sabato 17 gennaio 2015

ANCORA SU PARIGI, FRANCESCO ED ALTRE COSETTE

Dire: “Era stanco, ma ha commesso un errore gravissimo.” è lo stesso che dire: “ha commesso un errore gravissimo ma era stanco.”? NO, i due enunciati non sono equivalenti. Nel primo l'accento è posto sull'errore gravissimo che neppure la stanchezza può giustificare. Nel secondo invece l'accento cade sulla stanchezza che giustifica in qualche modo l'errore, anche se gravissimo.
Dire: “Non si ride della fede altrui, ma non si deve uccidere in nome di Dio” non è la stessa cosa che dire: “Non si deve uccidere in nome di Dio, ma non si ride della fede altrui”. Nel primo enunciato viene posto in risalto il divieto etico di uccidere in nome di Dio che nulla può giustificare, nel secondo invece viene sottolineato ciò che in qualche modo giustifica l'omicidio in nome di Dio, o, se non lo giustifica, lo rende meno grave, in qualche modo comprensibile.
Papa Francesco ha usato la seconda forma, nelle sue celebri esternazioni sul massacro di Parigi. Anche nel modo di esplicitare il suo pensiero ha fatto prevalere il giustificazionismo, la “comprensione” nei confronti degli assassini.
E non si è fermato qui. Affinché non sorgessero dei dubbi sul senso del suo pensiero ha aggiunto: “Se qualcuno prende in giro mia madre gli arriva un pugno”. Ai giornalisti francesi non è arrivato solo un pugno, ma una raffica di proiettili, gli assassini hanno esagerato, tutto qui.

Molti hanno storto il naso all'idea di un papa che minaccia la gente coi pugni. Io, che sono un appassionato di pugilato potrei trovare la cosa addirittura divertente, se non mi venisse in mente un pensierino molto cattivo. Il papa è pronto a prendere a pugni chi ride della religione, però si è detto pronto a dialogare anche con l'Isis, cioè con i criminali fanatici che crocifiggono i cristiani, e li impalano, e li mettono a cuocere nei forni per mattoni. E che vendono come schiave le donne che rifiutano di convertirsi, e dicono di voler conquistare il Vaticano.
Se proprio il papa vuole prendere a pugni qualcuno potrebbe fare un pensierino all'Isis, o magari partire per l'Africa, dove folle di islamici (pardon “falsi islamici”) stanno massacrando cristiani e bruciando chiese per protestare contro le vignette parigine. Come tutti sanno i cristiani nigeriani si prendono gioco della “altrui fede”...

A Parigi non sono morti solo i vignettisti. Sono morte persone che nulla avevano a che fare con le vignette, come i quattro ebrei. E non avevano nulla a che fare con le vignette i bambini della scuola ebraica che un fondamentalista assassino voleva massacrare per “vendicare i bambini di Gaza”. Detto per inciso, questo la dice lunga sul senso della martellante propaganda sul “genocidio” che gli Israeliani avrebbero perpetrato a Gaza.
Degli ebrei morti si è parlato pochissimo: i loro cadaveri costituiscono un impiccio per tutti i giustificazionisti che invitano la gente a “non ridere della altrui fede”. Gli ebrei assassinati non ridevano della altrui fede, come non ridono della altrui fede i cristiani perseguitati in Africa. Semmai devono piangere per le azioni dei fanatici di un'altra fede.
Discettare sui “limiti alla libertà di satira” mentre branchi di assassini massacrano in mezzo mondo vuol dire far loro un graditissimo regalo, al di la di ogni buona intenzione.

Lo hanno detto e ripetuto, fino alla nausea. Gli attentati di Parigi sono opera di “falsi islamici”, sono diretti in realtà contro il “vero islam”. Beh... i falsi islamici si stanno moltiplicando a vista d'occhio. In Africa vengono bruciate chiese cristiane ed ammazzati cristiani che avrebbero “riso” della altrui fede. Io penso che i cristiani ammazzati in Nigeria neppure sapessero delle vignette parigine, ma la cosa non conta. Se Tizio ride della mia fede, o prende in giro mia madre, io sono autorizzato ad uccidere lui ed anche Caio e Sempronio. Perché ? Perché sono “offeso” perbacco, e sento una gran voglia di tirare pugni, anche al primo che passa. E se i pugni non bastano ci sono i coltelli, le pistole, i mitra, i bazooka. Guai se qualcuno ride della mia mamma!

giovedì 15 gennaio 2015

NON CI SI PRENDE GIOCO DELLA FEDE DEGLI ALTRI

Non si uccide in nome di Dio ma non ci si prende gioco della fede degli altri” ha detto papa Francesco. Si, proprio così. Uccidere è sbagliato, ma lo è anche scherzare sulla religione.
Poniamo che io sia in un super mercato ed abbia una discussione con Tizio per un problema di precedenza ad una coda. Tizio ad un tratto sbotta: “lei è scemo” grida. Io estraggo una pistola e gli pianto una pallottola in un occhio. Un terzo commenta: “non si spara alla gente ma non bisogna neppure dire scemo agli altri”. Sarebbe un commento adeguato? O non si tratterebbe di un assurdo tentativo di mettere sullo stesso piano ciò che NON può, in nessuna maniera, essere equiparato?
Una delle poche cose positive della allucinante vicenda francese è stata che questa volta sono stati in pochi, fra gli occidentali, ad avallare le deliranti argomentazioni degli islamisti secondo cui la colpa di tutto è stata di chi li ha "provocati". Ora il santo padre rompe questo fronte. I vignettisti non dovevano essere assassinati (grazie per la concessione!), ma un po', forse, se la sono cercata...

Una piccola domanda. Perché non ci si deve prendere gioco della fede degli ALTRI? Perché questa limitazione agli altri? Il papa poteva dire che non ci si deve prendere gioco di nessuna fede, ha preferito limitare il discorso a quella degli “altri”, e con questo ha dato, a mio modestissimo parere, una prova di sudditanza psicologica nei confronti di una specifica fede degli altri. Quale? Non lo so... ognuno può cercare di indovinare.

Cosa vuol dire che non ci si deve prendere gioco delle religioni? Posso ammettere che certe volgarità siano da condannare, forse addirittura da proibire, ma questo vuol dire che non si può mai, in nessun caso, ridere della religione? Vogliamo trasformare la irreligiosità in reato penale? Punire col carcere la bestemmia? Nei paesi liberi esistono limiti alla libertà di espressione, l'insulto non è lecito. Ma si tratta di limiti che lasciano, devono lasciare, ampio spazio alla critica ed alla stira, anche alla satira irriverente, fastidiosa, addirittura volgare.
Lo sanno tutti, in Italia circolano decine, forse centinaia di barzellette che hanno per oggetto la religione e, ancora più spesso, i religiosi. Le vogliamo proibire? Vogliamo sbattere in carcere chi racconta una barzelletta sul papa o sulla madonna? Se dovessimo farlo le carceri scoppierebbero.
Ma, ammettiamo pure di fare acnhe questo. Da domani la bestemmia e la satira religiosa sono reato penale. Questo risolverebbe le cose? Placherebbe i nostri amatissimi “fratelli” di un'altra fede? NO, ovviamente. Come si dovrebbe punire, ad esempio, la bestemmia? Con una multa? Con sei mesi di carcere? Questo farebbe infuriare ancora di più i nostri fratelli. Gli islamici (si, ho il sospetto che siano loro, non i buddisti, gli ebrei o i protestanti ad “offendersi” sempre), gli islamici dicevo, amano punire i bestemmiatori con la morte. Vedere che in occidente chi irride la loro fede è punito con sei mesi di carcere aggiungerebbe, per loro, al danno la beffa. Per placarli dovremmo punire i bestemmiatori, o i vignettisti che ridono della altrui fede, almeno con l'ergastolo, meglio ancora sarebbe ripristinare, per loro, la pena capitale. Inseguire i fanatici sul loro terreno ci fa entrare in un tunnel privo di vie d'uscita.

Basta con le ipocrisie! Lo sanno tutti. I nostri fratelli mussulmani non si offendono solo per le vignette e le bestemmie. Li offendono anche le critiche teologiche, le ricerche storiche, le poesie, la musica classica, certe dottrine filosofiche, certi quadri, certi poemi. Li offendono i crocefissi nelle scuole, i presepi, le piscine, le palestre e le scuole miste, e tante altre cose ancora. A suo tempo papa Benedetto, si un papa, non un vignettista, fu oggetto di violentissime manifestazioni di piazza, con morti e feriti e chiese cristiane bruciate, per aver sottoposto a pacatissima critica il concetto di “guerra santa”. Ad intervalli regolari i nostri fratelli chiedono che vengano rimossi quadri ed immagini dalle nostre chiese, son giunti addirittura a reclamare la censura per la “Divina commedia”, Dante, si sa, rideva della altrui fede. Il poeta iraniano Salman Rushdie, autore dei celebri “versetti satanici”, è stato condannato a morte per le sue poesie, anche lui uno che “offendeva la altrui fede”? E nulla offende i nostri fratelli più della apostasia. Un mussulmano che abbandona la sua fede e si converte al cattolicesimo costituisce per loro una offesa anche più grave di una vignetta irriverente. Casa intende fare il santo padre? Proibire le conversioni di mussulmani al cattolicesimo? Ci avvisi, soprattutto avvisi LORO, i possibili convertiti.
Non si può inseguire sul suo terreno chi si offende per tutto. Perché questo è il punto dolente. Per i nostri fratelli è una “offesa” il nostro modo di vivere, di pensare, di essere liberi. La nostra stessa esistenza di occidentali è offensiva, per loro. Pensare di placarli rinunciando oggi a questo, domani a quello è un suicidio. Alla fine avremo rinunciato a tutto, e vivremo in un califfato.

Nel mondo i cristiani sono oggetto di continue persecuzioni. Sgozzamenti, crocifissioni, stupri, ripristino del mercato degli schiavi, gente impalata, o fatta cuocere nei forni. Tutto l'armamentario dell'orrore è stato riesumato, in un ritorno di barbarie che fa paura. Eppure il santo padre non trova di meglio che criticare i vignettisti francesi che, non dimentichiamolo, hanno pagato con la vita le loro vignette. Mi spiace dirlo, ma Papa Francesco, col suo terzomondismo, il suo pauperismo, la sua arrendevolezza nei confronti di chi la cristianità la odia davvero è un potente fattore di crisi della identità occidentale. Sarà un segno dei tempi...

mercoledì 14 gennaio 2015

ELEGGANO PURE CHI GLI PARE!



Non perderò certo il sonno pensando a chi sarà il nuovo capo dello stato. Non ci vuol molto a capire che il problema non è chi sarà capo dello stato, ma la struttura costituzionale del nostro povero paese.
La costituzione designa il capo dello stato come figura di “arbitro imparziale” e “simbolo della unità nazionale”, ma gli assegna poteri che vanno bel al di la di questa funzione. La presidenza di Giorgio Napolitano ha dimostrato come il capo dello stato possa, senza infrangere alcuna norma costituzionale, condizionare in maniera pesantissima la vita politica del paese. Se il capo dello stato è un “arbitro imparziale” si tratta di un arbitro assai strano, che partecipa attivamente al gioco, con la maglietta di una delle squadre in campo.
Comunque, fino a che è stata in vigore nel paese una legge elettorale proporzionale esisteva almeno una certa armonia fra le funzioni ed i poteri del capo dello stato e l'alternarsi delle maggioranze parlamentari. Tutta la struttura istituzionale italiana è disegnata sul proporzionale. Il popolo elegge i parlamentari e questi poi formano una maggioranza che sostiene un governo. Il capo dello stato presiede ed indirizza il sapiente gioco dei dosaggi e degli equilibri politici. Ma da quando il proporzionale è stato abbandonato per forme più o meno spurie di maggioritario il paese vive in una autentica situazione schizofrenica. Si fanno le primarie, si designano i “candidati premier”, si parla di elezione diretta del capo del governo e si mantiene intatta una struttura istituzionale basata sul proporzionale. La costituzione dice chiaramente che il presidente del consiglio non è eletto, in nessun modo, dal popolo, ma nominato dal capo dello stato, però, ad ogni tornata elettorale, tutti si interrogano su chi sarà il candidato premier per questa o quella forza politica. Una situazione assolutamente ridicola.

Chi sarà il nuovo capo dello stato? Non lo so e, francamente, mi interessa poco saperlo. Certo, se venisse eletto un giustizialista forcaiolo o un teorico dell'Islam “religione di pace” sarebbe una autentica sciagura; penso a nomi come Gino Strada, Dario Fo, Stefano Rodotà o, la peggiore di tutti, Laura Boldrini. Però, a parte queste ipotesi estreme e, tutto sommato, poco probabili, non è che fra gli altri papabili ci siano molte differenze. Il nuovo capo dello stato sarà una mezza figura, perché fra i papabili ci sono solo mezze figure, sarà probabilmente un fazioso, anche se nel discorso di insediamento cercherà di apparire “moderato” ed “aperto a tutte le istanze”. Di certo non riuscirà a traghettare il paese fuori dalla crisi, perché ci vuole ben altro.
Quindi, eleggano pure chi gli pare.
Amen.

PS.
Il nuovo capo dello stato sarà eletto da un parlamento in cui un partito, il PD, detiene una maggioranza “bulgara” grazie ad una norma dichiarata incostituzionale. Una situazione kafkiana, indegna di un normale paese occidentale, e forse strana anche per numerosi paesi che proprio occidentali non sono. Sentir parlare, in un simile paese, di “sacralità delle istituzioni” o di “maestà della legge” produce un leggero senso di nausea...

sabato 10 gennaio 2015

GLI ATTENTATI DI PARIGI SONO DIRETTI CONTRO L'ISLAM. O NO?



Lo si sente ripetere sempre più spesso, una sorta di ritornello: “gli attentato di Parigi sono diretti contro l'Islam”. Cosa vuol dire una simile affermazione? Val la pena di esaminarla con un minimo di attenzione, e da diversi punti di vista.

Le culture ed i singoli.
Molti lo affermano: “volete negare che moltissimi musulmani siano brave persone? Davvero potete pensare che siano tutti terroristi assassini?”
Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che esistono molti musulmani che sono ottime persone. Però, il problema non sono le singole persone, sono le caratteristiche generali, collettive di una religione e di una ideologia, di un movimento sociale e politico.
Dal fatto che un certo movimento politico abbia certe caratteristiche
non deriva che tutti i suoi seguaci abbiano tutte quelle caratteristiche, o le abbiano nella stessa forma in cui queste si presentano nella teoria e nella prassi collettiva di quel del movimento.
Il comunismo predicava la guerra di classe, ma molti elettori e militanti del vecchio PCI erano persone assolutamente pacifiche. Hitler voleva l'eliminazione fisica di tutti gli ebrei, ma molti tedeschi che si fecero abbagliare dalla sua ideologia malata sarebbero inorriditi alla vista di un campo di sterminio. L'Islam,
tutto l'Islam, considera la donna alla stregua di serva domestica, ma di certo molti mariti musulmani hanno un autentico rapporto d'amore con le loro mogli, non le maltrattano e le rispettano. Il passaggio dall'universale al particolare non è mai automatico, passa sempre attraverso quel prisma a mille facce che è l'uomo, il singolo, irripetibile essere umano.
Il mondo è pieno, addirittura traboccante, di felici incoerenze, per fortuna. E' per questo motivo, sia detto di passata, che in occidente si considerano reati i
fatti, non le teorizzazioni, le azioni, non le intenzioni.
Quindi, se la affermazioni secondo cui
“gli attentati di Parigi sono diretti contro l'Islam” vuol significare che simili attentati danneggiano anche molte brave persone di fede musulmana, questa è vera. Vera, ma assolutamente banale, priva di peso e rilevanza politica.

Le caratteristiche generali

Molti musulmani sono ottime persone quindi, ma questo non conta
nulla quando si deve valutare non la singola persona ma l'Islam in quanto religione e movimento politico. E' vero, il fatto che l'Islam sia una religione aggressiva e violenta non implica che il signor Alì, musulmano, sia necessariamente una persona violenta ed aggressiva, però vale anche il contrario. L'indole pacifica del signor Alì non ci può spingere a considerare l'Islam una “religione di pace”. Per giudicare una religione o un movimento politico-ideologico accorre valutare le sue caratteristiche generali, la sua teoria e la sua prassi collettive. E' vero che molti tedeschi sarebbero inorriditi alla vista dei campi di sterminio, ed è anche vero che chi gettava gli ebrei nei forni era tutto sommato una minoranza. Ma è l'azione di questa minoranza, non il silenzio della maggioranza, quella che esprime le caratteristiche profonde, essenziali del nazismo.
L'Islam è una religione aggressiva, intollerante, che mira alla conversione forzata degli “infedeli”. Per l'Islam l'infedele è una persona dai diritti dimezzati; al massimo può adorare, in silenzio, il suo Dio, ma non può propagandare la sua fede, difenderla pubblicamente. In
tutto l'Islam la apostasia è un reato punibile con la morte. In occidente i mussulmani sono attivissimi nel reclamare i propri diritti. Vogliono costruire moschee, aprire centri di cultura islamica, diffondere il proprio credo. Ma chi si azzardasse di aprire un circolo culturale laico in un paese musulmano passerebbe orribili quarti d'ora. Tutto questo la dice lunga, mi pare, sulla “tolleranza” del “vero islam”, quello che gli occidentali “buoni” contrappongono al fondamentalismo.
In
tutto l'Islam la donna è in una condizione, per usare un eufemismo, di totale inferiorità sociale. Poligamia, imposizione del velo, o peggio del burka, ripudio delle mogli, fustigazione o lapidazione delle adultere... è inutile ripetere cose risapute. Tutto l'Islam inoltre non riconosce la distinzione fra potere politico e potere religioso, la differenza fra peccato e reato. L'evangelico: “date a cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio” è profondamente estraneo alla cultura islamica, a tutta la cultura islamica. Non a caso chi ha cercato di riformare in senso laico e moderno qualche paese islamico si è scontrato duramente con le autorità religiose, basti pensare all'Iran dello scià o alla Turchia di Ataturk.
E' inutile dilungarsi, le caratteristiche generali della cultura e della religione islamica sono distanti anni luce da quelli che per noi sono, o dovrebbero essere, valori irrinunciabili: libertà personale, democrazia, pluralismo, laicità dello stato, parità di diritti e doveri fra i sessi. E questo riguarda l'Islam
in quanto tale, non qualche sua frazione fondamentalista.
Per venire al dunque, se la affermazione:
“gli attentati di Parigi sono diretti contro l'Islam” vuol dire che tali attentati sono diretti contro i principi ed i valori su cui l'Islam si basa, questa è palesemente falsa. I terroristi assassini condividono i valori, o i disvalori, che sono propri di tutto l'Islam, al massimo si differenziano perché vogliono che questi valori (o disvalori) vengano applicati in maniera più ampia, radicale e sistematica. Una pura differenza quantitativa che non cambia la sostanza delle cose.

Ideologie e realpolitik
Molti stati islamici sono alleati dell'occidente e collaborano lealmente con questo nella lotta al terrorismo, dicono in tanti. E' lecito avere dubbi sulla lealtà di certi alleati, ma nella sostanza questa affermazione è vera. Cosa significa però? Solo che esiste la realpolitik e che questa è praticata anche dalle teocrazie islamiche. Paesi come il Pakistan o l'Arabia Sauidita collaborano con l'occidente per motivi economici, diplomatici, geopolitici, non certo perché i loro regimi siano qualitativamente diversi e meno oppressivi rispetto a quelli di altre teocrazie islamiche. L'occidente dal canto suo può far bene a collaborare, a volte, con tali stati. La realpolitik esiste, ed esistono le necessità economiche e gli equilibri diplomatici. Ma si commetterebbe il più grave degli errori se si facessero passare stati con cui a volte si è quasi costretti a collaborare come esempi di un Islam diverso, aperto, tollerante, moderato. Per fare solo un esempio: forse (
FORSE) può essere giusto cercare di coinvolgere l'Iran nella lotta contro l'Isis, ma sarebbe un errore criminale dimenticare quello che realmente è l'Iran: una teocrazia aggressiva ed intollerante, un paese i cui governanti negano pubblicamente l'olocausto, in cui vige la lapidazione delle adultere ed in cui, poco tempo fa, una donna è stata impiccata per aver ucciso un uomo che tentava di stuprarla. Un paese, ed è questa la cosa più grave, che cerca di dotarsi dell'arma atomica e che, se riuscisse nel suo intento, potrebbe usarla contro Israele. E' questo l'Islam moderato di cui in tanti parlano? O è lo il Pakistan? Un paese alleato dell'occidente, ma in cui il fondamentalismo ha assunto forme assolutamente rivoltanti, basti pensare al divieto di istruzione imposto alle bambine.
Quindi, per non dilungarsi a ripetere cose conosciute, se l'affermazione:
“gli attentati di Parigi sono diretti contro l'Islam” vuol significare che questi attentati sono rivolti anche contro gli stati islamici che in qualche modo collaborano con l'occidente, questa è vera solo nel senso che i fondamentalisti assassini rifiutano qualsiasi tipo di collaborazione con l'occidente corrotto e corruttore. E' invece del tutto falsa se vuole significare che fra il terrorismo assassino e il regime di alcuni stati islamici “collaborazionisti” esistano serie differenze di qualità. Per tagliagole dell'Isis come per i mullah iraniani è del tutto giusto che, ad esempio, le adultere vengono lapidate. Le differenze fra loro riguardano solo gli equilibri ed i giochi diplomatici.

Lotte intestine
Le ideologie assolutiste e totalitarie, le religioni intolleranti, i fondamentalismi fanatici di ogni tipo tendono sempre, inesorabilmente, a scindersi in gruppi e gruppetti in lotta spietata fra loro. La storia del cattolicesimo nella sua fase assolutista ed intollerante è storia di scismi ed eresie, e di guerre di religione estremamente cruente. Solo dopo un lungo e faticoso percorso storico il cattolicesimo si è emancipato da questi gravissimi difetti.
Per entrare in campo (falsamente) laico, la storia del movimento comunista, in tutte le sue esperienze, è una terrificante sequela di scissioni e di contrasti politici risolti a suon di plotoni d'esecuzione. Stalin prima elimina politicamente Trotzskj, lo farà fuori con circa dieci anni di ritardo. Poi inizia la lotta contro Zinov'ev, Kamenev, Radek, Bukarin. Una volta eliminati i vecchi oppositori il georgiano attacca i suoi stessi seguaci: fa assassinare, fra molti altri, il suo fido Kirov e prende pretesto dalla sua morte per condurre purghe spietate. In Cina le cose non andranno diversamente. Lotte fra Mao e Liu Shao Chi, poi fra Mao e Lin Pio, poi i moderati eliminano la “banda dei quattro”, vedova di Mao compresa. Altrove si ripetono, in piccolo, le stesse esperienze.
Anche il nazismo ha avuto le sue brave, anche se meno prolungate, lotte intestine, basti pensare alla notte dei lunghi coltelli ed alla eliminazione di Ernest Rohm, vecchio cane da guardia di Hitler, da parte del suo "fuhrer". Per farla breve, tutte le dittature totalitarie, le fedi e le ideologie intolleranti sono caratterizzate da guerre interne, spesso estremamente sanguinose.
La cosa non deve stupire. Le religioni fanatiche e le ideologie totalitarie non possono tollerare il minimo dissenso. Non sono in grado di gestirlo, il dissenso; nulla è più lontano dalla loro teoria e dalla loro prassi quanto la concezione di una società in cui diverse idee, interessi, valori possano confrontarsi civilmente e pacificamente. Ogni dissenso diventa quindi scisma ed ogni scismatico rappresenta il male assoluto. Non solo, più un dissidente è ideologicamente vicino alla ideologia ufficiale più viene odiato dai suoi sacerdoti. Stalin poteva accordarsi con Hitler ma doveva uccidere Trotskji.
L'Islam non fa differenza. Come tutte le fedi assolutiste, totalitarie ed intolleranti tende a dividersi in gruppi che lottano fra loro con tanta maggior veemenza quanto più sono ideologicamente vicini. Oggi l'Islam è l'unica religione scossa da lotte intestine sanguinosissime, che nulla hanno da invidiare alle guerre di religione che in un passato ormai abbastanza remoto hanno lacerato la cristianità.

Se quindi la affermazione:
“gli attentati di Parigi sono diretti contro l'Islam” intende riferirsi al fatto incontestabile che oggi nel mondo moltissimi musulmani vengono ammazzati da altri musulmani, questa non è né vera né falsa, ma priva di senso. Queste uccisioni infatti di per se non possono dimostrare né la verità né la falsità della affermazione di cui ci stiamo occupando.
Dire che il terrorismo è anti islamico perché spesso fra le sue vittime ci sono degli islamici è un po' come dire che Stalin era anticomunista perché ha fatto uccidere, oltre a svariati milioni di normali esseri umani, anche un buon numero di comunisti, addirittura di comunisti
stalinisti, o che le guerre di religione erano dirette contro la religione perché facevano scorrere a fiumi il sangue dei religiosi. Simili affermazioni non sono proposizioni a cui sia possibile assegnare un valore di verità, sono stronzate che volutamente prescindono da ogni legame con la verità. Trasformare Hitler in un antinazista perché ha eliminato le nazistissime camicie brune, o Mao in anti maoista perché ha fatto fuori il suo fedelissimo Lin Piao, significa spogliare il nazismo ed il comunismo maoista delle loro reali peculiarità. Ogni tiranno che uccide i suoi complici o i suoi possibili rivali sarebbe un nemico della tirannia, ma in questo modo il concetto stesso di tirannia perde ogni determinazione: tutti sono suoi nemici perché tutti partecipano alle sue lotte intestine. Il fatto fondamentale che queste lotte intestine siano componente essenziale di ogni tirannia scompare, e con lui scompaiono gli obiettivi, le caratteristiche, i fini dei presunti “nemici” di un regime tirannico.
Lo stesso accade con l'Islam. Ad ogni attentato qualcuno afferma con aria seria che si tratta di un attacco al “vero islam” perché fra le vittime ci sono anche degli islamici. Però le caratteristiche di questo “vero Islam” sempre sotto attacco non emergono
mai. Non emergono mai esempi positivi, né a livello teorico né, tanto meno, pratico di questa “autentica” religione islamica. Il famoso “Islam moderato” che da oltre quattordici anni, per la precisione dall'undici settembre 2001, viene opposto al fondamentalismo non ha leader che lo rappresentino, una teoria che esponga le sue idee, uno stato in cui si incarni, una prassi a cui far riferimento. Gli unici suoi testimoni sono i corpi massacrati di esseri umani di fede mussulmana uccisi da altri uomini della stessa fede. E' molto poco come testimonianza, un po' come se i cadaveri di Trotskji o di Bucharin fossero eletti a testimoni di un “comunismo di tipo nuovo”, qualitativamente diverso da quello di Stalin, Mao o Pol Pot.

Contorcimenti

Ogni volta è, più o meno, lo stesso spettacolo. C'è un attentato, subito si levano alte grida di condanna, poi la condanna inizia ad attenuarsi. Qualcuno dice: “sono stati provocati”, altri aggiungono: “si tratta di casi isolati, di azioni folli di squilibrati”, altri ancora avanzano l'ipotesi di qualche diabolico complotto della CIA e del Mossad. La maggioranza però sostiene che i terroristi non sono il vero islam, anzi, il vero Islam è l'obiettivo autentico dalle loro azioni. E così ci troviamo di fronte allo spettacolo spettrale di un “vero” mondo islamico che tutti i giorni è aggredito da islamici che non sono veri islamici, o in cui è in corso una autentica epidemia di follia, o che è oggetto di continue intollerabili provocazioni, o, ancora, di diabolici complotti.
La cosa è molto strana, perché nel mondo ci sono tante religioni che non subiscono una sorte così avversa. Come mai nel mondo ci sono tanti falsi islamici che attaccano il vero islam e non si trovano invece almeno alcuni falsi buddisti che attaccano il “vero buddismo”? E perché tutti i complotti della CIA e del Mossad sono rivolti sempre e solo contro l'Islam e non contro il taoismo? Ed ancora, perché le epidemie di follia non colpiscono gli ebrei, oltre che gli islamici? E come mai ad essere “offesi” e “provocati” sono sempre gli islamici e non i cattolici o i protestanti, o magari gli scintoisti?
Da moltissimo tempo dietro ad ogni guerra, ogni attentato, ogni orgia di sangue c'è sempre la stessa religione: l'Islam, questa è la realtà.
Una realtà che molti occidentali
non vogliono vedere. Preferiscono inventare entità misteriose, come l'Islam moderato ed i “falsi islamici”; immaginano diabolici complotti, moltiplicano fino al ridicolo gli “episodi isolati”, considerano “provocazioni” azioni che per noi sono da secoli espressione di diritti. Come lo shakespeariano re Lear chiudono gli occhi e si tappano bocca ed orecchie pur di ignorare una verità che è ormai sotto gli occhi di tutti: l'Islam fondamentalista ha dichiarato guerra all'occidente e l'Islam cosiddetto moderato è del tutto incapace di contrastarlo.
Negare la realtà non vuol dire eliminarla, vuol dire solo subirne tutte le tragiche conseguenze.
Esattamente ciò che sta avvenendo.

mercoledì 7 gennaio 2015

PENSIERINI SU PARIGI



Qualcuno ha detto che in fondo il giornale oggetto dell'attacco islamista è brutto e volgare. NON ME NE FREGA NIENTE se è brutto e volgare. Nei paesi civili esiste anche il diritto di essere brutti e volgari. Chi non lo accetta, questo sacrosanto diritto, può tornare a casa sua.

Un cattolico, un ebreo o un buddista possono anche sentirsi offesi da una vignetta, ma non si sognano neppure di uccidere chi la ha disegnata. A volte mi sono sentito rivoltare lo stomaco guardando alcune vignette di Vauro, ma non ho mai pensato di ammazzarlo. Per noi la libertà di stampa è un VALORE, per altri un DISVALORE. Al massimo noi chiediamo leggi che tutelino i cittadini, fedeli e non fedeli, dagli insulti, altri uccidono chiunque si azzardi a dire o scrivere o disegnare cose che LORO, a loro insindacabile giudizio, giudicano “insulti”. La differenza è tutta qui, e non è una differenza da poco.

E' lecito offendersi per TUTTO? Se io mi “offendo” perché Tizio indossa un abito verde lo posso malmenare? E se certi discorsi mi “offendono” posso tappare la bocca di chi li fa? Se il semplice fatto che Caio esiste, vive vicino a me, costituisce per me una grave “offesa” ho diritto di uccidere Caio?
Da tempo ormai in occidente si stanno trasformando le opinioni in “insulti”, le idee in “offese”. Sopratutto si stanno trasformando in “insulti” e “offese” le opinioni e le idee critiche nei confronti dell'islam. I nostri “fratelli” portano alle estreme e criminali conseguenze questo modo di “pensare” (si fa per dire).

Non vorrei essere troppo polemico, ma, qualcuno ricorda la vicenda delle vignette apparse in Danimarca? o quella del film su Maometto che circolava in rete? Allora furono in molti a dire, in occidente, che non bisogna "offendere" l'Islam. E qualcuno ricorda il discorso di Ratisbona di papa Benedetto e le reazioni isteriche che ne seguirono? Ci fu chi accusò il papa da aver fatto una "gaffe". Oggi pare che gli occidentali abbiano riscoperto il valore della libertà di stampa. Meglio tardi che mai.

Non si tratta solo di catturare gli assassini. Si tratta di combattere le cause politiche, sociali, culturali di simili gesti. E le cause sono, tutte, riconducibili ad una: l'occidente ha perso fiducia in se stesso, non crede più nei suoi principi e nei suoi valori, è una civiltà in crisi.

Non abbiamo solo commesso l'errore di aprire in maniera sconsiderata le porte ad una immigrazione senza limiti e controlli. Abbiamo rinunciato ad integrare davvero i nuovi venuti. Non abbiamo cercato di far loro comprendere l'importanza della nostra cultura, dei nostri valori fondamentali. Per non “offenderli” abbiamo cominciato a rinunciare a questi valori e a questa cultura. Ci siamo quasi scusati per il fatto di essere occidentali, abbiamo depurato la libertà e la democrazia della loro portata universale, abbiamo iniziato a riscrivere la storia seguendo i canoni del politicamente corretto. Abbiamo cercato di soddisfare le richieste dei nuovi venuti, sempre più arroganti, aggressive, inaccettabili. Ne paghiamo le conseguenze.

Qualche imbecille già parla di complotto. Certo, Al Qaeda, l'Isis, Boko Aram, Hammas, Hetzbollah, martiri di Alaxa e tutti i gruppi estremisti sono formati da agenti del Mossad. Ed erano agenti del mossad le migliaia di islamici che hanno gioito dopo il crollo delle torri gemelle, ed erano agenti di CIA e Mossad i milioni di fondamentalisti che hanno provocato l'inferno in mezzo mondo dopo il discorso del papa a Ratisbona. Nel mondo ci sono milioni, decine, centinaia di milioni di agenti del Mossad e della Cia.

Hanno ragione, da un certo punto di vista, coloro che affermano che i terroristi sono dei sanguinari isolati. Sono "isolati" non perché privi di seguito, ma perchè, forse, non appartengono a nessun grande gruppo organizzato. La cosa è ancora più grave! Vuol dire che esiste un pericolosissimo terrorismo diffuso, che sono in moltissimi, fra gli islamici che vivono a casa nostra, coloro che condividono le idee e gli pseudo valori dei fondamentalisti, e possono entrare in azione da un giorno all'altro. Gli assassini sono solo la punta dell'iceberg, dietro a loro ci sono i simpatizzanti, gli assassini potenziali.

Il terrorismo nasce dalla miseria, hanno ripetuto per anni. Oppure, hanno detto, nasce dalla indignazione per le politiche aggressive dell'occidente. Ma oggi il terrore colpisce in Francia, il paese forse più filo islamico ed antisemita d'Europa, anni fa ha colpito in Inghilterra, altro paese in cui fra un po' ci saranno più moschee che chiese cristiane. E a colpirci sono persone apparentemente integrate, cittadini “europei”, non miserabili emarginati Non ci colpiscono per ciò che facciamo, ma per ciò che siamo. Siamo occidentali e questo è per loro un insulto intollerabile. Ci vuol tanto a capirlo?

In un momento tragico come quello che stiamo vivendo dobbiamo, TUTTI, ringraziare lo STATO DI ISRAELE e i suoi formidabili combattenti. Gli israeliani combattono a muso duro contro i terroristi, difendono con forza il loro paese e in questo modo difendono tutti noi. Sono circondati da milioni di fanatici che li vogliono morti, e oggetto di continue critiche da parte degli occidentali “buoni”. Eppure continuano a lottare, e a vincere, per loro e per noi. E lo fanno senza venir meno ai loro, e nostri, valori fondamentali. Sottoposti ad una aggressione barbara si difendono senza trasformarsi, a loro volta, in barbari. A loro deve andare tutta la nostra gratitudine.

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

Si tratta di una norma di semplice buon senso: se l'evasione non supera il 3% dell'imponibile il reato viene depenalizzato. Il che non vuol dire, sia chiaro, che l'evasore non paga il suo debito, debitamente maggiorato, solo, non finisce davanti al giudice. Una norma di normale buon senso , già in vigore in altri paesi. Andrebbe nella direzione di rendere meno disumano il fisco, distinguendo l'evasione che si può compiere per errore o scarsa diligenza dalla grande evasione sistematica.
Qualcuno ha detto che fissare un termine percentuale sarebbe un errore: così facendo chi più ha più potrebbe evadere (in realtà nessuno può evadere perché depenalizzare, lo si è visto, non vuol dire consentire). Meglio sarebbe stato fissare una cifra fissa, dicono, magari cento o duecentomila euro. In questo modo se Tizio dovesse pagare imposte per 90.000 euro e non pagasse nulla non incorrerebbe in norma penale alcuna,  ridicolo. La gravità dell'evasione non va computata in cifra fissa ma in rapporto a quanto dovuto. Se ho un imponibile di 100 milioni di euro e, invece di pagarne 50 in imposte, ne pago solo 47 sono meno colpevole di chi deve pagare 90.000 e non paga niente, elementare direi!
Ma tutti questi sono dettagli, perché il problema vero è che questa norma avrebbe, dico avrebbe, potuto favorire Berlusconi. E quando c'è di mezzo Berlusconi in molti reagiscono come gli squali quando sentono odor di sangue, o meglio, non come squali, lo squalo è un fantastico predatore e non c'è nulla di fantastico in un Travaglio o in un Fassina. Diciamo come le iene o i topi quando sentono odor di cibo in decomposizione. Scatta il richiamo della foresta, l'esplodere di un giustizialismo fazioso e fanatico. La tal norma potrebbe favorire Berlusconi? Allora è, per definizione, una norma cattiva, malvagia, ad personam! Va respinta, senza discussioni, fregandosene dei suoi contenuti effettivi. Se il governo proponesse la riduzione delle accise sulla benzina qualcuno strillerebbe che si tratta di una “legge ad personam” perché Berlusconi di certo possiede molte auto di grossa cilindrata...

E come questa norma avrebbe favorito il cavaliere? Berlusconi è già stato condannato (a torto o a ragione, qui conta poco) ed ha già quasi scontato la pena (giusta o sbagliata, pesante o lieve che fosse). In cosa questa norma lo favorirebbe, ammesso che davvero lo favorisca? Semplicemente, gli farebbe acquistare, a posteriori, la “verginità”: il cavaliere tornerebbe ad essere incensurato quindi eleggibile in parlamento. Una sciocchezza. Chi crede che Berlusconi sia un criminale continuerà a crederlo, malgrado la verginità acquisita a posteriori, chi crede che sia vittima di una colossale persecuzione giudiziaria continuerà a crederlo, anche senza postume riabilitazioni. Quanto alla eleggibilità, conta davvero poco. Qualcuno ancora non si è accorto che tutti i principali leader politici di oggi (Renzi, Salvini, Berlusconi) non sono parlamentari? Inoltre il cavaliere è ormai fuori gioco, non riconquisterà più il centro della scena politica, sia o meno riabilitato. Perché allora tanto ridicolo accanimento, tanti strilli?
Il fatto è che certi figuri non sanno rinunciare all'antiberlusconismo. Per venti anni hanno fatto della lotta a morte al cavaliere l'unico obiettivo della loro azione. Così, reagiscono a tutto ciò che in qualche modo richiama Berlusconi in maniera meccanica, come i cani di Pavlov, o come le iene, appunto, all'odore del sangue. Sono personaggi spregevoli. Il paese sta affondando, milioni di giovani non trovano lavoro, ogni giorno migliaia di “migranti” sbarcano sulle nostre coste, interi quartieri delle nostre città stanno diventando invivibili e per cosa si indignano questi personaggi? Per una norma che in ogni paese civile non provocherebbe più di cinque minuti di dibattito.
Poveri noi!

sabato 3 gennaio 2015

LA PACE E' SEMPRE POSSIBILE... O NO?

Papa Benedetto cercava sempre o quasi di argomentare ciò che diceva. Papa Francesco no, lui fa affermazioni apodittiche su cui si può solo acconsentire.
LA PACE E' SEMPRE POSSIBILE, ha detto il giorno di Capodanno. Non ha cercato di spiegare come la pace sia sempre possibile, si è limitato ad affermarlo, e la sua affermazione assomiglia tanto ad uno slogan.
In realtà tutti sanno che la pace non è sempre possibile. Era possibile, per fare solo un esempio, la pace con Hitler? E cosa avrebbe significato per gli ebrei una simile pace? La pace è sempre possibile solo se si identifica la pace con la resa, la mera accettazione passiva di ogni prevaricazione. Una simile pace però ha effetti ancora più devastanti di una guerra.
E' questo in realtà il significato autentico dello slogan mieloso secondo cui la pace sarebbe sempre possibile. Chi fa proprio un simile slogan carica di responsabilità solo coloro che sono vittime di aggressioni e prevaricazioni. L'appello del papa non è rivolto, per venire al sodo, all'Isis. Il santo padre sa benissimo che i fanatici dell'isis neppure le ascoltano, le sue parole. E' rivolto a chi dovrebbe contrastare l'Isis con le armi. Dire che “la pace è sempre possibile” vuol dire invitare le vittime del fondamentalismo a non reagire, comunque a non reagire con le armi, soprattutto vuol dire invitarle a non chiedere, non pretendere, interventi armati a loro sostegno. Si tratta, nei fatti, al di là delle buone intenzioni, di un appello a stare buoni, a “comprendere” chi sgozza, vende donne sulle piazze dei mercati, impala, crocifigge.
Esaltare genericamente la pace fra i boia e le vittime non significa neppure assumere una posizione “equidistante”, non può esistere equidistanza fra vittime e boia, significa rendere più difficile il lavoro di chi ai boia dovrebbe opporsi. Questo non ha nulla a che vedere con l'equidistanza, al contrario.

Per i pacifisti, veri o presunti che siano, la domanda fondamentale è “pace o guerra?”. In realtà non è questa la domanda fondamentale. Oggi la stragrande maggioranza delle persone civili non considerano un valore la guerra, il che non esclude che esistano, e siano importanti, le virtù militari.
Nessuno oggi in occidente vuole la guerra per la guerra, sogna di conquistare la gloria sul campo di battaglia. La vera domanda allora non è “pace o guerra?” ma: “a cosa è possibile rinunciare in nome della pace?”.
Si può rinunciare a tutto pur di avere la pace? Saremmo disposti a vivere in una società in cui esiste lo schiavismo, non esiste nessuna libertà di pensiero e le donne sono ridotte ad un ruolo men che servile, pur di non prendere le armi in difesa del nostro stile di vita e dei nostri valori fondamentali? Il problema è tutto qui. In occidente la guerra ormai è considerata un mezzo, non un fine. E' un mezzo da non usare mai, quale che sia la posta in gioco? Allora rassegnamoci: i nostri figli o i nostri nipoti vivranno in società in cui nessuno di noi vorrebbe vivere neppure per un paio di giorni.
Certo, gli amanti della pace a qualunque costo negano una simile eventualità. Per loro i “cattivi” non esistono. Fanatismo, irrazionalità, odio sono una invenzione di finanzieri sionisti e manager delle grandi multinazionali. E' facile teorizzare un mondo d'amore quando il mondo reale è stato sostituito dalla sua zuccherosa immagine ideologica.

Chi è disposto a rinunciare a tutto pur di avere la pace si considera di solito molto “buono”, una sorta di santo. Rinunciando a tutto pur di avere la pace si salvano vite umane, dice, e nulla è tanto importante quanto salvare vite di nostri simili.
Non intendo affrontare il problema se davvero una vita disumana sia preferibile alla morte, o al rischio della morte, mi limito a chiedere: stanno davvero così le cose? E' o non è vero che a volte la forza militare è l'unico mezzo per impedire orribili massacri, o quanto meno per ridurne la portata? Scegliere la “pace” in casi simili non equivale a permettere che di vite umane ne vengano distrutte in quantità industriali?
L'olocausto è avvenuto in tempo di guerra, ma non aveva alcuna relazione con la guerra, anzi, se Hitler avesse condotto in maniera più razionale la guerra non avrebbe sprecato ingenti quantità di uomini e mezzi in un genocidio che non aveva relazione alcuna con le operazioni belliche.
Il comunismo staliniano e maoista ha prodotto decine di milioni di cadaveri, in tempo di pace.
Lo sterminio di quasi un quarto della popolazione cambogiana ad opera dei Kmer rossi di Pol Pot è avvenuto, anch'esso, in tempo di pace, nell'assordante silenzio del mondo.
Non è vero che solo la guerra distrugge vite umane. Ne distrugge altrettante una pace ipocrita che consiste nel lasciare che i boia facciano tranquillamente il proprio lavoro

Non sto sostenendo la tesi che si debba intervenire militarmente contro ogni dittatura. Un intervento militare è un atto gravissimo, dalle conseguenze a volte imprevedibili, da valutare con la massima freddezza ed attenzione. Ma non è neppure sostenibile la tesi di coloro che vorrebbero la pace sempre e comunque, ad ogni costo, qualsiasi cosa accada. Soprattutto, è inaccettabile la pretesa che questo desiderio di pace ad ogni costo sia qualcosa di eticamente superiore. Non lo è! Si può decidere di non effettuare un intervento militare. Questo non intervento, lasciando campo libero ad un regime criminale, causerà numerose vittime, ma le conseguenze di un intervento potrebbero essere ancora più disastrose. Ma, appunto, qui non siamo di fronte a scelte etiche, solo ad una valutazione il più razionale possibile del rapporto costi benefici. L'etica astrattamente intesa, la kantiana etica dei principi, richiederebbe semmai l'intervento militare contro ogni regime tirannico. E' la ragione calcolante, e la connessa etica della responsabilità, a spingere a valutazioni più ponderate. I pacifisti che si atteggiano a persone molto “morali”, molto attente al valore della vita umana, in realtà non lo sono per niente. Sono attenti solo alle vittime della guerra, meglio, della guerra condotta da certi paesi, quelli occidentali. Ma sono sordi, ciechi e muti di fronte allo spettacolo di vite umane mietute a milioni da regimi indecenti, in situazioni di angelica pace.

Non è vero quindi che la pace è sempre possibile. A volte lo è, altre volte no. A volte la pace ha, come la guerra, dei costi che val la pena di sostenere, altre volte i costi della pace, o della guerra, sono insostenibili.
Certo, in astratto la pace è la cosa migliore del mondo. Un mondo di persone morali, tolleranti, comprensive sarebbe un mondo di pace perpetua, e sarebbe anche un ottimo mondo.
Però, sarebbe ottimo anche un mondo privo di malattie e sofferenze, penuria e dolore.
Ma non è, e probabilmente non sarà mai, questo il mondo in cui viviamo. Dire: “la pace è sempre possibile” in fondo è un po' come dire: “la salute è sempre possibile” o: “il benessere, la felicità sono sempre possibili”. Sciocchezze.
La pace va pazientemente e realisticamente costruita, come vanno pazientemente costruiti decenti livelli di benessere e realisticamente ridotto l'impatto delle malattie e della sofferenza. Nulla però contribuisce tanto a costruire una pace solida quanto la sconfitta di chi fa del fanatismo e della prevaricazione la sua ragione di vita. Questo coloro che credono, o affermano di credere, che “la pace è sempre possibile” non lo capiranno mai.

giovedì 1 gennaio 2015

LE COOPERANTI, E I CIALTRONI




Gira in rete il filmato delle due cooperanti rapite in Siria. Infilate in un sacco nero, l'abito che i nostri “fratelli mussulmani” impongono alle "loro" donne, l'aria spaurita, con in mano un foglietto cn la data del 17 dicembre, supplicano il governo italiano di salvarle e recitano osceni slogan propagandistici.
Mi viene in mente un altro filmato, quello diffuso subito dopo il loro rapimento. In quello sono vestite in maniera ben diversa, colorata, civettuola, quasi sexy. E sparano cazzate con un angelico sorriso stampato sui bei visini. “Non ci sono terroristi”, affermano, “io parlavo qualche giorno fa su skype con un ragazzo accusato di terrorismo, è tanto bravo...”
Non ci sono terroristi, al massimo combattenti per la libertà, i terroristi veri sono gli israeliani, e gli americani, lo sanno tutti, no? Chissà cosa penseranno ora le due stupidine. E chissà cosa diranno se riusciranno a salvarsi; faranno come le due Simone, o come Giuliana Sgrena che, superata la paura, hanno ricominciato a sputar odio sull'occidente e lo stato di Israele? E' possibile.
Però, spero che si salvino. Lo spero sinceramente perché quelle due arroganti stupidine sono prima di tutto esseri umani. Se il video è autentico, se non ci sono trucchi, si tratta di due ragazze terrorizzate, smarrite di fronte al mistero drammatico della morte. E per me, come per ogni persona civile, l'essere umano ha la priorità.
Non credo però che lo stato italiano debba sborsare soldi per salvarle, cedere al possibile ricatto dei terroristi. E questo non per sciocche ripicche o astratto principismo; solo, pagare riscatti ai tagliagole fanatici favorisce nuovi, orribili crimini.

Le due cooperanti sono arroganti e stupide, lo sappiamo e lo abbiamo detto in tanti. Però, è giusto prendersela solo con la loro arroganza e stupidità? Hanno avuto modo, queste due sciocche ventenni, di informarsi seriamente sul medio oriente, di farsi una opinione ragionata? O non hanno fatto altro che assorbire gli slogan che una propaganda martellante, quasi goebbelsiana, ammanisce quotidianamente a tutti?
Durante l'ultima, ennesima, guerra di Gaza i media non hanno fatto altro che enumerare, quasi in presa diretta, le vittime palestinesi, sottolineando le morti di donne e bambini. Hanno detto solo poche parole sui razzi di Hammas diretti contro scuole ed asili, e quando ne hanno parlato hanno strillato a gran voce che le vittime israeliane erano pochissime. Che cattivi questi israeliani! Hanno il gravissimo torto di difendere i loro bambini, si affrettarsi a mandarli in sicuri rifugi in caso di attacco, loro non li usano come scudi umani o come strumenti di facile e faziosa propaganda! E si permettono anche, i malvagi israeliti, di intercettare e distruggere i razzi giocattolo di Hammas, davvero intollerabile!
E qual'è il clima culturale che si respira in occidente? Si leggano i libri di storia e geografia dedicati ai ragazzini delle scuole medie per rendersene conto. Gli occidentali sono sempre stati cattivi, aggressivi ed imperialisti, gli altri invece innocenti mammole. Infatti democrazia politica, libertà personali, emancipazione della donna sono nate in Siria o in Mongolia, lo sanno tutti.
Nel califfato Islamico creato dall'ISIS è stato restaurato lo schiavismo, con tanto di listini prezzi ufficiali e donne vendute sulle pubbliche piazze. Barbarie come le crocefissioni (ricordano qualcosa?) sono tornate ad essere attuali, e con quelle sgozzamenti, decapitazioni e simili dolcezze. Ma al centro degli attacchi delle organizzazioni “umanitarie” c'è sempre lo stato che ha dato al popolo più perseguitato della storia asilo e protezione. Si potrebbe continuare a lungo, purtroppo.

Ognuno è responsabile delle proprie scelte, lo sono anche le sciocche “cooperanti”. Non ho intenzione di imputare le loro scelte idiote alla propaganda dei media, alla scuola o alla famiglia, ci mancherebbe! Conosco ragazzi più o meno della loro età che ragionano ben diversamente da loro, per fortuna!
Però, se è giusto condannare la stupidità e l'arroganza di queste ragazze, non è giusto tacere sull'arroganza di altre persone, non stupide, mi permetto di credere.
Quando leggo le stronzate di un “filosofo” come Gianni Vattimo non può non tornarmi in mente, ad esempio, un vecchio dibattito che lacerò la sinistra, e non solo, durante gli anni di piombo. I terroristi delle BR ammazzavano, ed erano condannati da moltissimi per i loro crimini, ma, cosa si diceva dei loro maestri? Il giovanotto che ammazzava era un criminale, verissimo, ma non erano criminali, sia pure in forma diversa e non penalmente rilevante, anche colo che giustificavano i deliri ideologi che portavano agli omicidi?
I vari “maitres a penser” parlavano di guerra di classe, di necessità di colpire il cuore dello stato, filosofavano sulla “geometrica potenza” che le BR avevano messo in atto in occasione del rapimento Moro, e la contrapponevano dialetticamente alla violenza “gioiosa” degli “autonomi”, però non sparavano, non partecipavano agli scontri, lasciavano che a farlo fossero altri. Ai “filosofi” le poltrone ed i dibattiti rarefatti, ai ragazzotti il sangue.
Un po' come ora. I “filosofi” come Vattimo chiedono “armi per Hammas” ma non osano avvicinarsi alle zone in cui imperano i tagliagole. Amano gli islamici ma non si fidano troppo di loro. In quelle zone ci vanno gli arroganti sciocchi, e sciocche.

In un brano splendido dei “Fratelli Karamazov” Smerdjakov, l'assassino del vecchio Fedor Pavlovic Karamazov, parla con Ivan Karamazov, l'intellettuale della famiglia, il nichilista convinto che “tutto è possibile”. Lui, Smerdjakov, non ha fatto altro che mettere in atto le teorie di Ivan, ed ha fatto capire ad Ivan che intendeva compiere il delitto. Perché ora Ivan si dispera e parla di colpevolezza ed innocenza? Perché si ritrae di fronte al sangue, dopo aver teorizzato che si può anche farlo scorrere, il sangue? Non è un atteggiamento miserabile, da cialtrone, quello di Ivan?
Le splendide pagine di Dostoevskij sembrano fatte apposta per tanti pseudo intellettuali di oggi. Quelli che amano l'Islam ma non vivrebbero mai in Iran, e neppure si avvicinerebbero al califfato dell'ISIS. Valgono per gli intellettuali omosessuali che gettano merda su Israele ma chiederebbero aiuto agli Israeliani se si trovassero, per loro sventura, a Gaza, valgono per quei “buoni” che vogliono far entrare tutti i "migranti" in Italia, ma vivono in eleganti quartieri in cui di "migranti" proprio non se ne vedono.
Questi squallidi personaggi hanno più colpe delle due sciocche cooperanti. Ma non corrono rischi, loro. Stanno a casa, comodamente seduti in poltrona, a discettare sulle altrui disgrazie.