mercoledì 30 dicembre 2015

BUON ANNO!

Non so chi vincerà le presidenziali americane, né quale squadra il campionato di calcio, e non so se l'italico governo reggerà per altri 365 giorni.
Alcune cose però penso di poterle prevedere con buone probabilità di cogliere nel segno, o andarci vicino.  Provo a fare 10  previsioni.

1) Ci saranno numerosi attentati terroristici in tutto il mondo. Dopo ogni attentato tante persone buone strilleranno in coro che l'Islam è una religione di pace.

2) Continueranno gli accoltellamenti dei “resistenti” palestinesi contro la popolazione civile israeliana. Il filosofo Gianni Vattimo sentenzierà che quelli dei palestinesi sono coltelli giocattolo. L'assemblea generale dell'ONU chiederà formalmente ai militari ed ai civili israeliani di difendersi dai tentativi di accoltellamento solo con mosse di Krav maga, evitando quelle che potrebbero far troppo male ai giovani palestinesi.

3) Renzi continuerà a dire che tutto va bene, anzi, benissimo.

4) Il debito pubblico italiano resterà invariato o aumenterà.

5) Idem per la pressione fiscale.

6) I possessori delle famose obbligazioni subordinate non vedranno un centesimo.

7) Grillo scoprirà che il morbillo, la varicella e la diarrea sono una invenzione delle multinazionali del farmaco e che mangiar pesce fa venire il tumore alla prostata.

8) La UE detterà nuove regole sulla temperatura dell'acqua quando ci facciamo la doccia, il diametro delle uova di gallina, il numero delle ore che possiamo dedicare alla ginnastica (l'attività sportiva aumenta l'intensità respiratoria e questo incrementa il riscaldamento globale), il numero massimo dei rapporti sessuali settimanali (per lo stesso motivo).

9) In inverno farà freddo, e questo sarà addebitato all'effetto serra che sciogliendo i ghiacci polari devia la corrente del golfo e provoca il freddo. D'estate farà caldo e questo sarà presentato come la prova decisiva del procedere inarrestabile del “riscaldamento globale”.

10) Il Santo Padre sarà vicino ai poveri e inviterà tutti gli europei e gli americani a consumare meno acqua per non farla mancare agli africani. Protesterà contro le persecuzioni dei cristiani, che avvengono nel colpevole silenzio del mondo. NON ci svelerà il segreto che ci tormenta: CHI perseguita i Cristiani?

Beh... facciamo finta di nulla. BUON ANNO a tutte le amiche e a tutti gli amici.

lunedì 28 dicembre 2015

ISTERISMI GOEBBELSIANI




 
Numeri

In questi giorni ogni mattina, appena accendiamo quella scatola malefica che si chiama televisore, un accigliato annunciatore o una graziosa annunciatrice ci ammoniscono: “Il mondo è sull'orlo del baratro, l'aria delle grandi città irrespirabile”. Poi arriva l'esperto di turno e ci annuncia, non si capisce bene se trionfante o profondamente triste, che i decessi per tumore sono destinati ad accrescersi del diciotto, venti per cento in seguito alle poveri sottili. Il cittadino giustamente si spaventa. Coi tumori non si scherza ed un una percentuale del 20% è semplicemente spaventosa. Anche io, che alla salute ci tengo ma non sono un fanatico del salutismo, quando ho sentito un numero simile mi sono preoccupato, non tanto per me che sono un vecchierello, ma per i miei figli, e mio nipotino. Poi ho cercato di fare una cosa oggi sempre meno di moda: pensare.
Cosa significa di preciso che i decessi per tumore causato da polveri sottili sono destinati ad aumentare del 18%? Vediamo un po'. Nella provincia di Milano nel 2010 morivano di tumore 8,8 persone ogni 10.000. Per semplificare i calcoli ipotizziamo che ne morissero 10 e che l'incremento dei tumori sia pari al 20%. Tradotto in cifre assolute questo significa che l'incremento dei decessi per tumore sarà minore alla due unità ogni 10.000 abitanti. La cifra è comunque preoccupante, ma non tale da giustificare le campagne allarmistiche che ci martellano in questi giorni.
Qualcuno può considerare troppo rassicuranti questi numeri. Tutti più o meno abbiamo sentito fior di “esperti” che ci dicevano, ad esempio, che le donne hanno una possibilità del 20% di contrarre il cancro al seno. Cifre spaventose, che incutono giustamente allarme e paura. Ma, di nuovo, cosa significa di preciso un simile dato? Significa che una donna, nel corso di tutta la sua vita, ha il 20% di possibilità di contrarre un tumore al seno. Una quarantenne con una speranza di vita residua pari a 40 anni avrà ogni anno una probabilità di contrarre il tumore al seno pari allo 0,5%. Di nuovo, una cifra preoccupante, ma che non giustifica allarmismi isterici.

Gli allarmismi isterici invece sono all'ordine del giorno, sui media ed in rete. Milano è presentata come una sorta di camera gas, una trappola mortale per i suoi sventurati abitanti. Le cose però stanno diversamente. Secondo dati Istat, controllabili in rete, nel 2010 la vita media a Milano era pari a 80,1 anni per gli uomini e 85,2 per le donne, superiore sia alla media nazionale che a quella del nord Italia. Purtroppo non dispongo di dati più recenti ma non credo che lo smog nel capoluogo lombardo fosse nel 2010 molto minore di quello attuale. Dal 2004 al 2010 la vita media a Milano è aumentata di 1,7 anni per gli uomini e di 0,8 per le donne. La mortalità per tumore è scesa nello stesso periodo fino ai già menzionati 8,8 decessi ogni 10.000 abitanti rilevati nel 2010, con una contrazione della mortalità di 2,8 punti per gli uomini e di 0,5 per le donne. Tutto va bene allora? NO, ovviamente. Solo, si tratta di dati che non quadrano con gli strilli isterici di questi giorni.

Si possono fare considerazioni analoghe per l'Italia, recentemente condannata dalla UE per l'elevata mortalità derivante dalle polveri sottili. Nel 2005 la speranza di vita in Italia era di 78,1 anni per gli uomini e 83,7 per le donne. E' passata nel 2011 rispettivamente a 79,4 e 84,5. Non vi sono sostanziali differenza fra nord e sud. Per farci un quadro più preciso, val la pena di ricordare che la speranza di vita alla nascita nel nostro paese era di 35,4 anni nel 1880, 42,8 nel 1900, 54,9 nel 1930, 65,5 nel 1959. Insomma, le città sono camere a gas, siamo colpiti da alluvioni, desertificazioni, caldo soffocante e gelo polare, terremoti, maremoti, uragani, tifoni e bombe d'acqua mentre in passato, quando la follia umana era meno grave, tutte queste brutte cose non c'erano affatto. Però, viviamo sempre più a lungo. Molto, molto strana la cosa!


Grullerie

“Non esistono fatti, solo interpretazioni” ebbe a dire Friedrich Nietzsche. Beppe Grillo, probabilmente, di Nietzsche sa solo che aveva un gran bel paio di baffi, però si attiene al suo detto. Chi se ne frega dei dati quando possiamo “interpretarli” come cavolo ci pare? Ogni dato può essere correlato con qualsiasi altro, basta volerlo. Studiando le statistiche, potremmo rilevare che negli Usa nel corso del 2015 sono diminuiti, insieme, il consumo di burro ed il numero dei divorzi. Cosa ci vieta di collegare le due cose? Un seguace delle diete vegane potrebbe affermare che abolire il burro dalla lista degli alimenti rinforza la stabilità delle famiglie...
Secondo dati Istat il 2015 dovrebbe chiudersi in Italia con 68.000 morti in più rispetto al 2014: 566.000 rispetto a 498.000. I dati non sono ancora definitivi e gli statistici dell'Istat si guardano bene dall'indicare le cause del fenomeno, ma Grillo non ha dubbi: il maggior numero di decessi è certamente dovuto alle polveri sottili. Il tasso di mortalità dovrebbe essere dell'11% nel 2015, era stato del 10,3 nel 2012 e del 10,1 nel 2013. L'incremento dell'anno che sta per concludersi potrebbe essere un normalissimo picco statistico o la naturale conseguenza dell'invecchiamento della popolazione. Tutti dobbiamo morire, prima o poi, ed è chiaro che se le nascite si contraggono e la popolazione globale invecchia il numero complessivo dei decessi è destinato ad aumentare. Ma a Grillo tutto questo non interessa. La colpa di tutto è del “modello di sviluppo”, dell'insensato consumismo che i “poteri forti” ci hanno imposto. E può far si che numeri gli diano ragione: se debitamente torturati i numeri dicono quello che noi vogliamo. Non esistono fatti, solo interpretazioni...


Limiti

Quando sento parlare delle conseguenze nefaste del fatto che il livello dello smog superi certi limiti mi viene in mente un gran bel racconto di fantascienza dello scrittore americano Robert Sheckley.
Un giovane idealista è alla ricerca di un pianeta in cui sia stata stata realizzata la società perfetta. Qualcuno gli dice che questo paradiso esiste: è un pianeta chiamato Tranai. Il giovanotto parte e raggiunge il pianeta. Qui è accolto dal sindaco della capitale che gli racconta come tutto su Tranai sia tanto bello. In particolare gli assicura che su questo paradiso quasi non esiste delinquenza e che i pochi malfattori sono sempre assicurati alla giustizia. Naturalmente su Tranai i processi sono rapidi e non esistono errori giudiziari. Nessun innocente viene mai condannato, chi è punito è sempre colpevole. Ad un tratto il sindaco smette di parlare, si alza, afferra un fucile appeso al muro, va alla finestra, spara ad un passante e lo uccide. Il giovanotto è sbigottito. “Ma, cosa fate?” chiede.
“Nulla di grave”, risponde il sindaco, “ho eseguito una sentenza, ho ucciso un criminale.”
“Ma... mi dicevate che non ci sono criminali su Tranai”, replica il giovane idealista.
“No”, ribatte il sindaco, “vi solo ho detto che sono pochi”.
”D'accordo, ma...il processo?”.
“Ve lo ho detto che su Tranai i processi sono molto brevi...”
“Ma... e se quel tale era innocente?”
“Questo è assolutamente impossibile”
“Perché mai?”
“Su Tranai esiste una legge che stabilisce che chiunque venga ucciso come criminale è automaticamente colpevole”.

Ecco, certi discorsi sui livelli stabiliti dalla UE mi ricordano il racconto di Sheckley. Se il livello delle polveri supera un tot che gli euroburocrati, nella loro infinita saggezza, hanno stabilito, le polveri diventano automaticamente la causa di tutti i mali del mondo. Un po' come dire che chi beve mezzo bicchiere di vino è per definizione ubriaco. Qualsiasi discorso sui danni dello smog, pure realissimi, che parta da simili presupposti non ha nulla a che vedere con la scienza.



Ideologismi

Non vorrei essere frainteso. Il problema dell'inquinamento, specie nelle grandi città è reale; quanto al cancro, penso siano in pochi ad essere più sensibili di me al tema della lotta contro questo orribile male. Ho conosciuto persone stroncate da tumori ed alcune mi erano molto vicine; so bene quali e quante sofferenze provochino. Nulla però è tanto stupido, controproducente e dannoso quanto affrontare questi temi in maniera sensazionalistica ed ideologica. Alcuni sembrano provare un sadico piacere alle notizie cattive che riguardano l'inquinamento e la salute. Per qualcuno lo smog sarebbe facilmente eliminabile se solo noi fossimo un po' meno “folli” o se le “multinazionali” non tramassero nell'ombra per farci ammalare. Le cose invece sono leggermente diverse.
Nessuno oggi è disposto a rinunciare alla fetta di benessere che siamo riusciti a conquistarci. E ci sono ottime ragioni per non rinunciarci. Non si viveva affatto meglio, né più a lungo, quando di notte le città erano avvolte nelle tenebre o quando solo i più ricchi potevano vivere in ambienti malamente riscaldati; o quando il parto era per le donne un rischio mortale o la maggioranza dei bambini moriva nel primo anno di vita. Non si viveva neppure, in quei tempi qualcuno felici, in un mondo meno inquinato. Anche oggi fiumi e laghi sono molto più inquinati in Africa che in Europa, anche se molti fingono di non saperlo. Siamo riusciti a migliorare, faticosamente, il nostro tenore di vita, ma questo comporta inevitabilmente dei costi. Li comporta perché il mondo in cui viviamo non è fatto per noi, non si adegua automaticamente ai nostri desideri. Quindi, se vogliamo riscaldarci, viaggiare, viver in case illuminate, non annegare nei rifiuti, campare più a lungo, dobbiamo lavorare, produrre, consumare energia e questo ha dei costi, crea problemi.
Problemi da risolvere uno per uno, con spirito pragmatico e concreto, senza svolazzi ideologici nel regno dell'utopia. E senza ridicoli sensazionalismi, senza martellare la gente con una propaganda isterica degna di Joseph Goebbels. Qualcuno oggi cerca di creare una psicosi di massa, e con questa la falsa impressione che la fine del mondo sia dietro l'angolo. Non so se lo faccia per interesse, stupidità, ignoranza, fanatismo ideologico. Di certo in questo modo non si risolve alcun problema. Nè in Italia nè altrove.

mercoledì 16 dicembre 2015

L'ULTIMO DINOSAURO




Ieri è morto, alla bella età di 89 anni, Armando Cossutta.
E' stato comunista fino all'ultimo, coerentemente. Si, lo so bene, a volte la coerenza è la virtù dei folli, o degli imbecilli. Però, tutto sommato, ritengo più meritevole di rispetto un personaggio che, come Cossutta, che ha difeso orgogliosamente, fino all'ultimo, il suo comunismo di tanti altri che, dopo il 1989, del comunismo si sono semplicemente dimenticati. “Comunismo? Che cosa sarà mai?” hanno detto. Forse il comunismo era un piatto della cucina popolare abruzzese, o un gioco di società, o il nome di un monte nelle Alpi marittime, chissà. Comunque si tratta di qualcosa che non riguarda, non ha mai riguardato, persone come D'Alema, o Bersani, o Veltroni o, mi sia consentito nominarlo, Giorgio Napolitano.
Per costoro, e per tanti altri che comunisti non sono mai stati, il comunismo non è morto nel 1989, semplicemente non è mai esistito. E se qualcuno oggi si azzarda a parlarne lo guardano con aria di superiorità. “Ma dai, parli ancora del comunismo? Roba vecchia!” borbottano sorridendo. Però, se in Francia Marine Le Pen fa il pieno di voti immediatamente li senti strillare contro il “pericolo fascista”. E si che il fascismo è morto ben prima del comunismo.

Cossutta no, lui il comunismo lo amava, e lo difendeva. Il crollo del muro di Berlino per lui non è stato una festa ma una tragedia. Posizioni politiche indecenti? Si, senza dubbio, però trovo ancora più indecenti le ipocrisie di chi “festeggia” l'anniversario del crollo di quel muro senza mai pronunciare, neppure una volta, la parola “comunismo” e cerca di instaurare indecenti paragoni fra il muro di Berlino, costruito per evitare le fughe verso l'inferno capitalista, ed il muro che gli israeliani si sono visti costretti a costruire per difendersi dalle bombe umane.
Ad essere sinceri proprio coerente coerente Armando Cossutta non lo è stato, non fino in fondo almeno. Si, perché anche lui, dopo il 1989, ha rinunciato a difendere la realtà del comunismo. Non ha continuato a dire che l'URSS era il “paradiso dei lavoratori”, si è limitato a dire che “poteva evolvere democraticamente”. Non ha negato che i gulag ci siano stati, ne ha dato la colpa alla “guerra fredda”. Non ha detto che i rivoltosi ungheresi del 1956 erano “controrivoluzionari sobillati dalla CIA”. L'intervento sovietico in Ungheria è stato brutto, ma, anche'esso dovuto alla “guerra fredda”. La guerra fredda era per Cossutta qualcosa come le Crociate per gli occidentali politicamente corretti: la chiave che apre tutte le porte, e ci permette di giustificare tutto. Giustificare e distorcere tutto. I politicamente corretti dimenticano che le Crociate sono state precedute dall'espansione imperialistica dell'Islam e Cossutta che la guerra fredda iniziò quando l'URSS impose con le armi regimi comunisti a tutti i paesi dell'est Europa. Ma si tratta di dettagli, inezie. Cosa volete che conti il rispetto per la verità per chi vuole dialogare con l'ISIS, o per chi ha esaltato per decenni un certo baffone che della falsificazione sistematica della storia aveva fatto il suo pane quotidiano?

Quando muore qualcuno, si è portati a ricordare più il bene che il male della sua vita. E' naturale, umano, che sia così. Vale anche per i politici, anche per quelli come Cossutta. Però, bisognerebbe evitare le esagerazioni. Spacciare un vecchio stalinista come Armando Cossutta per un campione della democrazia è precisamente una di quelle esagerazioni che andrebbero evitate. Difficile farlo però, per una parte consistente della classe politica italiana che si è spesso avvalsa , è bene non dimenticarlo, anche dell'appoggio stalinisti come Cossutta. Non credo che Prodi passerà alla storia per le sue realizzazioni come politico o come manager pubblico; più probabile che ci passi come l'unico presidente del consiglio che sia riuscito a restare a galla anche grazie ai voti parlamentari degli stalinisti e dei... trotskisti. Spesso la realtà supera la fantasia più sfrenata!
E sarebbe bene non dimenticare che Cossutta ha gestito per molto tempo i rapporti finanziari fra la vecchia URSS ed il vecchio PCI che da quel paese è stato finanziato, sempre, sino al crollo finale. Una pagina assai discutibile nella biografia di Armando Cossutta, ma non deve indurci ad essere troppo severi con lui. Di quei finanziamenti erano bene al corrente tutti i dirigenti del PCI, a partire da quelli, dopo, hanno gridato più forte allo scandalo per gli altrui finanziamenti poco chiari.
Ed ancora, sarebbe bene evitare di ripetere sino alla noia che Cossutta non ha mai fatto politica mirando al proprio personale tornaconto. La cosa è probabilmente vera, ma, a mio modestissimo parere, del tutto irrilevante. Non è detto che il non mirare al proprio tornaconto sia sempre e comunque una virtù. Non credo che le bombe umane che si fanno esplodere in autobus e pizzerie mirino al proprio tornaconto, ed allora? Lo stalinismo ha provocato, secondo i calcoli prudenziali dello storico sovietico Roy Medvedev, di certo non un “anticomunista viscerale”, almeno 22 MILIONI di morti. Francamente non me ne frega nulla se chi ha esaltato, o difeso, o giustificato, quel sistema criminale lo abbia fatto per idealismo o fanatismo ideologico,  stupidità o tornaconto personale. Sono anzi portato a credere che i più pericolosi fra i difensori di baffone Stalin siano stati i puri idealisti, quelli convinti che la mattanza fosse l'inevitabile prezzo da pagare per la purificazione del genere umano.
La cosa migliore che si può dire di Cossutta è questa, in fondo: non è stato un fanatico, solo un grigio burocrate sinceramente convinto che l'URSS stesse svolgendo il grande e progressivo compito che “la storia” le aveva assegnato, e forse, in cuor suo, altrettanto sinceramente intimorito dagli orrori che caratterizzavano quel “compito”, e che lui conosceva benissimo.
Riposi in pace.

lunedì 14 dicembre 2015

LA TRUFFA DEL DOPPIO TURNO

Supponiamo che domani si voti in Italia col sistema elettorale a doppio turno alla francese. Supponiamo anche, per semplicità, che i distretti elettorali siano solo due e che si presentino alle elezioni tre partiti: il centro sinistra (CS), il centro destra (CD) ed il Movimento 5 stelle (M5S).
Al primo turno il centro sinistra vince alla grande in entrambi i distretti: nel distretto A si ha il seguente risultato:
CS: 40%
CD: 35%
M5S: 25%
Nel distretto B la vittoria del centro sinistra è ancora più netta:
CS: 48%
M5S: 30%
CD: 22%.
Sembra che per Renzi sia fatta, ma a questo punto CD e M5S hanno una gran trovata. Nel distretto A il M5S si ritira dalla competizione e fa convergere i suoi voti sul CD, nel distretto B il centro destra ricambia il favore: si ritira dalla competizione ed i suoi voti convergono sul M5S. Il risultato di questo giochetto è che il centro sinistra, malgrado sia il partito di gran lunga più votato, non ha nessuna rappresentanza parlamentare, mentre il centro destra ed il movimento 5 stelle, gli sconfitti, monopolizzano il parlamento.
Ipotesi fantasiose? No, è quello che è avvenuto in Francia. Il front di le Pen è il primo partito, la destra di Sarkozy ha subito una brutta sconfitta, il partito socialista un autentico tracollo elettorale, ma entrambi gli sconfitti governano un certo numero di regioni. I vincitori del Front invece non ne governano nessuna.

Il sistema a doppio turno è nella sua essenza truffaldino: permette, a volte addirittura richiede, alleanze elettorali fra partiti che nulla hanno in comune se non il desiderio di NON far vincere un certo altro partito. E' un sistema elettorale che favorisce le forze politiche caratterizzate dalla cultura del NO o, se vogliamo nobilitare le cose, del pensiero negativo. Quel pensiero cioè in cui il momento del rifiuto è prioritario rispetto a quello della proposta, la distruzione vale più della costruzione, demonizzare l'avversario è più importante che proporre agli elettori un credibile programma politico.
Non si tratta neppure, val la pena di sottolinearlo, di accordi caratterizzati dalla ricerca del meno peggio. Chi opta per il meno peggio opta comunque per un programma, un orientamento, mira al conseguimento, in positivo, di alcuni limitati obiettivi. Il seguace del pensiero negativo ha invece di mira un solo obiettivo, se così possiamo chiamarlo: distruggere un certo sistema, o, se non gli è possibile, un certo partito, o , se anche questo non gli è possibile, una certa persona, con qualsiasi mezzo. Quanto è avvenuto in Italia nei famosi venti anni di “berlusconismo” è indicativo a questo proposito.
Qualcuno potrebbe obbiettare che anche in un sistema elettorale maggioritario a turno unico sono possibilI le grandi ammucchiate finalizzate a sconfiggere una certa forza politica. Si, queste sono possibili anche in un sistema a turno unico, nessun sistema è perfetto, ma sono in primo luogo molto più difficili: ogni partito all'inizio mira ad essere LUI il primo nei vari distretti e nessuno sa se, in caso di sconfitta, si classificherà al secondo o al terzo posto. Inoltre nel sistema a turno unico le “ammucchiate”vanno fatte subito e vanno presentate da subito agli elettori per quello che sono. Per tornare all'esempio di prima, in un sistema a turno unico M5S e CD avrebbero dovuto fare sin dall'inizio un accordo elettorale, avrebbero dovuto cercare un minimo di convergenza su obiettivi e programmi. Se non lo avessero fatto gli elettori li avrebbero giudicati anche per questo.

In Francia Marine Le Pen è stata sconfitta non dai gollisti o dai socialisti ma dal sistema elettorale. Qualsiasi altro sistema la avrebbe vista autentica trionfatrice. Ed avrebbe rispecchiato, qualsiasi altro sistema, i sentimenti reali della maggioranza degli elettori francesi, le modifiche profonde in atto nell'opinione pubblica francese ed europea.
Il sistema a doppio turno no. Questo sistema truffaldino consente a vecchi rottami della politica di cantare vittoria anche se la loro presa sull'elettorato diventa ogni giorno più ristretta. La cosa grave è che anche l'Italia avrà, se le cose non cambiano, una simile legge elettorale, varata con la benedizione, fra gli altri, del vecchio, e ormai molto poco lucido, Silvio Berlusconi.
Non c'è davvero da stare allegri.

giovedì 10 dicembre 2015

GUANTANAMO EUROPEA?

Pare che Hollande pensi ad una Guantanamo europea. La cosa mi lascia perplesso, ma dimostra che, al di la del risultato dei ballottaggi, la vittoria di Marine le Pen un risultato lo ha ottenuto: nessuno se la sente più, nemmeno a sinistra, di continuare come se niente fosse.
Mi correggo: nessuno se la sente più IN FRANCIA. In Italia c'è gente come Pietro Gomez, del “fatto quotidiano” (tanto per cambiare) che dice che l'Isis si può sconfiggere colpendo i terroristi UNO AD UNO. Il tal PM indaga su Abdul, gli spedisce un avviso di garanzia, dopo due anni c'è il rinvio a giudizio, dopo 5 la condanna in Assise, dopo sette la condanna viene confermata in appello, dopo otto la cassazione annulla tutto e Abdul torna libero. Intanto un altro PM ha iniziato un procedimento contro Omar...
E' quanto meno probabile che personaggi come Pietro Gomez o Marco Travaglio reagiscano alla proposta di Hollande, o ad altre simili, brandendo la spada del garantismo; chissà, forse scopriranno addirittura la presunzione di innocenza.  E' strano il mondo. Per combattere l'evasione fiscale i giustizialisti forcaioli di casa nostra sono pronti a fare a pezzi le fondamenta stesse dello stato di diritto. Hanno reclamato a gran voce intercettazioni a tappeto per tutti e la abolizione, o l'indefinito allungamento, della prescrizione per i reati finanziari. Uno di loro, Pietro Ingroia, tempo fa ha addirittura proposto l'inversione dell'onere della prova quando ci sia di mezzo l'evasione fiscale: dovrebbe essere il presunto evasore a dimostrare la sua innocenza, non la finanza la sua colpevolezza, nel frattempo i beni potrebbero essergli confiscati.
Quando però c'è di mezzo non l'evasione fiscale o qualche raccomandazione, o qualche cenetta a luci rosse, ma il terrorismo fondamentalista assassino i nostri forcaioli diventano garantisti. Cosa volete che sia il massacro indiscriminato di gente a caso! Il garantismo può andare a farsi benedire se si tratta di stabilire se Berlusconi è stato o no a letto con Ruby. Se invece c'è da bloccare una possibile bomba umana, o sbattere in galera un giovanotto che si diverte a prendere a picconate in testa i passanti, gli implacabili angeli della giustizia diventano buoni, comprensivi e super garantisti!

Probabilmente ha senso pensare a misure eccezionali, limitate al solo terrorismo, che ne rendano più facile il contrasto giudiziario, per questo proposte come quella di una “Guantanamo europea” mi lasciano perplesso ma non mi scandalizzano. Ma se si cerca di contrastare il terrorismo solo o prevalentemente sul piano giudiziario simili misure sono destinate a provocare un deterioramento profondo del nostro sistema domocratico liberale. Il fondamentalismo islamico non si combatte solo o prevalentemente sul piano giudiziario. Pensare di contrastare un movimento politico religioso di massa colpendo “uno ad uno” i suoi esponenti è pura idiozia, se non peggio. Se lo scontro con l'Isis dovesse risolversi nelle aule dei tribunali non solo sarebbe inesorabilmente perso, ma ci porterebbe ad una drastica riduzione delle garanzie liberali PER TUTTI. E lascerebbe privi di ogni difesa, non dimentichiamolo, coloro che in medio oriente sono, ora, nelle grinfie dell'Isis. Ma a questi i "buoni" di casa nostra non pensano. Battiamo il terrorismo a suon di avvisi di garanzia, dicono. E quelli che, proprio mentre noi chiacchieriamo, vengono crocifissi, impalati, bruciati vivi? CAZZI LORO!
Lo scontro col terrorismo assassino va combattuto a tutti i livelli: militare, politico, economico, culturale, giudiziario. Si possono conservare, malgrado il terrorismo e la necessita assoluta di sconfiggerlo, le fondamentali garanzie liberali solo se il terrorismo lo si combatte, senza remora alcuna, sul piano militare, politico, economico, culturale. Se questo non avviene diventa privo di senso e vigliacco invocare il garantismo a difesa dei diritti dei sospettati di terrorismo.
Ma questo i giustizialisti forcaioli, e ora filo islamici, di casa nostra non lo capiranno mai.

lunedì 7 dicembre 2015

RINGRAZIARE, STRUMENTALIZZARE

I giornalisti (si fa per dire) del “fatto quotidiano” hanno commentato la vittoria della Le Pen in Francia col seguente Titolo: “Marine Le Pen ringrazia il califfo”. Altri giornalisti (idem come sopra) hanno invece detto che la signora Le Pen “strumentalizza” il terrorismo.
Qualcuno mi aggredisce. Io resisto, lotto ed alla fine riesco a metterlo in fuga. Un gruppo di persone che ha assistito alla scena si congratula con me. Per certi sapientoni questo vuol dire che devo “ringraziare” chi mi ha aggredito: se non lo avesse fatto io non avrei potuto metterlo in fuga e non avrei ricevuto le congratulazioni degli astanti; per altri, più moderati, questo vuol dire che ho “strumentalizzato” il mio aggressore.
Lottare contro chi ci vuole distruggere, e criticare duramente chi, a nostro parere, non lo contrasta efficacemente, vuol dire “strumentalizzarlo” o addirittura essere suoi amici. Con questo modo di “ragionare” (si fa sempre per dire) Gran Bretagna e Stati Uniti hanno “strumentalizzato” Hitler o erano addirittura suoi amiconi. Senza il dittatore nazista infatti non avrebbero vinto la guerra...

I governanti sapientoni, i burocrati della UE vogliono evitare che la signora Le Pen, o altre per lei, possano “ringraziare” o “strumentalizzare” il Califfo? Hanno un metodo semplicissimo per farlo. 
Combattano l'ISIS armi alla mano.
La smettano di aprire le porte d'Europa a masse enormi di persone che ci sono quasi sempre ostili.
Accolgano chi fugge dal fondamentalismo islamico, non chi ne condivide i disvalori.
Non ripetano, dopo ogni attentato che “l'Islam è una religione di pace”.
Non raglino in continuazione contro una presunta “islamofobia”.
La piantino di costruire nuove moschee. Chiudano le moschee sospette di essere centri eversivi.
Difendano le nostre tradizioni, la nostra storia, la nostra arte. Prendano a calci nel sedere chi pensa che una madonna di Raffaello possa “offendere” qualcuno. E se qualcuno davvero si “offende”, beh, lo lascino con la sua offesa.
Aboliscano l'ignobile marchiatura delle merci israeliane, misura degna di Goebbels decisa dalla UE proprio alla vigilia della mattanza di Parigi.
Esprimano solidarietà fattiva con Israele, da sempre nel mirino di terroristi del tutto simili agli assassini di Parigi.

Per ora nessuno fa cose simili, mi pare. Così NON è la signora Le pen a dover ringraziare il Califfo, è il Califfo che ringrazia gli euroburocrati.   
Gli euroburocrati provino a farle, queste cose, o cose di questo tipo, e non ci saranno ringraziamenti di alcun tipo, e nessuno potrà “strumentalizzare” il terrorismo.
Altrimenti tacciano!!!

domenica 6 dicembre 2015

ULTIME NOTIZIE

10- 12 -2015
A Teheran il grande Mullah Halsid ben Rashmi, in una lezione magistrale tenuta presso la locale università, afferma che le procedure seguite dal Tribunale della Santa Inquisizione nel corso del processo a Galileo Galilei non sono state corrette. La risposta non si fa attendere. A Roma in un imponente corteo seicentomila cattolici urlano la loro indignata protesta. Alcune moschee vengono assalite ed incendiate, numerosi fedeli musulmani decapitati.

12-12 – 2015
Sono in corso, nella provincia dello Hunan, in Cina, scontri molto violenti fra fedeli taoisti e confuciani. Non si può fare ad ora un bilancio preciso delle vittime, ma pare ammontino a numerose migliaia.

13 – 12 – 2015
Oltre un milione di persone hanno riempito piazza san Pietro e le vie adiacenti al grido di “Cristo è grande e il papa è il suo vicario”. Hanno chiesto a gran voce che il Vaticano dichiari guerra all'Iran per evitare che infami provocazioni come quella di Teheran possano ripetersi. La diplomazia vaticana prende tempo, ma in un comunicato la santa sede afferma che gli infedeli saranno puniti per le loro provocazioni blasfeme.

15 -12 -2015
A Londra un gruppo di Luterani da l'assalto ad una libreria. Il proprietario ed i commessi sono costretti a consegnare tutte le copie del libro di Max Weber: “l'etica protestante e lo spirito del capitalismo”, giudicato gravemente blasfemo ed offensivo nei confronti di Martin Lutero. Le copie del libro vengono date alle fiamme fra gli applausi di una numerosa folla. Il primo ministro britannico ammette che l'opera di Weber contiene numerose offese nei confronti del protestantesimo.

20 – 12 . 2015
Ieri al Cairo un giovane si è fatto saltare in aria in un ristorante. Alcuni testimoni riferiscono di avergli sentito urlare: “viva il Nirvana! Onore al Buddha!”. Si contano non meno di 37 vittime.

23 -12 – 2015
Un aereo delle linee saudite esplode in volo, le vittime sono 231. Successive indagini appurano che si è trattato dello scoppio di una bomba. L'attentato viene rivendicato dal gruppo estremista buddista “luminosa illuminazione”. Chi rifiuta la meditazione come mezzo per accedere al Nirvana sarà punito come merita, afferma il “nuovo Buddha”, indiscusso leader religioso e politico del gruppo.

24 -12 – 2015
Da un villaggio giordano abitato da ebrei partono razzi contro vicini villaggi abitati da musulmani. Numerose le vittime fra la popolazione civile.

25 – 12 – 2015. Ore 12
In occasione del Santo Natale è stata indetta in tutto il mondo musulmano una giornata di preghiera per la pace. In tutte le moschee del mondo folle di fedeli islamici pregano per il dialogo inter religioso, l'amore e la tolleranza.

25 -12- 2015. Ore 22
Tre giovani sono entrati stasera in un ristorante cinese nel centro di Roma. Estratte pistole e piccole mitragliette hanno chiesto a tutti i non cinesi di recitare in perfetto mandarino il seguente brano tratto da “La regola celeste” dell'antico filosofo taoista Lao Tzu: “E' nell'alternarsi di essere e non essere che appaiono dell'uno il gran prodigio e i limiti dell'altro”. Chi non è stato in grado di recitare correttamente in mandarino questo brano è stato ucciso con una rivoltellata alla nuca. Quando la polizia ha fatto irruzione nel locale, uccidendo i tre terroristi, si sono contate 52 vittime.

26 -12- 2015
La aviazione giordana colpisce le postazioni ebraiche da cui partivano i razzi diretti verso i villaggi musulmani. Viene appurato che gli ebrei avevano piazzato le loro rampe sul tetto di una scuola elementare. Nel raid muoiono 7 miliziani ebrei e due studenti. Il rabbino capo di New York, Moshe Levi, definisce i razzi ebraici “armi giocattolo” ed invita il mondo a mobilitarsi contro gli assassini giordani. L'ONU condanna duramente la scriteriata reazione giordana.

27 – 12 – 2015.
Scontri al confine fra India e Pakistan. Al termine di una grande manifestazione gruppi di fedeli induisiti armati di mitra e pistole attaccano le guardie di confine pakistane. Non si conosce il numero delle vittime.

30 -12 – 2015
Un gruppo di estremisti greco ortodossi attacca un villaggio nei Balcani. Si tratta di una enclave musulmana. Gli uomini vengono fucilati, crocifissi od impalati, le donne invitate a convertirsi. Quelle che rifiutano sono in parte bruciate vive, in parte vendute come schiave ai sacerdoti del clero greco ortodosso.

31 -12 – 2015
Tutto il mondo musulmano festeggia la fine dell'anno con una veglia di preghiera per la pace ed il dialogo fra le diverse fedi. In tutte le moschee risuonano queste parole:
Il cristianesimo è una religione di pace
L'ebraismo è una religione di pace
Il buddismo è una religione di pace
L'Induismo è una religione di pace
Il taoismo è una religione di pace
Il confucianesimo è una religione di pace

Eccetera eccetera eccetera...

Sembra il racconto di un pazzo vero? Però, proviamo ad invertire i termini. Mettiamo “islamico” al posto di “cristiano”, “ebreo”, “buddista”, eccetera, e viceversa. Chissà, forse tutto sembrerà leggermente realistico...

mercoledì 2 dicembre 2015

SEDICENTI

Lo cinguettano di continuo annunciatori ed annunciatrici televisive, riferendosi all'ISIS: “Il sedicente stato islamico”...
Perché mai “sedicente”? L'uso continuo di questo termine riferito al califfato mi fa venire in mente altri tempi, ormai lontani, quando i militanti del PCI parlavano delle brigate rosse definendole “sedicenti brigate rosse” o “brigate sedicenti rosse”.
Il motivo di quel “sedicenti” era fin troppo chiaro: nulla di ciò che è rosso può avere a che fare col terrorismo e, più in generale, con la criminalità. Evidentemente i solerti militanti del PCI non avevano mai letto la storia del partito bolscevico. Se lo avessero fatto sarebbero venuti a sapere che per lungo tempo il partito di Lenin e Stalin si finanziò con le rapine. Doveva trattarsi di un partito sedicente bolscevico.

Cosa si intende dire quando si definisce il califfato dell'ISIS come un “sedicente stato islamico”? Il termine “sedicente” si riferisce forse a “stato”? Il califfato non è uno stato, questo si vuole sostenere?
Ricordo una vecchia definizione scolastica: “lo stato è un popolo, stanziato su un territorio, sotto una potestà d'impero indipendente e sovrana”. Beh, il califfato controlla un territorio molto ampio e le relative popolazioni; quanto alla potestà di imperio, non c'è alcun dubbio che questa venga esercitata, e col massimo rigore. Difficile da questo punto di vista negare che l'Isis sia uno stato, niente affatto “sedicente”. Ma c'è di più. L'ISIS riscuote le imposte, organizza nei territori che controlla un sistema di sicurezza sociale, ha un esercito piuttosto efficiente, amministra la giustizia, ha un capo riconosciuto da tutti i suoi militanti, una sua economia ed un suo commercio. Da molti e fondamentali punti di vista il califfato dell'ISIS è molto più “stato” che non la “Palestina”. A differenza del califfato dell'ISIS il presunto stato palestinese non ha un territorio ben definito, un esercito, un sistema di sicurezza sociale, una amministrazione unitaria della giustizia. Il sedicente (forse è il caso di usarlo) stato palestinese non ha una economia propria e dipende in tutto dall'odiato Israele, soprattutto non ha un unico e riconosciuto governo, un unico e riconosciuto centro di potere. Eppure i nostri amati giornalisti parlano continuamente di “stato palestinese” e di “sedicente stato islamico dell'ISIS”. Patetico.
Il motivo di tanta idiozia è, di nuovo, fin troppo chiaro: lo stato dell'ISIS è “sedicente” perché l'ISIS altro non sarebbe che una banda di criminali, un pugno di pazzoidi che è possibile sconfiggere con mirate azioni di polizia. La politica dello struzzo sembra davvero essere diventata la specialità degli occidentali, soprattutto degli italiani.

Oppure il termine “sedicente” si riferisce a “islamico”? L'ISIS sarebbe uno “stato sedicente islamico” perché l'ISIS con l'Islam non ha proprio nulla a che vedere, esattamente come le brigate rosse erano “brigate sedicenti rosse” perché i terroristi delle BR non avevano nulla a che fare col comunismo.
Lo sanno tutti che il “vero” Islam è moderato, tollerante, nemico di ogni violenza, rispettoso dei diritti delle donne, addirittura “laico”. L'ISIS non è nulla di tutto ciò quindi il suo islamismo è “sedicente”. Così ragionano (si fa per dire) dai teleschermi i maestri del pensiero politicamente corretto.
Però, se le cose stanno così, allora erano sedicenti islamici anche i talebani, che infilavano le donne nei burka e, come i tagliagole dell'ISIS, distruggevano le opere d'arte. E l'Arabia saudita è uno stato sedicente islamico, visto che in Arabia saudita si decapitano e si crocifiggono gli oppositori del regime, ed è uno stato “sedicente” islamico anche l'Iran, dove è stata impiccata una donna rea di aver ucciso un uomo che tentava di stuprarla, ed è “sedicente” islamico anche il Pakistan, dove la apostasia e la bestemmia sono punite con la decapitazione. Ho il terribile sospetto che tutto l'Islam, quello vero, quello con cui abbiamo a che fare nei fatti sia un Islam... sedicente.

Detto francamente: mi sembra che gli unici ad essere “sedicenti” sono loro, i giornalisti, le annunciatrici e gli annunciatori dei vari TG di regime, i conduttori e le conduttrici di Talk show, coloro che conducono interminabili dibattiti televisivi in cui si parla per ore del nulla. Sedicenti giornalisti di una sedicente informazione.

martedì 1 dicembre 2015

SCIENZA O IDEOLOGIA?

Come si fa a stabilire che B è causa di A? Si esaminano i casi in cui A è presente. Si constata che oltre ad A sono presenti B, C e D. Si tolgono C e D e si lascia B: A resta. Si toglie B ed A scompare. Se questo si ripete tutte le volte, se cioè tutte le volte che c'è B c'è anche A e tutte le volte che si toglie B A scompare, mentre invece A non scompare se si tolgono C o D, E o F, allora si può dire che B è causa di A. La attribuzione di un rapporto causale fra due eventi è la risultante di una indagine empirica, è un a posteriori rispetto a tale indagine.
Qualcuno però agisce in maniera del tutto diversa. Si stabilisce a priori che B è causa di A, dopo di che, tutte le volte che A si presenta si dice che è stato causato da B. In questo modo i dati empirici confermano sempre una certa attribuzione di causalità. Gli esperti europei della organizzazione mondiale della sanità si comportano in questo modo. Stabiliscono che un livello delle polveri sottili superiore ad X causa morte prematura, dopo di che tutte le morti premature che avvengono in un paese in cui il livello delle polveri sottili sia pari ad X + 1 sono attribuite al livello delle polveri sottili. E' un po' come se qualcuno dicesse che tenere un gatto in casa è causa di infarto e “provasse”questa sua bizzarra teoria stabilendo che tutti le morti da infarto di persone che tenevano in casa un gatto sono causate dalla presenza del simpatico felino. Procedimenti ridicoli, che non hanno nulla a che vedere col metodo scientifico, ma che sono usati spesso e volentieri dagli organismi internazionali. L'annuncio strombazzato alla conferenza mondiale sul clima secondo cui l'Italia è al primo posto in Europa per le morti causate da polveri sottili ne costituisce un ennesimo esempio.

In Italia la aspettativa media di vita alla nascita è di 82, 03 anni, è di 81,89 in Svezia, di 81,66 in Francia, di 81,60 in Norvegia, 81,47 in Spagna, di 80,44 in Germania, di 80,42 nel Regno Unito. Per farla breve, l'Italia è al quarto posto fra gli stati europei per aspettativa di vita, preceduta solo da San Marino (che è poi sempre Italia), Andorra e Svizzera. Se davvero il livello delle polveri sottili è in Itali più elevato che altrove la aspettativa di vita nel nostro paese dovrebbe costituire una evidenza empirica in grado di smentire, o almeno di mettere fortemente in dubbio, la teoria secondo cui questo livello è causa di morte prematura. Ma questa NON è, MAI, per definizione in discussione. Che il livello delle polveri sottili sia causa di morte prematura è dichiarato vero a priori, al di la di ogni verifica empirica. Stabilito questo tutte le morti premature di un certo paese sono attribuite alle polveri sottili, anche se questo paese gode di una aspettativa di vita superiore ad altri meno inquinati.

Praticamente tutti i dati catastrofici che vengono strillati in conferenze come quella sul clima sono di questo tipo. Si stabilisce ad esempio che l'effetto serra provoca uragani, alluvioni, siccità, insomma, un po' tutti gli eventi meteorologici che non ci piacciono. Una volta stabilito questo ogni evento sgradevole “prova“ che, a causa dell'effetto serra, il mondo è sull'orlo del baratro. La cosa divertente è che ormai ci troviamo “sull'orlo del baratro" da numerosi decenni. E' dagli anni 80 dello scorso secolo che dicono: "un altro passo e precipitiamo", poi si danno appuntamento, dopo un po' si rivedono e ripetono: “siamo sull'orlo del baratro”.
Non vorrei essere frainteso. L'ambiente è un bene prezioso e va tutelato. Ma non lo si tutela con l'ideologia, né con l'illusione, questa si ingenuamente antropocentrica, che l'uomo possa creare un ambiente perfetto, fatto a sua misura, che consenta insieme il massimo di virtù ecologiche e comodo benessere. Non siamo i “beneficiari della creazione" e neppure i "rispettosi custodi" di un giardino che il buon Dio ha affidato alle nostre cure. Siamo solo la parte infinitesima di un universo estraneo alle nostre esigenze ed ai nostri valori. E dobbiamo lottare duramente per viverci, in questo universo ostile. Faremmo bene a non dimenticarlo mai.

domenica 29 novembre 2015

IN DIFESA DEL NATALE




Il Natale è sotto attacco. Il preside che aveva rinviato a Gennaio inoltrato la festa di Natale per “non turbare i sentimenti degli studenti di altre religioni” (chissà quali) si è dimesso. I genitori di alcuni studenti musulmani avevano fatto sapere di non avere nulla contro le celebrazioni del Natale. Una notizia consolante che dimostra, tra l'altro, che a volte gli occidentali politicamente corretti sono più realisti del re. Ma la nostra più importante festività resta comunque nel mirino. Si cerca di sminuirne al massimo il significato, qualcuno verrebbe celebrarla in maniera “laica”, altri, eruditissimi, “scoprono” che il Natale non è sempre esistito. Un tempo, più o meno nello stesso periodo, si celebrava la festa del Sol invictus. Non potremmo ripristinarla?
Il motivo vero di questo attacco alla più importante festa dell'occidente è evidentissimo: si vuole evitare ogni attrito, reale o potenziale, vero o presunto, con i musulmani. Di solito però questa motivazione viene celata, nascosta da considerazioni di tipo “laico”. Il nostro è uno stato laico, si dice, e lo stato laico considera la fede alla stregua di un fatto privato. Ognuno celebri quindi il Natale in casa sua, privatamente, ma non pretenda che ci siano celebrazioni pubbliche di una festa cristiana. Quindi basta coi canti, le poesie, le feste scolastiche dedicate al Natale.
Tutto chiaro no? Beh... veramente non troppo. Perché, se le cose stanno così, non si vede perché mai il giorno di Natale non si debba andare regolarmente a lavorare. In nome del laicismo dovremmo tutti recarci ai posti di lavoro il 25 Dicembre, e se qualcuno proprio volesse festeggiare il “compleanno di Gesù” potrebbe sempre chiedere un giorno di ferie, che il suo capo gli concederebbe “compatibilmente con le esigenze di servizio”.
Tutti, ovviamente, si guardano bene dal fare simili proposte. Eliminiamo pure canti, inni e poesie natalizie, ma se diciamo alla gente di andare a lavorare il 25 Dicembre, scoppia un casino infernale. E così qualcuno inventa la festa dell'Inverno, o della neve, o del del Dio sole ed altre simili amenità. La laicità è salva e non si rinuncia ad un giorno, magari più di uno, di meritato riposo. Però, se il problema è quello di assicurare un giorno di riposo ai lavoratori italiani non si vede perché questo debba essere il 25 Dicembre. L'inverno, la neve ed il Dio sole si possono festeggiare anche il sei gennaio, in fondo. I tentativi di conservare le festività natalizie stravolgendone il senso dimostrano solo una spaventosa dose di ipocrisia.

Chi attacca il Natale dice di farlo in nome della laicità dello stato, ma si tratta di una evidente mistificazione. Laicità dello stato significa che non esiste una religione di stato, che lo stato riconosce a tutti la libertà religiosa e di culto, fatte salve le esigenze dell'ordine pubblico e la tutela delle libertà di tutti. Significa ancora che lo stato non discrimina i cittadini in base alla loro fede, che tutti, quale che sia il credo in cui si riconoscono, possono partecipare ai pubblici concorsi, votare o essere votati. Per non dilungarsi troppo, lo stato laico è, nella sostanza, lo stato liberal democratico, quello che riconosce e tutela tutte le libertà della persona, compresa la essenziale libertà religiosa.
Lo stato laico, lo si evince da quanto appena detto, non è uno stato neutrale rispetto ai valori, al contrario, si basa su alcuni valori forti: libertà individuale, sacralità della vita umana, democrazia, tutela del dissenso. Il pluralismo dei valori non riduce la società libera ed il suo stato a scatole vuote, ma si fonda su alcuni, pochi ma importantissimi, valori. In tutto questo non c'è nulla di paradossale, a meno di non voler definire “paradosso” le condizioni stesse di esistenza di ogni democrazia liberale.
Allo stesso modo lo stato laico non è uno stato che disconosce il valore della tradizione o che assume di fronte a questa una posizione "neutrale". Qualsiasi stato, tutte le società, si basano su qualche tradizione, sono il risultato di una storia, il punto di approdo, sempre mobile e transitorio, di movimenti sociali profondi. La nostra storia e le nostre tradizioni fanno di noi ciò che siamo, plasmano la nostra identità. Tutto questo non è per nulla sciovinistico, non rimanda ad alcuna gretta chiusura in se stessi, al contrario, fonda la possibilità stessa del confronto con gli altri. Senza il riconoscimento della propria identità il dialogo con chi ha identità diverse risulta impossibile. Un uomo privo di identità, un essere umano ridotto a contenitore vuoto, mera virtualità, non può dialogare, discutere o confrontarsi con nessuno. Allo stesso modo, una società priva di memoria storica, valori condivisi, tradizioni  pubblicamente riconosciute non ha nulla da offrire alle altre; dialogare, confrontarsi con una simile società è privo di interesse. Si dialoga e ci si confronta col diverso, ma il diverso, per essere tale, deve prima di tutto essere se stesso, avere una storia, delle tradizioni, una identità. 

Lo confesso francamente: non sono credente. In materia di fede penso di potermi definire agnostico. Questo però non mi impedisce di riconoscere l'enorme valore della religione nella nostra storia e nelle nostre tradizioni. Noi siamo ciò che siamo anche grazie alla religione cristiana. Negare un fatto tanto evidente è impossibile. Basta passeggiare per il centro di una qualsiasi città italiana od europea, visitare un museo, leggere un manuale di storia per capire fino a che punto la religione sia parte di noi. Un non credente che neghi il valore e l'importanza della religione nel forgiare la nostra identità è un po' come un non aristotelico che neghi l'importanza dell'aristotelismo nella formazione della cultura occidentale. Non occorre condividere la “metafisica” di Aristotele per vedere nello stagirita uno dei padri dell'occidente, esattamente come non occorre credere nel dogma della trinità per sentire proprie la “pietà” di Michelangelo, “l'ultima cena” di Leonardo o la “passione secondo Matteo” di Bach.
Il Natale è la festa più importante dell'occidente cristiano, è parte ineliminabile della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra identità. Ed è parte della storia privata di ognuno di noi. Ricordo con commozione e nostalgia l'ansia con cui tanti anni fa, la notte della vigilia, aspettavo i doni che mi avrebbe portato Gesù bambino. Quella mia lontana ansia è diventata l'ansia dei miei figli prima, di mio nipotino poi. Per me e per moltissimi come me, credenti o non credenti, il Natale è, è sempre stato, qualcosa di totalmente diverso da un giorno di riposo o anche da una festa solo privata. E', è sempre stato, una
festa pubblica, pubblicamente riconosciuta, che si trascorre con i propri cari, un momento in cui si rinsaldano i sentimenti di amore, affetto ed amicizia con chi ci è più vicino e si rinnovano i legami di comune appartenenza che ci uniscono a tutti gli altri. Si eliminino o si annacquino tradizioni come quella del Natale e questi legami pubblici e privati inevitabilmente si allentano. Ci si ritrova, tutti, ad essere più soli, più estranei l'un l'altro; nella sostanza, più poveri, interiormente poveri.
Se fosse vero che festeggiare pubblicamente il Natale ed altre ricorrenze religiose distrugge la laicità dello stato dovremmo concludere che al mondo non esiste un solo stato laico. Se davvero la sanzione statale di alcune festività e tradizioni religiose contrastasse con la libertà individuale un paese come gli Stati Uniti d'America diverrebbe per noi un mistero. Le banconote statunitensi portano sul retro la scritta: “in god we trust”: noi confidiamo in Dio. Il presidente degli Stati Uniti giura sulla Bibbia all'inizio del suo mandato. A qualcuno tutto questo appare, forse non del tutto a torto, eccessivo. Di certo però non ha impedito agli stati Uniti di essere il paese forse più individualista dell'occidente ed al governo americano di tutelare in maniera rigorosa le libertà individuali. Semmai il riconoscersi in una comune storia, in tradizioni, anche religiose, comuni impedisce all'individualismo di degenerare in diffidenza ed estraneità generalizzate, fa si che si possa essere “rudi individualisti” e sentire nel contempo l'importanza del legame con gli altri.

Va detto chiaro e tondo: rinunciare al pubblico riconoscimento di alcune, fondamentali, tradizioni religiose è impossibile se non si vuole cadere in un assoluto nichilismo. Gli estremisti di un male interpretato laicismo lo dicano: intendono cambiare il nome di innumerevoli vie e piazze? Forse in Italia di chiese ce ne sono un po' troppe, lo ammetto. Che vogliono fare gli estremisti del laicismo? Distruggerne un po'? E vogliono cambiare il calendario? Pretendono che nei libri di storia le date non si dividano più in avanti e dopo Cristo?
E da quale evento vorrebbero, di grazia, che si iniziassero a conteggiare gli anni? Dovremmo dire che siamo nell'anno 226 perché conteggiamo gli anni a partire dal 1789, data dello scoppio della rivoluzione francese? Forse però un comunista non accetterebbe un tale punto di partenza. Per lui oggi saremmo nel 98, visto che gli anni si dovrebbero conteggiare a partire dal 1917. E, solo per capire, che dovremmo fare della Domenica, che significa Dies domini? Coloro che si impegnano in ricorrenti crociate (azz... crociate, sa molto di religione... che guaio) contro i canti di Natale ed i crocifissi nelle aule scolastiche si decidano, avanzino proposte complessive e coerenti, per favore.
In realtà, val la pena di ripeterlo, l'attacco al Natale, e non solo a quello, non ha nulla a che vedere con il laicismo e la difesa delle libertà personali. Si attacca il Natale per non urtare la suscettibilità dei numerosi musulmani che vivono nel nostro paese, tutte le altre giustificazioni sono solo ridicoli tentativi di mascheramento di questa palese verità. L'attacco al Natale, ben lungi dall'essere una difesa della laicità e delle libertà personali è, al contrario, un cedimento alle pretese, a volte reali, altre immaginarie, di chi la laicità e la libertà personale molto semplicemente le odia. Prova ne sia che gli stessi che strillano spesso e volentieri a favore della laicità si prosternano letteralmente di fronte alle più intollerabili manifestazioni di integralismo religioso.

Il più delle volte l'attacco al Natale non è diretto. Lo si è già detto: nessuno proporrebbe di andare a lavorare il 25 Dicembre. E così si cerca non di distruggere il Natale ma di snaturarlo. Il Natale va festeggiato in maniere “laica” ha detto il preside di un istituto scolastico. Incredibile! Festeggiare il Natale in maniera “laica” è come festeggiare una vittoria militare in maniera antimilitarista o una vittoria della propria squadra di calcio in maniera non calcistica. Si festeggia la vittoria nella prima guerra mondiale organizzando un dibattito sul tema: “le guerre si vincono solo non facendole”. L'Inter vince lo scudetto e questo viene festeggiato con una fiaccolata in memoria delle vittime della strada . Arriva il Natale e lo si “festeggia” cantando le canzoni di Endrigo e De Andrè e recitando le poesie di Rodari. Le canzoni di De Andrè ed Endrigo possono piacere o non piacere, ognuno le può ascoltare quando vuole a casa sua o in un teatro, quanto alle poesie di Rodari, tutti, se vogliono, sono liberi di leggersele per conto proprio. Ma anche se si trattasse delle poesie e delle canzoni più belle del mondo non hanno nulla a che vedere col Natale. Come non ha nulla a che vedere col Natale la festa di papà inverno o del Dio sole che qualcuno cerca di sostituire, più o meno surrettiziamente, alla festività cristiana. Il Natale è quella cosa lì, quella cosa inserita nella nostra storia, nelle nostre tradizioni, nella nostra vita. E' quella cosa che ci emoziona e ci coinvolge, ci fa sentire in qualche modo uniti, e per tutto questo va pubblicamente riconosciuta. Le feste sono parte di noi, non è possibile sostituirle con cose nuove, inventate o riesumate ad hoc. Forse un tempo la festa del Dio Sole coinvolgeva la plebe romana, oggi non fa pulsare d'emozione il cuore di nessuno. Personalmente non ho alcun interesse ad una simile festività e penso che nessun altro lo abbia. Gli occidentali eruditi possono fornire a tutti ponderosi volumi di coltissime dissertazioni: “sapete, un tempo si festeggiava la tal festa... solo dopo è arrivato il Natale... ”
Si può solo rispondere loro: “E allora? A noi non frega assolutamente nulla che un tempo ci sia stata, al posto del Natale, questa o quella festa. Da un sacco di secoli c'è una festa che chiama
NATALE, è parte di noi, e noi vogliamo festeggiare questa. E la vogliamo festeggiare pubblicamente per quella che è, con le sue immagini, i suoi canti, le sue cerimonie, le sue poesie. Voi non volete festeggiarla? Fate pure, nessuno vi obbliga, ma non ci rompete le palle, per favore!!!”
Ecco. Signori occidentali “buoni”, “dialoganti”, politicamente corretti, almeno a Natale fateci la grazia:
non ci rompete le palle!!!

martedì 24 novembre 2015

DUBBI SULLA "INTEGRAZIONE"

Perché si fanno esplodere in mezzo alla folla i terroristi islamici? Ma è semplice! Perché NOI non siamo riusciti ad integrarli. Li trattiamo tanto male, li guardiamo con sospetto, non diamo loro un lavoro ed una casa, un cospicuo stipendio. Loro si sentono tanto male e così si fanno esplodere in mezzo alla folla. O acquistano (con quali soldi se sono tanto poveri?) un bel mitra e sparano all'impazzata sulla gente. La religione non c'entra nulla in tutto questo. Si assicuri loro un buon tenore di vita e diventeranno nostri amati fratelli!
Che scemo, la risposta ad ogni dubbio era lì, sotto al mio naso ed io stoltamente non la vedevo. Ed accusavo ingiustamente la religione della pace per atti che hanno a che fare solo con la nostra, e la mia, incapacità di essere generosi! Chiedo umilmente perdono.
Però, un attimo, a pensarci bene, qualche dubbio mi assale. Vediamo un po'.

Noi dobbiamo garantire ai “migranti” un buon tenore di vita, se non lo facciamo non stupiamoci se quelli poi ci sparano addosso. Ma... da vecchio liberale ho sempre pensato che ognuno in quanto individuo abbia il diritto ed il dovere di cerare di costruirsi con le sue mani, un decente tenore di vita. Certo, è doveroso aiutare che è in difficoltà, ma l'aiuto non può, ne deve sostituire la responsabilità che ognuno ha verso se stesso e gli altri. Se così non fosse, beh... allora ogni giovane italiano che ha difficoltà a trovare lavoro potrebbe diffondere in rete un messaggio che suoni più o meno così.: “Se non riesco a trovare un lavoro ben retribuito, non troppo faticoso, adatto alle mie attitudini in località non distante da casa mia mi vedrò costretto a farmi esplodere in un ristorante del centro o a sparare sulla folla in uno stadio. La colpa per questo discutibile atto sarà degli egoisti che non hanno voluto aiutarmi”. Bello no?
Non troppo bello, mi pare. Anche perché non sono solo i giovani i italiani a non lanciare simili messaggi: non lo fanno neppure altri immigrati: i cinesi, ad esempio, o gli ucraini o i polacchi o i rumeni. Solo gli islamici hanno la cattiva abitudine di farsi esplodere se hanno difficoltà a trovare lavoro. Strano,molto, molto strano.

Se un cagnolino fa la cacca sul tappeto buono di casa la colpa non è del cagnolino, ma del padrone che non lo ha saputo “educare”. Ecco, così, a naso, mi sembra che per qualcuno i musulmani siano molto simili a questo cagnolino. Si tratterebbe di persone incapaci di fare delle scelte, prive di identità, idee, storia personale, valori o disvalori; insomma, pura potenzialità, creta nelle nostre mani. Noi, gli educatori, possiamo far di loro ciò che vogliamo. Diamogli da mangiare e loro diventeranno tanto bravi. Neppure ci passa per la testa che l'uomo NON E' ciò che mangia e che non basta riempire la pancia della gente per farle adottare un certo sistema di valori!
Non hanno colpe, i nostri fratelli musulmani, i colpevoli siamo sempre noi che non li sappiamo integrare, ma solo chi non è capace di intendere e di volere non ha colpe!
Un tempo l'occidente era considerato l'artefice di tutto il bene del mondo, oggi molti lo considerano il responsabile di tutto il suo male. In ogni caso siamo sempre noi ad agire ed a pensare. Gli altri possono solo reagire senza pensare. Beh... a me questo sembra razzismo, e del peggior tipo.

Ma l'integrazione culturale va almeno tentata, occorre cercare di far capire agli altri la bontà di certi nostri valori. Verissimo, però, per cercare di trasmettere dei valori bisogna crederci in questi valori. E per cercare di integrare qualcuno in una società bisogna considerarla positivamente, pur con tutte le critiche che è possibile rivolgerle.
Nelle principali città europee ci sono quartieri in cui di fatto vige, col pieno consenso della autorità occidentali, la legge islamica. Questa sarebbe integrazione?
Si guardi un libro di storia delle scuole medie, un libro rivolto a bambini e ragazzini, le persone più facili da integrare. Si leggeranno pagine su pagine di denunce contro l'occidente ed i suoi crimini. E di esaltazione della bontà e della mitezza delle altre civiltà. Perché mai dovrebbero volersi “integrare”, i nuovi venuti, in una società tanto perversa e crudele?
E in cosa dovrebbero “integrarsi” se giorno dopo giorno rinunciamo a pezzi fondamentali delle nostre tradizioni e della nostra storia? Il Natale trasformato in festa dell'Inverno, l'eliminazione di simboli religiosi che sono tutt'uno con la nostra storia, per non “offendere” i nostri fratelli musulmani, addirittura la censura dei cartoni animati. La nostra società si sta trasformando in una sorta di scatola vuota, un puro contenitore privo di ogni identità. E non ci si integra con i contenitori, né con le scatole vuote.

Basta, ho troppi dubbi. Devo ascoltare un discorso di Renzi o una omelia di papa Francesco, Mi faranno bene.

sabato 21 novembre 2015

NUOVE IDIOZIE

Le idiozie hanno una impressionante capacità di moltiplicarsi. Se ne sentono di continuo, ed hanno la caratteristica di essere sempre nuove e sempre vecchie. Sempre vecchie perché tutte altro non fanno che riproporre vecchi luoghi comuni del politicamente corretto. Sempre nuove perché questi luoghi comuni si adattano alle nuove situazioni, mutano colore, come i camaleonti, restando sempre, nella sostanza, uguali a se stessi.
Ne propongo un nuovo elenco. Di certo è ben lungi dall'essere definitivo.

1) I terroristi che uccidono sono solo una parte minima degli islamici. Quindi l'Islam non ha nulla a che vedere con loro.
I nazisti che gasavano gli ebrei erano solo una minima parte dei tedeschi che applaudivano Hitler, i comunisti che deportavano i kulaki erano solo una minima parte di coloro che deliravano per Stalin. I militanti ed i combattenti sono SEMPRE, OVUNQUE minoranze. Dietro a loro stanno le maggioranze che li appoggiano, li sostengono o quanto meno tacciono. Se l'Islam non ha nulla a che vedere col terrorismo allora le folle che deliravano per Hitler non avevano nulla a che vedere col nazismo.

2) I terroristi reagiscono ad emarginazione e disoccupazione.
Un italiano, un inglese, un francese reagiscono alla disoccupazione, ed alla conseguente emarginazione, cercando lavoro, o chiedendo riforme che aumentino le possibilità di trovarlo. Non si fanno esplodere in ristoranti o discoteche. Se chi è disoccupato reagisse facendosi esplodere Napoli sarebbe un grande cimitero.

3) Molti giovani diventano terroristi perché l'occidente non riesce ad integrarli.
Molti giovani diventano terroristi perché non hanno nessuna voglia di farsi integrare.

4) I terroristi di Parigi erano francesi. Cosa c'entrano i migranti?
I terroristi di Parigi NON erano francesi. Erano migranti di ieri che non si sono voluti integrare nella società francese, ne hanno respinto i valori, rifiutato le leggi, esattamente come la gran maggioranza dei migranti di oggi respingono i valori della nostra civiltà.

5) I terroristi uccidono anche molti musulmani, quindi sono nemici dell'Islam.
Hitler ha fatto uccidere fior di nazisti, Stalin fior di comunisti, ciò non trasforma Hitler in un anti nazista o Stalin in un anti comunista. Le tirannidi totalitarie sono sempre state caratterizzate da lotte intestine che hanno travolto molti loro sostenitori. L'Islam è oggi l'unica religione al mondo scossa da continue, e sanguinosissime guerre fratricide.

6) I terroristi sono criminali che mirano al “Dio denaro”. L'Isis mira ai pozzi di petrolio.
L'Isis combatte una guerra santa per avere il petrolio o vuole il petrolio per finanziare, e meglio combattere, la guerra santa? Basta porre la domanda giusta per avere la risposta.
Un grande imprenditore mira a vendere i suoi prodotti, non a massacrare i loro potenziali acquirenti

7) Il terrorismo esiste perché esistono i mercanti di armi
Dire che il terrorismo esiste perché c'è chi vende armi ai terroristi è un po' come dire che la fame esiste perché ci sono i negozi di generi alimentari. Esistono i mercati delle armi, sia legali che clandestini, questo non mi induce a comprare mitraglietta, bombe e corpetto di esplosivo per massacrare innocenti.

8) Gli occidentali sono ipocriti: fanno minuti di silenzio solo per le loro vittime,non ne fanno per vittime islamiche.
Quali sono le vittime islamiche? Anche gli uomini bomba che si fanno esplodere nei metrò sono vittime islamiche. E lo sono anche i musulmani ammazzati da altri musulmani in interminabili guerre civili. Comunque, OK, noi occidentali siamo sporchi, brutti e cattivi perché non commemoriamo le vittime islamiche. Loro, gli islamici, invece FESTEGGIANO quando qualche terrorista fa strage di occidentali.

9) Molti musulmani hanno manifestato contro il terrorismo, dopo gli attentati di Parigi. Cosa volete di più?
Ben venga il dissenso col terrore da parte dei musulmani. Però, quando anni fa papa Benedetto avanzò alcune pacatissime critiche teologiche al concetto di guerra santa milioni di musulmani invasero immediatamente le piazze di mezzo mondo. La reazione islamica ai massacri di Parigi sembra leggermente più “tiepida”...

10) Pensate di voler fare la guerra ad un miliardo e mezzo di musulmani?
Il numero in quanto tale non ha importanza decisiva nelle guerre. Se il numero fosse determinante Israele non esisterebbe più, gli ebrei avrebbero subito un nuovo olocausto e coloro che oggi parlano del famoso miliardo e mezzo di musulmani avrebbero acceso qualche lumino. In realtà nessuno dice di dichiarare guerra a tutti gli stati musulmani; alcuni di loro, come l'Egitto, possono al contrario essere alleati nella lotta contro il fondamentalismo terrorista. Si deve far la guerra a coloro che usano le armi contro di noi, dialogare con i pochi con cui è sensato farlo  e condurre contro gli altri una durissima lotta sul piano politico, economico e culturale. Esattamente ciò che gli occidentali “dialoganti” non vogliono fare.


11) Cosa dovrebbero fare per essere convincenti, i musulmani? Convertirsi al cristianesimo?
Nessuno vuole imporre ai musulmani di abbandonare la loro fede, gli si chiede solo di non ammazzare la gente a caso, e magari di non lapidare le adultere, non impiccare gli apostati, non imporre il velo alle donne, possibilmente non infibularle e cosette di questo tipo. Se abbandonare queste pratiche equivale ad abbandonare l'Islam questo è un problema degli islamici, non nostro.

12) l'infibulazione non è una pratica islamica, è anteriore all'Islam e vecchia di millenni. Il fatto che abbia poi preso piede in stati musulmani non è dovuto alla fede islamica per cui il corpo è sacro come un tempio, ma all'ignoranza, alla violenza. e alla mania di controllo.
Per alcuni filo islamici occidentali tutto ciò che è caratteristico dell'Islam, e che i musulmani difendono con le unghie e con i denti, non ha nulla a che vedere con l'Islam.
Ragionando come loro si potrebbe dire che l'antisemitismo non è tipico del nazismo, perché è nato ben prima di questo e si è affermato nella Germania di Hitler solo grazie “all'ignoranza, alla violenza ed alla mania di controllo”. Ma il punto è tutto lì: nel fatto innegabile che una certa religione, o una certa ideologia, fanno propri i frutti dell'ignoranza, le pratiche violente e la mania di controllo. Questo fatto viene semplicemente rimosso, si sostituisce alla realtà la propria immagine ideologica della realtà.   
Per l'Islam il corpo è sacro, ma lo è anche per la religione cattolica, il che non ha impedito a suo tempo i roghi per streghe ed eretici: il peccato faceva perdere a questi e a quelle ogni sacralità. L'Islam considererà il corpo come un tempio, ma è anche piuttosto sessuofobico ed ostile alle donne, quindi condanna con la  lapidazione quella orribile peccatrice che è l'adultera ed impone alle donne l'infibulazione che, rendendo poco piacevole l'atto sessuale, difende la “sacralità” del loro, e solo del loro, corpo. Quando queste pratiche verranno messe al bando nelle varie repubbliche islamiche chi sostiene la loro estraneità all'Islam potrà parlare senza essere scambiato per un marziano. 

giovedì 19 novembre 2015

IL CIALTRONE

Dopo l'assassinio dei vignettisti di Charlie Hebdo il capo della cristianità condanna gli assassini, ma aggiunge che se qualcuno prende in giro una religione quanto meno un pugno se lo deve aspettare.

In Italia la terza carica dello stato, la presidente della camera, signora Laura Boldrini, afferma che lo stile di vita dei “migranti” è destinato a diventare il nostro. Poiché la gran maggioranza dei migranti sono musulmani ci aspettano infibulazioni, lapidazioni delle adultere, pena di morte per apostati e bestemmiatori, fine della libertà di pensiero. La signora presidente della camera non sembra preoccupata da una simile prospettiva, ne sembra anzi rallegrata, malgrado il suo femminismo radicale.

Un parlamentare italiano, membro autorevole del movimento 5 stelle, afferma che “occorre promuovere i militanti dell'ISIS dal rango di terroristi a quello di interlocutori”.

A Parigi un branco di terroristi islamici sparge il terrore, massacra gente a caso, uccide uno per uno dei giovani ostaggi rei solo di essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. In rete branchi di imbecilli non trovano nulla di meglio che parlare di “complotti”, condannano non gli assassini ma i “mercanti di armi”, sparano cazzate mascherandole da profonde riflessioni geopolitiche sulle responsabilità dell'occidente. Condannano tutto e tutti tranne il fondamentalismo islamico.

Alla vigilia degli attentati di Parigi, mentre l'Europa già vive quasi in stato di assedio e dopo che i tagliagole dell'ISIS hanno detto chiaro e tondo: "ci serviremo dei barconi dei migranti per invadervi", cosa fanno i burocrati della UE? Discutono su come aprire ancora di più le porte ai "migranti".

Mentre in Europa cresce ovunque un vergognoso antisemitismo la UE non trova nulla di meglio da fare che marchiare i prodotti israeliani.

Nel mondo ci sono stati in cui le donne vengono infibulate, le adultere lapidate, gli apostati ed i bestemmiatori impiccati, i gay gettati dalle torri, i cristiani impalati, crocifissi, cotti nei formi. Ma cosa fa l'ONU, la organizzazione a cui molti pretendono di affidare le sorti della pace nel mondo? Emette un giorno si e l'altro pure risoluzioni di condanna contro...ISRAELE!!!

Come mai l'ISIS è tanto forte? Si chiede sgomento l'intellettuale politicamente corretto. E si, lui proprio non se la riesce a spiegare la forza del califfato. Quando, anni fa, si è cominciato a parlare di ISIS lui, l'intellettuale politicamente corretto, si è affannato a rassicurare tutti: “si tratta di un pugno di criminali comuni che nulla hanno a che vedere con l'Islam” ha spiegato con aria professorale.
Ora è smarrito, poverino, e cerca spiegazioni nei “complotti”, nell'azione delle “multinazionali”, nell'”umana cupidigia”, negli interessi dei “mercanti di morte”.
Si guardi attorno, guardi dentro se stesso, e capirà perché mai l'ISIS oggi è tanto forte.
Non lo farà, non ha la necessaria modestia, né la necessaria onestà intellettuale. E' un CIALTRONE, come tanti,.

martedì 17 novembre 2015

CATTIVA FANTASCIENZA

Gennaio 1941, la Germania è padrona d'Europa. Ha sconfitto Polonia, Danimarca, Francia. Stalin è ancora in ottimi rapporti con Hitler e si guarda bene dal disturbarlo. Gli Stati Uniti non vogliono saperne di entrare in guerra, solo la Gran Bretagna resiste ancora.
Dalle spiagge della Normandia iniziano a partire grandi barconi diretti verso la Gran Bretagna. Gli inglesi sono perplessi, ma generosi. Si tratta di profughi in fuga dal nazismo dicono molti di loro, dobbiamo accoglierli.
Però c'è qualcosa di poco chiaro. Le autorità tedesche in Francia non fanno nulla per frenare l'esodo verso la Gran Bretagna, al contrario, sembrano agevolarlo. I barconi pieni di profughi partono sotto lo sguardo benevolo di alti ufficiali delle SS. Fra i fuggiaschi ci sono alcuni ebrei, qualche intellettuale, militanti di partiti democratici, ma ci sono anche moltissimi tedeschi che sbarcano in Inghilterra gridando: “Heil Hitler” e salutando col braccio teso gli stupefatti agenti di polizia britannici.
A Londra e nelle principali città del Regno Unito la popolazione degli immigrati aumenta a vista d'occhio. Non si accontentano di essere stati accolti, vogliono che vengano rispettate le loro peculiarità culturali. Criticano gli Inglesi, li trovano terribilmente arroganti ed anti tedeschi. Nei centri di accoglienza si lamentano per il vitto. “Continuate a farci mangiare pesce fritto con contorno di patatine fritte” dicono, “ma noi non siamo abituati a mangiare roba simile. Vogliamo crauti e salsicce”. Alcuni britannici reagiscono con veemenza a tali pretese. Ci sono momenti di tensione, qua e la nascono tafferugli.
Ma i britannici non dimenticano la loro storia fatta di tolleranza. Le autorità vogliono frenare l'esplosione di sentimenti ostili ai profughi, e lo fanno, senza esitazione alcuna.
Nel codice penale britannico viene inserito un nuovo reato: “incitamento all'odio anti tedesco” ed una nuova parola sorge come per incanto. La radio britannica non fa che ripeterla: “germanofobia”.
Chi accusa gli immigrati, che ora vengono definiti “migranti”, di essere complici dei nazisti fa il gioco di Hitler, si sente ripetere fino alla noia nelle trasmissioni radio britanniche. “I migranti sono nostri amici, arricchiscono la nostra cultura. I veri nemici della Gran Bretagna sono quelli che vorrebbero bloccare il flusso di ingressi nel paese”.

In realtà il flusso non si blocca per niente, al contrario, diventa tutti i giorni più massiccio. Malgrado attraversi uno dei momenti peggiori della sua storia la Gran Bretagna trova le risorse per dare ai profughi una accoglienza dignitosa. E sorgono nuovi problemi. In una scuola alla periferia di Londra si volevano accompagnare i bambini ad assistere alla rappresentazione di una tragedia di Shakespeare. I genitori di alcuni studenti tedeschi si sono ribellati. “Ci volete imporre i vostri modelli culturali” hanno gridato, “noi non vogliamo che i nostri figli assistano alle rappresentazioni di un super nazionalista britannico”. E in una università un gruppo di studenti di origine tedesca contesta le lezioni dedicate a Spinoza. “Si tratta di un filosofo ebreo, nemico della nostra cultura” dicono indignati.
Intanto la guerra continua. Aerei inglesi bombardano alcune città tedesche, causando numerose vittime, anche fra i civili. Gli immigrati reagiscono con rabbia, ci sono manifestazioni, proteste, scontri con la polizia. Un brutto giorno accade un fatto tragico. In una strada di Londra un giovane di origini tedesche si mette a sparare all'impazzata sulla folla, uccide 18 persone prima di essere ucciso a sua volta. La popolazione britannica reagisce con rabbia. “mandiamo a casa loro queste canaglie” urlano i più nel corso di manifestazioni spontanee. “Blocchiamo gli sbarchi dei clandestini”, aggiungono altri.
Ma le autorità britanniche non intendono cedere ad alcuna deriva sciovinista. “Quel giovane assassino non rappresenta i migranti” dicono, “il suo è stato un atto criminale isolato”.

Un atto criminale isolato che però ha scosso il mondo intellettuale inglese. Qualche acutissima mente inizia a porsi domande fondamentali, che mettono in discussione nella sua globalità la politica britannica. “Noi continuiamo a dire di voler distruggere il nazismo, lo definiamo una dottrina aberrante, ma è proprio così che stanno le cose? In fondo il nazismo ha radici nella storia tedesca, criminalizzarlo non equivale e criminalizzare i profughi che abbiamo accolto?”
Quando queste parole di Daniel Fa, noto drammaturgo, vengono pubblicate da una prestigiosa rivista britannica si apre un dibattito che coinvolge le migliori teste del Regno Unito. Molti le criticano, altri le sostengono ed accusano i critici di essere affetti da “sciovinismo e xenofobia”. La magistratura inglese intanto apre un fascicolo a carico di una nota intellettuale di Cambridge, Orienne Fallaci, di origine francese; è sospettata di “germanofobia”.
Poi, dagli stati Uniti un eminente filosofo inglese, profondo conoscitore di Heidegger, John Vahttim, rompe gli indugi: “dobbiamo dirlo una volta per tutte” scrive su una famosa rivista di filosofia, “non si può considerare il nazismo come una filosofia criminale, così facendo rendiamo impossibile, tra le altre cose, une effettiva integrazione dei migranti nella società britannica. Certo, esistono nel nazismo aspetti aberranti, ma aspetti aberranti esistono in tutte le filosofie politiche. Correttamente interpretato il nazismo è una filosofia di pace”.
L'esempio di Vatthim è seguito da altri. “Stiamo combattendo da anni”, dice un noto pacifista, “con che risultati?” Un altro aggiunge: “che senso ha fare la guerra a cento milioni di tedeschi? Combattere la prima potenza economica e militare del mondo? Dobbiamo trasformare il nemico in interlocutore”. La pubblica opinione britannica è confusa.
Infine un eminente giornalista italiano emigrato in Gran Bretagna nel 1940, Giuliano Chiesetta, pubblica sul “Time” un articolo bomba. “Abbiamo sempre dato per scontato che le responsabilità della guerra siano tedesche”, afferma, “le cose stanno ben diversamente. Non è vero che è stata la Germania ad invadere la Polonia, la Germania si è limitata a reagire ad un tentativo di aggressione da parte della Polonia. La guerra che stiamo combattendo è stata originata da un diabolico complotto".
Lo scandalo è enorme, i dibattiti infuocati, lo sconcerto fra la pubblica opinione al massimo. Dagli Stati Uniti John Vahttim rincara la dose: “i danni che i nostri bombardamenti causano alla Germania sono molto più alti che quelli che i bombardamenti tedeschi causano a noi. I caduti tedeschi sono più numerosi di quelli inglesi. Basta col terrorismo psicologico, con le demonizzazioni dei nostri fratelli tedeschi. Le bombe di Hitler sono poco più che armi giocattolo”.

Intanto Hitler decide di rompere gli indugi. Una grande flotta tedesca si appresta ad invadere la Gran Bretagna. L'isola è scossa da grandi manifestazioni pacifiste. I migranti tedeschi marciano per le vie di Londra in prima fila, a braccetto dei pacifisti inglesi. La pubblica opinione preme sul governo affinché cessi l'inutile massacro.
Alla fine del 1941 si aprono in gran segreto le trattative fra il governo tedesco e quello britannico. Nel marzo del 1942 la Gran Bretagna dichiara la resa. La pace ha vinto!

Fantascienza vero? Si, cattiva fantascienza. Ma ricorda, mutatis mutandis, quanto avviene in Europa, da un giorno lontano: l'undici settembre 2001.

sabato 14 novembre 2015

ELENCO DEI CIALTRONI



La follia degli occidentali “buoni” è senza limiti. Anche di fronte alla tragedia immane di Parigi non la smettono di costruire giustificazioni, distinguo, per essere sintetici, di sparare STRONZATE.
Possiamo distinguere questi CIALTRONI in diverse categorie, proviamo ad esaminarle.

I FILOSOFI.
L'ISIS semina morte a Parigi e loro cosa fanno? Si esibiscono in profondissime dissertazioni pseudo filosofiche sulla “intrinseca malvagità dell'uomo”. “Il male è dentro di noi” affermano con aria contrita, “la natura umana è corrotta” aggiungono singhiozzando.
Come si dovrebbe giudicare uno stupratore assassino che dicesse ai suoi giudici: “è l'uomo in quanto tale ad essere malvagio”?
E' molto facile nascondere le aberrazioni di una ideologia religiosa dietro a considerazioni generalissime sulla “umana malvagità”. Tutti siamo colpevoli, quindi nessuno è colpevole...

I LEGALITARI.
“Non dobbiamo generalizzare”, dicono, “dobbiamo scoprire i colpevoli, far loro un rapido processo e, se la loro colpevolezza verrà provata, condannarli”. Un evento politico-sociale, l'esplosione di un selvaggio fondamentalismo religioso diventa un normale caso di cronaca nera. L'ISIS è solo una organizzazione criminale, possiamo combatterla a suon di avvisi di garanzia.

I TEOLOGI
“Il vero Islam è diverso”, dicono. “Correttamente interpretato il Corano è un libro di pace”. Si tratta di teologi un po' rachitici. Neppure sanno, i poverini, che l'Islam ritiene BLASFEMO ogni tentativo di interpretazione del Corano, ma questo è solo un dettaglio. Personalmente mi interessa molto poco stabilire se chi lapida le adultere, decapita gli apostati, infibula le donne e le ficca nei burka, spara, in tutto il mondo, a casaccio sulla folla, sia o non sia un vero islamico. Non so se esista o possa esistere un Islam laico, tollerante, liberale, democratico. Quello che so è che questo presunto Islam oggi NON esiste, o se esiste conta poco o nulla. Se un Islam diverso esiste si faccia vivo. I “veri islamici” scendano in piazza a centinaia di migliaia, urlino la loro rabbia contro i criminali, dicano no al terrore ed anche alle lapidazioni, alla pena di morte per apostati e bestemmiatori, alla repressione del libero pensiero. Per ora di cose simili non sembra esserci traccia.

GLI STORICI
“L'occidente ha tanto da farsi perdonare” dicono queste menti deboli, “pensiamo alle crociate”.
Veramente anche l'Islam ha qualcosa da farsi perdonare, ma anche questo è un dettaglio. Gli ebrei hanno subito per quasi due millenni orribili persecuzioni, soprattutto hanno buoni motivi per non amare troppo i tedeschi, ma non mi sembra che ci siano, o ci siano stati, ebrei che sparano, o abbiano sparato, a casaccio sulla folla a Berlino. Il comunismo ha provocato decine e decine di milioni di morti, ma il crollo del comunismo non è stato seguito, mi pare, da alcun eccidio di massa. Si potrebbe continuare.

I GEOPOLITICI
La colpa di tutto sta negli errori dell'occidente, noi abbiamo creato l'ISIS”.
Gli stati occidentali hanno, come tutti, la loro realpolitik e spesso commettono, nel portarla avanti, errori imperdonabili. Questo però non riduce di una virgola le colpe del fondamentalismo islamico né fa di questo una
creatura dell'occidente.
E' stato un errore imperdonabile far cadere Gheddafi, ma i tribalismi ed i fondamentalismi che si sono scatenati dopo la sua morte hanno radici profonde nella cultura islamica, non è stato di certo l'occidente a crearli.
L'occidente ha sbagliato quando ha creduto che la caduta di Mubarak in Egitto favorisse forze laiche e democratiche invece dei “fratelli musulmani”, questo non trasforma i fratelli musulmani in fantocci nelle mani degli occidentali.
Tra l'altro, molti di coloro che oggi accusano l'occidente di aver creato l'ISIS hanno applaudito, ieri, alle primavere arabe, alla caduta di Mubarak ed alla fine di Gheddafi. Ma questo è, di nuovo, un dettaglio.

I COMPLOTTISTI

“Ingenui, è tutto un complotto della CIA e del Mossad”. Non esistono prove di questi misteriosi complotti, ma, cosa volete che contino le prove? La mancanza di prove dimostra la diabolica abilità dei cospiratori.

GLI ECONOMISTI
“Seguite la pista del petrolio... tutto gira intorno all'oro nero, e al Dio denaro...”.
L'occidente per molti decenni si è procurato, ed ancora si procura, il petrolio pagandolo a prezzi spesso altissimi. Solo delle menti malate possono davvero credere che eventi come quelli di Parigi possano in qualche modo rendere più agevoli gli affari e le transazioni commerciali. Il fatto è che noi occidentali non riusciamo più a distinguere il diverso da noi. Poiché non siamo più afflitti dal fanatismo religioso pensiamo, o vogliamo pensare, che questo non esista. E cerchiamo la spiegazione di tutto in cose che a noi appaiono più plausibili. Ma nulla è tanto folle quanto negare che la follia esista.

GLI ANTISEMITI
“La colpa di tutto ha un nome, e si chiama Israele. Si dia una patria ai Palestinesi ed il problema del terrorismo sarà automaticamente risolto”. Veramente Hammas non vuole una patria per i Palestinesi ma la distruzione di Israele, basta leggere il suo programma per verificarlo, ma anche questo in fondo è un dettaglio. I terroristi islamici uccidono A New York come a Londra, a Madrid come a Parigi, in Tunisia come in India, in Russia come in Canada. Non solo. L'Islam è tormentato da guerre civili sanguinosissime. Sunniti contro sciiti, partiti teocratici contro tiranni psdeudo laici, Al Qaeda contro ISIS, Iran contro Iraq. Pensare che causa di tutto questo macello sia l'esistenza di una stato grande come la Lombardia, con una popolazione di cinque, sei milioni di abitanti, che sorge su un terreno desertico e del tutto privo di ricchezze naturali, è pura idiozia. Nella loro infinita stupidità gli occidentali “buoni” confondono il fondamentalismo religioso con un normale nazionalismo. Di nuovo, non riescono a riconoscere chi è diverso da loro. Pensano follemente che la follia non esista.

GLI INCREDULI

“Non capisco, fatti come quelli di Parigi sono
incomprensibili”.
Fatti come quelli di Parigi sono incomprensibili solo per chi non vuole comprendere. In realtà non c'è nulla da comprendere, la verità è sotto i nostri occhi, chiarissima. L'Islam fondamentalista ha dichiarato guerra all'occidente, punto e basta. C'è solo da prenderne atto.

Probabilmente l'elenco è incompleto, ma può bastare.

venerdì 13 novembre 2015

PARIGI




Ho dormito poco e male stanotte. Un pensiero soprattutto mi assillava: un anno fa, più o meno in questo periodo, mio nipotino era a Parigi, in gita scolastica.

L'undici settembre 2001 è scoppiata la terza guerra mondiale. Una guerra planetaria fra l'Islam fondamentalista e l'occidente. Ma gli occidentali, gli europei soprattutto, hanno fatto finta di non rendersene conto. Hanno negato che la guerra esistesse, non hanno voluto vedere ciò che era, ed è, sotto gli occhi di tutti, con palmare, innegabile evidenza. Ad ogni attentato hanno ripetuto le stesse insopportabili litanie. Qualcuno ha cercato, e cerca, di ridurre i vari massacri a normali episodi di cronaca nera, altri hanno parlato, e parlano, genericamente di “terrore”, “barbarie”, senza specificare il colore politico, sociale, religioso di quella barbarie e di quel terrore. Un po' come se Hitler fosse stato definito un “criminale”, senza aggiungere alla parola “criminale” la specificazione “nazista”. Altri ancora si sono inventati, e si inventano, complotti, o straparlano dei terroristi come di “falsi islamici”; e non ci spiegano come mai gli islamici veri, gli stessi che riempiono le piazze per protestare contro una vignetta, non si mobilitano in maniera massiccia contro dei criminali che snaturano la loro religione. Qualche cretino ha detto, e dice: “questi atti danneggiano anche l'Islam estremista, lo isolano agli occhi del mondo”, come se ai fondamentalisti islamici interessasse farsi accettare dalla pubblica opinione liberale e democratica.

Mentre l'Europa era sotto attacco gli europei hanno aperto le porte ad una immigrazione incontrollata, priva di filtri, limiti e controlli.
“I migranti non hanno niente a che vedere col terrorismo” hanno ripetuto sino alla noia i “buoni” di mezza Europa. Come se spalancare le porte ad enormi masse umane provenienti da paesi ammalati di fondamentalismo religioso non avesse conseguenza alcuna per la nostra sicurezza, come se lo stesso ISIS non avesse comunicato, con l'arroganza che gli è propria, che intendeva, ed intende, servirsi dei “migranti” per riempire le nostre città di terroristi pronti a tutto.
Ma la cosa forse più grave è un'altra. Gli occidentali, gli europei soprattutto, non hanno minimamente cercato, e non cercano, di integrare davvero i nuovi venuti, non hanno cercato, e non cercano, di far loro accettare i valori su cui, qui da noi, si basa la civile convivenza. Mentre il terrorismo islamico ci costringe a vivere sotto assedio gli europei “buoni” continuano a far atto di contrizione, a strapparsi le vesti, a chieder perdono per i crimini, veri o presunti, dei loro padri. “Noi siamo sporchi, brutti e cattivi”, dicono di continuo, "la nostra storia è solo un lungo elenco di crimini, i nostri valori falsi valori". E si guardano bene dal ricordare che anche la loro, dei nuovi venuti, storia non è proprio esente da fatterelli poco edificanti.

Invece di combattere senza tregua il terrorismo i leader politici della cosiddetta “Europa” si sono inventati l'islamofobia ed hanno creato il reato di “oltraggio alla religione islamica”.
Invece di mostrare ai figli degli immigrati le bellezze della nostra arte si vietano le visite ai musei dove sono esposte opere a sfondo religioso, e quante sono queste opere!
Invece di fare della scuola un momento di vera integrazione si sono trasformati i programmi scolastici in corsi di “politicamente corretto” della peggior specie.
E, nel momento stesso in cui l'antisemitismo risorge ovunque, i leader di quel mostro burocratico che è la UE non trovano nulla di meglio da fare che di marchiare i prodotti israeliani e si apprestano a riconoscere la cosiddetta Palestina, uno stato di cui non si conoscono i confini, la capitale, il governo; soprattutto, uno stato di cui non sin sa se vuole vivere accanto o al posto di Israele.

Mi spiace dirlo, ma questa Europa non ha futuro. O c'è un cambio radicale di rotta o siamo perduti.

lunedì 9 novembre 2015

SPORTIVI IPOCRITI



“La commissione indipendente istituita dalla Wada (l'agenzia mondiale antidoping) ha chiesto alla Iaaf (la federazione mondiale dell'atletica) che la Russia sia bandita dalle competizioni internazionali fino a quando Mosca non farà chiarezza sulle reiterate vicende doping che hanno negli ultimi tempi riguardato atleti russi.”
Questa la notizia, presa da “repubblica on line”. Che dire? C'è da gioire perché finalmente lo sport diventa “pulito”? No. A parte il fatto che, nello sport, come in ogni campo, le accuse vanno provate, c' solo da constatare la miserevole ipocrisia che pervade di se tutte le organizzazioni internazionali, comprese, e non ultime, quelle sportive.
Ai tempi della vecchia URSS il doping di stato era un autentico segreto di pulcinella. Che molti atleti, e soprattutto atlete, sovietiche fossero super dopate lo sapevano tutti. La DDR è stata per molto tempo una potenza sportiva di prim'ordine, in occasione di una olimpiade giunse addirittura a classificarsi prima nel medagliere, fra gli applausi di tutti coloro che vedevano nell'URSS e nei suoi alleati – satelliti un modello a cui ispirarsi. Lo dicevano in tanti che le atlete della DDR, e non solo, erano stracariche di ormoni maschili, ma nessuno prendeva provvedimento alcuno: lo vietava la retorica coesistenziale. Poi, col crollo del comunismo, della DDR e dell'URSS la verità è venuta a galla. Però nessuno, mi sembra, ha privato retroattivamente atleti ed atlete dopate delle loro medaglie, come invece è stato fatto in altri casi. Piccole ipocrisie dello sport.
Ed era un segreto di pulcinella, in quei tempi lontani, il famoso dilettantismo di stato. Per molto tempo le olimpiadi hanno preteso di essere riservate ai soli dilettanti. Molti atleti si sono visti privare retroattivamente di medaglie conquistate sul campo perché riconosciuti “colpevoli” di professionismo. Ai tempi del comunismo i formidabili atleti sovietici erano tutto tranne che dilettanti. Lo stato li pagava profumatamente perché si allenassero e conquistassero il maggior numero possibile di medaglie, in onore della patria, o delle patrie, del socialismo. Se qualcuno denunciava questo stato di cose era accusato di “anticomunismo viscerale”.

L'ipocrisia delle istituzioni sportive internazionali tuttavia non riguarda solo il passato. Accade spesso, oggi, che un atleta di qualche paese islamico rifiuti di gareggiare con un atleta israeliano. In questo caso l'atleta del paese islamico viene squalificato, e la cosa finisce lì. Però, lo sanno tutti che il rifiuto di gareggiare NON è una scelta del singolo, si tratta di una scelta di squadra. Le varie repubbliche islamiche non riconoscono Israele, neppure lo chiamano col suo nome, lo definiscono “entità sionista”. E' fin troppo evidente che nessun atleta, ad esempio, iraniano può gareggiare con un israeliano. Quando ci si trova di fronte a simili rifiuti andrebbe squalificata la squadra non il singolo, ma se le istituzioni sportive facessero una cosa simile subito scatterebbe l'accusa di “islamofobia”...
Né le cose si fermano qui. Le istituzioni sportive internazionali predicano ad ogni piè sospinto la parità di diritti fra i sessi, tuonano contro ogni forma di razzismo e di maschilismo. Però, fingono di non vedere che alle donne musulmane è proibita la partecipazione a moltissime gare, non si accorgono che queste donne non possono indossare vesti compatibili con la pratica sportiva, partecipano,
se partecipano, ai giochi solo se accompagnate e sorvegliate da maschi e cosette simili. Un atleta che si lasci scappare una parola interpretabile come “razzista” si becca fior di squalifiche, la segregazione delle donne musulmane invece si fa alla luce del sole, ed i santoni dello sport non hanno nulla da dire. Inezie...

E ora questi sepolcri imbiancati scoprono un presunto “doping di stato” riguardante la Russia. E strillano, e tuonano, e minacciano di squalificare lo squadrone russo, con tutte le conseguenze che una simile decisione comporterebbe, anche sul piano tecnico sportivo.
E' davvero molto, molto difficile prenderli sul serio.