento supremo, esattamente come molti comunisti hanno gridato “viva Stalin” nel momento in cui il plotone d'esecuzione li ammazzava, per ordine di Stalin.
L'uomo è un animale razionale, diceva Aristotele. Non tanto, non sempre.








sabato 2 agosto 2014

IL CAFFE'





Passeggiavo in un centro commerciale, qualche giorno fa. Ad un tratto ho visto... cos'era? Una donna, credo, anche se, pensandoci bene, avrebbe potuto essere un uomo, magari imbottito di esplosivo. Però doveva essere una donna. Una donna in nikab. Le uniche parti del corpo che le si vedevano erano le mani e gli occhi. Completamente velata con il pesante vestito nero che le arrivava sino ai polsi e alle caviglie, solo una sottilissima striscia lasciava liberi gli occhi, consentendole di vedere il mondo.
Passeggiava ed osservava le vetrine che esponevano jeans attillati, civettuoli e semi trasparenti  vestitini,  minigonne sexy, come se si trattasse di cose che in qualche modo potessero interessarle. Accanto a lei un uomo elegantemente vestito, di certo il marito padrone. Ad un tratto lui è entrato in un negozio di abbigliamento maschie. La donna lo ha atteso fuori, obbediente.
Poi mi sono venute in mente tante cose. Chi ha mai visto, oltre al marito, quella donna sorridere? Chi conosce le espressioni del suo volto?
Il volto, nulla come il volto ci caratterizza in quanto umani. Il volto umano, incredibilmente plastico, capace di infinite espressioni e sfumature. Quella donna non lo ha, il volto, se non quando è a casa, sola col marito  padrone. Esattamente come non ha un corpo, forme, fattezze, se non per lui. 
E, una donna così conciata può fare una escursione in montagna, o una nuotata? Può praticare degli sport? Se ha un figlio può baciarlo, fuori di casa?
Però, li per li, non ho pensato a queste cose. “Se le venisse voglia, ora, si proprio ora, di prendere un caffè, potrebbe farlo quella donna in nikab?” Si, ho pensato al caffè.
Prendere un caffè, una cosa banale, per noi. Passeggiamo, ci viene voglia di prendere un caffè, entriamo in un bar e lo ordiniamo. Tutto normale, semplice, mera quotidianità. Ma per quella donna no. Per lei una simile quotidianità è qualcosa di impensabile. Entrare in un bar, non parliamo poi di un ristorante o di una pizzeria, sarebbe per lei una autentica rivoluzione.
Dovrebbero pensarci i teorici del “dialogo” ad oltranza, sempre e comunque, su tutto. Ma la loro caratteristica è una congenita incapacità di pensare.

venerdì 1 agosto 2014

IL RAID DI ENTEBBE



Il 27 giugno 1978 il volo di linea 139 dell'Air France, diretto a Parigi, viene dirottato da quattro terroristi palestinesi dell'OLP. Il 28 giugno l'aereo atterra all'aeroporto di Entebbe, in Uganda. I 244 passeggeri ed i 12 membri dell'equipaggio vengono fatti scendere e rinchiusi in una grande sala dell'aeroporto. Nel pomeriggio si presenta loro il dittatore ugandese Idi Amin che tiene ai passeggeri un discorso carico di tronfia e retorica propaganda. I dirottatori chiedono la liberazione di 53 prigionieri palestinesi, terroristi detenuti in Israele, Svizzera e Germania. Se lo “stato sionista” non accetterà le condizioni che gli sono state poste sarà sua la responsabilità per le conseguenze.
Successivamente i dirottatori prendono una decisione che la dice lunga sul carattere della loro lotta. Liberano tutti gli ostaggi tranne gli ebrei. Non gli ISRAELIANI, gli EBREI, quale che sia la loro nazionalità. Un comportamento che ricorda da vicino quello dei caporioni nazisti che ordinavano ai loro sventurati prigionieri: “chi è ebreo faccia un passo in avanti”.
Questo particolare agghiacciante fa decidere il governo israeliano, presieduto da Rabin e di cui Peres è ministro della difesa.
Il 2 Luglio tre Hercules C 130 e un Boeing 707 partono alla volta di Entebbe. Volano a bassa quota per non farsi intercettare dai radar. Atterrano con i portelli di carico già abbassati. Ne viene fatta scendere una Mercedes nera e tre Land Rover. Le auto devono simulare un corteo presidenziale che porta Amin a visitare i prigionieri. Gli Ugandesi cadono nel tranello. I corpi speciali israeliani riescono ad avvicinarsi al terminal in cui sono rinchiusi i 103 prigionieri ebrei. Fanno irruzione, eliminano tre dirottatori, purtroppo uccidono per sbaglio anche un ostaggio, poi tornano rapidamente agli aerei. Superata la sorpresa i militari ugandesi aprono il fuoco, gli israeliani rispondono ed hanno rapidamente la meglio. Gli aerei decollano con gli ostaggi liberati.
Nella operazioni perdono la vita tre dei 103 ostaggi ancora in mano ai terroristi, uno ucciso per sbaglio dagli israeliani, due dai militari ugandesi, ed il comandante israeliano della missione: Yoni Netanyahu, fratello di Benjamin. Tutti i terroristi vengono eliminati, perdono inoltre la vita 45 militari ugandesi.

In Israele il rientro degli ostaggi è accolto da manifestazioni di gioia. Una parte consistente della sinistra europea invece protesta per il raid che ha, a suo parere, un insopportabile carattere “imperialista”. L'organo del PCI, l'Unità esprime un giudizio di “drastica condanna per la spietata condotta del governo israeliano” che ha compiuto “un cinico atto di aggressione cui nessuna norma del consorzio dei popoli offre giustificazione”.
Nel libro, bello anche se discutibile, “La sinistra e Israele”, da cui ho attinto le notizie relative all'operazione israeliana, Fabio Nicolucci addita questa posizione del PCI come prova dell'insostenibile formalismo giuridico che ha impedito, ed ancora impedisce, a gran parte della sinistra un giudizio equilibrato sulla sostanza delle cose.
Uno stato, l'Uganda, tiene prigionieri in un suo aeroporto prima 266, poi 103 ostaggi, il suo presidente, Amin, annuncia ai prigionieri che saranno uccisi se Israele (e con lui Francia e Svizzera) non accetteranno di liberare 53 terroristi, eppure il raid che libera gli ostaggi è presentato come una “violazione” della sovranità territoriale dell'Uganda. Una posizione che ricorda quella di quanti, a sinistra ma non solo, vorrebbero che il terrorismo si combattesse inviando ai caporioni di Al Qaeda qualche avviso di garanzia.
E, oltre al formalismo giuridico, che molti sono pronti ad abbandonare quando si tratta di giustificare i razzi di Hammas, o le bombe umane, il pregiudizio, la faziosità, l'odio anti israeliano se non anti semita tout court. E con questi il terzomondismo, la tesi assurda che ogni nefandezza sia accettabile se a commetterla sono i governi di paesi sorti dal processo di decolonizzazione, e il rancore sordo che molti occidentali (non solo di sinistra) provano per la loro civiltà.
Si, le cose non sono cambiate molto rispetto alla tragica estate del 1978.