mercoledì 21 settembre 2016

TECNICHE GOEBBELSIANE

I nostri media si stanno specializzando nelle tecniche della mistificazione. Di seguito ne esaminiamo quattro, fra le più efficaci.

Una potremmo definirla:
far apparire scontato, normale, ciò che non è nè normale nè scontato.

Il presidente della camera, signora Laura Boldrini, dice che bisogna usare parole come “ministra” o “sindaca” e da quel momento tutti gli annunciatori dei vari TG parlano di “ministre” e di “sindache”.
Papa Francesco afferma che quella dei migranti è “la più grave emergenza umanitaria dalla fine del secondo conflitto mondiale” e da quel momento tutti i pennivendoli dei vari TG ripetono che “la crisi dei migranti è la più grave emergenza umanitaria dalla fine del secondo conflitto mondiale”.
La cosa indecente è che lo fanno con assoluta noncuranza, come se niente fosse. Usano il termine “ministra” come se da sempre tutti avessero usato quel termine. Affermano che “la crisi dei migranti... eccetera” come se fosse una cosa scontata, pacifica, che solo dei folli possono contestare. Il sole sorge tutte le mattine ad oriente, chi oserebbe contestare una verità tanto evidente? “La crisi dei migranti... eccetera”... chi può negarlo? Chi può osare di non essere d'accordo? La possibilità che questa affermazione
NON corrisponda al vero, anzi, che sia una PALLA clamorosa, non viene neppure presa in considerazione, sarebbe  come negare che il sole sorge ad oriente, tutte le mattine.
La tecnica goebbelsiana è perfetta e viene spesso usata combinata col suo opposto speculare: spacciare per anormale ciò che invece è assolutamente normale. Ad esempio, sempre, tutti i paesi hanno protetto  i loro confini dai clandestini. Oggi questo viene fatto apparire come una anormale, pericolosissima patologia razzista. Se qualcuno chiede i documenti a chi vuole varcare i confini di casa sua diventa ipso facto un "razzista", "xenofobo", "sciovinista" eccetera. 

Collegata a questa tecnica ce n'è un'altra: possiamo definirla
criminalizzazione del dissidente.

Chi non usa un neologismo orribile come “sindaca” è
nemico delle donne. Chi non crede che "la crisi dei migranti... eccetera” è un razzista. Chi non è convinto che l'Islam sia “una religione di pace” è un “razzista iislamofobo”. Si identifica chi non accetta la vulgata politicamente corretta con il male, il dissidente col criminale. Non ci si prende la pena di esaminare ciò che egli realmente dice, non ci si cura di discutere, sia pure per rifiutarle, le sue proposte. Ci troviamo di fronte ad un “maschilista, razzista islamofobo”, cioè a quanto di peggio esista nel genere umano. Con un simile personaggio non si parla, va solo emarginato, se possibile cacciato in galera, in nome, naturalmente, della umana comprensione, della tolleranza e del dialogo!

La terza tecnica, logicamente collegata alle prime due può essere definita leggera modifica della verità.
Basta modificare un po' la verità ed hai la peggiore delle menzogne. Lo sapevano alla perfezione Gobbels ed i vari organizzatori dei processi spettacolo staliniani.
Eccone alcuni esempi:

La notizia vera:
Una nave militare italiana ha trasbordato, a venti chilometri dalle coste libiche, 500 clandestini che viaggiavano su un barcone alla volta dell'Italia. Compiute le operazioni di trasbordo li ha accompagnati in Italia.
Nei vari TG diventa:
“Una nave militare italiana ha salvato 500 profughi."

La notizia vera:
In Germania forte avanzata di “Alternativa per la Germania”, un partito euroscettico e contrario alla immigrazione clandestina.
Nei vari TG diventa.
“Forte avanzata elettorale in Germania della ultradestra xenofoba."

La notizia vera:
Ieri in Belgio Ali Hussein, cittadino francese di origini marocchine, ha accoltellato una passante al grido di: “Allah akbar.
Nei vari TG diventa:
“Ieri in Belgio un cittadino francese, forse in preda a gravi disturbi mentali, ha accoltellato una passante."

La notizia vera:
Stamattina a Fermo un giovane italiano ha ucciso con un pugno un nigeriano nel corso di una rissa, causata, pare, da alcuni insulti razzisti cui il giovane nigeriano ha reagito aggredendo l'italiano con un sbarra di ferro.
Nei vari TG diventa:
Agguato razzista ad un giovane nigeriano, barbaramente picchiato ed ucciso.

La notizia vera:
Stamattina a Tel Aviv un militare israeliano ha sparato ad un palestinese diciottenne che cercava di accoltellarlo. Il giovane, prontamente ricoverato in ospedale, è morto tre ore dopo.
Nei vari TG diventa.
Stamattina a Tel Aviv un militare israeliano ha sparato ad un diciottenne palestinese uccidendolo.

La notizia vera:
Da una settimana proseguono i lanci di razzi da Gaza verso Israele. Solo ieri ne sono stati lanciati sei.
Nei vari TG diventa.
…...... SILENZIO TOMBALE........

La notizia vera:
Rappresaglia israeliana contro le postazioni missilistiche di Hammas che da una settimana lanciavano razzi contro Israele. Distrutta una postazione piazzata sul tetto di un edificio scolastico. Uccisi tre terroristi, si temono vittime fra gli studenti che malgrado il pericolo erano presenti nelle aule.
Nei vari TG diventa:
Rappresaglia israeliana causa una strage di studenti in una scuola di Gaza.

Si potrebbe continuare.

Queste tre tecniche vengon poi abilmente combinate con quella che potremmo definire tecnica dell'uso terroristico dei sentimenti.
Si presentano foto, non si sa quanto taroccate, di poveri migranti, si gettano in pasto al pubblico le immagini shoccanti di bambini annegati, si da largo spazio a testimonianze orripilanti. Il tutto alternato da film e serie televisie grondanti "bontà" politicamente corretta. E, naturalmente, senza alcun approfondimento, senza alcuna verifica sulla attendibilità di foto e testimonianze. Senza che neppure  ci si chieda perché mai certi fotografi  non hanno pensato a cercare di aiutare un bambino, invece che fotografarlo.
E ovviamente non vale il contrario. Se un migrante uccide a bastonate un pensionato o stupra una fanciulla niente foto, niente testimonianze, massimo riserbo! Per tutelare la privacy delle persone coinvolte, dicono. Peccato che di questa privacy in altre occasione nessuno si interessi.


E il lavaggio del cervello continua...

mercoledì 14 settembre 2016

ORIANA

Risultati immagini per foto di Oriana Fallaci

Dieci anni fa ci lasciava Oriana Fallaci.

Ricordo quando lessi la prima volta “la rabbia e l'orgoglio”.
Sento distrattamente l'annunciatore di un TG che dice: “suscitano polemiche le tesi sostenute da Oriana Fallaci sul Corriere della sera...”. Non ci faccio troppo caso, ma quando esco di casa compro il “Corriere”.
“Gli do un'occhiata ora, poi semmai lo finisco di leggere a casa” penso fra me e me mentre mi siedo su una panchina. Comincio a leggere... e resto lì, col sedere incollato alla panchina, fino alla fine.
Una prosa coinvolgente quella di Oriana. Un testo sorretto da una logica rigorosa che mai però cerca di spacciarsi per asettica “dimostrazione”. Un testo in cui è palpabile la partecipazione umana, il coinvolgimento emotivo, la rabbia appunto, combinata con l'orgoglio.
Soprattutto un testo che è un grande, enorme IL RE E' NUDO!
Si, il re è nudo perché Oriana scrive ciò che tanti pensano e non sono capaci di esprimere come lei sapeva fare, ma, soprattutto, non osano dire o scrivere perché incapaci di reagire al ricatto del politicamente corretto. Quello che scatta quando qualcuno osa dire cose contro corrente, sgradite agli pseudo intellettuali ed ai signori dei media e che fa piovere sul reprobo terribili, infamanti, accuse: “xenofobo!”, “sciovinista!”, “RAZZISTA!
L'Islam non ha niente a che vedere con la strage dell'undici settembre, la colpa è tutta di alcuni terroristi, giovani esasperati dalla miseria e dalla emarginazione, Bin Laden, si sa, era un emarginato povero in canna; forse i responsabili di tutto sono i servizi segreti, di certo lo sono i banchieri e il “Dio denaro”. Questo più o meno hanno detto i teorici del politicamente corretto subito dopo il massacro. E non hanno più smesso di riproporre queste tesi.
E se non sei d'accordo, se osi affermare che l'Islam c'entra eccome nella strage, nelle stragi, se inviti la gente a guardare lo spettacolo di folle esultanti, nei paesi musulmani, ogni volta che qualcuno uccide in nome di Dio, se ti permetti di ricordare che poveri ce ne sono in tutte le religioni, ma che solo i seguaci di una certa fede ammazzano gente a casaccio, se sei tanto impudente da fare simili considerazioni ti mettono subito a tacere definendoti “RAZZISTA”, addirittura “FASCISTA”.
Oriana ha mandato letteralmente al diavolo i sepolcri imbiancati che fingono di non vedere la verità che sta li, chiarissima, sotto i nostri occhi. Ha messo in ridicolo la tesi di chi vorrebbe separare terrorismo ed Islam; non ha detto che tutto l'Islam è terrorista, sarebbe una sciocchezza, ha detto una cosa diversa, ma altrettanto grave: che la cultura, i valori, il modo di vivere egemoni nell'Islam sono il brodo di cottura in cui nasce e prospera il virus del terrorismo. Il terrorismo islamico non è un fungo velenoso sorto dal nulla, ha alle spalle secoli di storia, di guerre dell'Islam contro l'occidente e di continue guerre civili dentro l'Islam. Affonda le sue radici in una religione che è insieme fede ed ideologia politica, e che per questo rifiuta ogni forma di laicismo, una fede misogina, intollerante, incapace di auto riforma.

Ma Oriana non si è fermata a questo. La sua “impudenza” è andata oltre.
“Bè, se vuoi proprio saperlo, a me da fastidio perfino parlare di due culture, metterle sullo stesso piano, come se fossero due realtà parallele, di eguale peso, di eguale misura. Perché dietro alla nostra civiltà c'è Omero, c'è Socrate, c'è Platone, c'è Aristotele e Fidia, c'è Archimede, c'è Euclide. C'è l'antica Grecia col suo Partenone, la sua scultura, la sua architettura, la sua poesia, la sua matematica, la sua filosofia, la sua scoperta della democrazia. C'è l'antica Roma con la sua grandezza, la sua esperienza giuridica, il suo concetto della Legge, il suo diritto romano. (…) C'è un rivoluzionario, quel Cristo morto in croce che ci ha insegnato (e peggio per noi se non lo abbiamo imparato) il concetto dell'amore e della giustizia. C'è anche una chiesa che ci ha dato l'Inquisizione, d'accordo. Che ci ha torturato e bruciato mille volte sul rogo (…) ma che ha dato anche un gran contributo alla storia del pensiero. E poi c'è il rinascimento. Ci sono Leonardo da Vinci e Michelangelo, e Raffaello e Donatello (…) C'è l'Illuminismo (…) C'è la musica. (…) e infine c'è la scienza, perdio, e la tecnologia che ne deriva. (…) Copernico, Galileo, Newton, Darwin, Pasteur, Einstein non erano mica seguaci di Maometto. O sbaglio?”. Così scrive Oriana Fallaci ne “la rabbia e l'orgoglio”.
E commette il sacrilegio sommo. Si, il sacrilegio sommo perché osa affermare che la civiltà di Platone ed Aristotele, Newton ed Einstein, Mozart e Beethoven, Dante e Shakespeare è superiore a quella di Maometto. Non che la civiltà di Maometto non abbia dato i suoi contributi positivi allo sviluppo culturale del genere umano. Basta il nome di Averroè, che la Fallaci ricorda, per smentire una simile tesi, anche se Averroè, grande filosofo arabo, può solo con molta approssimazione essere definito un filosofo musulmano. Questi contributi tuttavia, se valutati con un minimo di onestà intellettuale, sono enormemente inferiori a quelli della civiltà occidentale, ed il massimo dogma del politicamente corretto è invece che superiore ed inferiore non esistono. Tutto è sullo stesso piano. La musica di Beethoven non è superiore ma solo “diversa” dal tam tam, la “vispa Teresa” è solo “diversa” dall'infinito, la medicina del neurochirurgo è diversa, ma non superiore a quella dello stregone. E a maggior ragione, guai a parlare di superiorità od inferiorità fra le culture e le civiltà! La civiltà occidentale, fra errori ed orrori, è riuscita ad andare avanti. Si è lasciata alle spalle roghi, decapitazioni e tratta degli schiavi. Ha scoperto ed accettato i concetti di laicità dello stato, di pari dignità di tutti gli esseri umani, quale che sia il loro sesso, la loro condizione sociale o il colore della loro pelle. Lo ha fatto in maniera esitante, contraddittoria, incompleta? Si, ma lo ha fatto. Per questo è assurdo metterla sullo stesso piano di una civiltà in cui si chiudono, ancora oggi, le donne nei sacchi, si fustigano o si lapidano le adultere, si impiccano i gay e si decapitano apostati e bestemmiatori. Oriana ha avuto il coraggio di dirla questa verità elementare, che è chiarissima sotto gli occhi di tutti, e che tutti vedono, ma che quasi tutti fingono di non vedere. Oriana ha urlato: “IL RE E' NUDO” e contro di lei si è scatenato l'inferno.

“Oriana la puttana” è stato uno degli epiteti più gentili che i “pacifisti” di tutte le salse, i “buoni” grondanti amore verso tutto e tutti, le femministe piene di comprensione verso chi lapida le adultere, hanno riservato alla scrittrice fiorentina. Piccola parentesi: Oriana Fallaci si definiva non una scrittrice ma uno scrittore. Aveva rinunciato alla sua femminilità? Niente affatto, al contrario. Solo, capiva quello che oggi tanti giornalisti da quattro soldi fingono di non capire: che termini come “scrittore” o “sindaco” indicano una funzione, un mestiere, non il sesso di chi lo esercita. E non usava il femminile neppure nei casi in cui la spontanea evoluzione del linguaggio, e non i diktat dei padroni dei media, lo aveva saputo creare, quel femminile. Scrittore quindi, diceva Oriana di se stessa, anche se avrebbe potuto dire dire “scrittrice” senza offendere in alcun modo la nostra madre lingua; basta questo a marcare la sua superiorità enorme nei confronti dei pennivendoli un tanto al chilo oggi di moda. Chiusa parentesi.
“Oriana la puttana” quindi, e poi la solita solfa: “xenofoba”, “islamofoba”, “sciovinista”, “razzista”, addirittura “FASCISTA”. Si, proprio così, fascista! Lei che ancora quasi bambina aveva combattuto, combattuto sul serio, non nei talk show televisivi, contro i nazisti ed i fascisti E chi, fra gli altri, la accusava di “fascismo”? Un tipino come Dario Fo, prima repubblichino, poi entusiasta sostenitore di Stalin e Mao, persone cui si deve la morte di decine di milioni di esseri umani. Il peggio del peggio insomma.
Tralasciamo queste tristezze. In tanti hanno coperto Oriana di insulti, arrivando addirittura, come la mediocre cabarettista Sabina Guzzanti, ad irridere il tumore che la stava uccidendo, ma le sue parole hanno incontrato le simpatie di moltissimi. L'incredibile successo de “La rabbia e l'orgoglio” e poi di “La forza della ragione” si può spiegare solo in un modo: in quei libri Oriana ha dato voce ai pensieri ed ai sentimenti di un sacco di gente. Gente normale, persone oneste, niente affatto “razziste”, meno che mai “fasciste”. Semplicemente persone che sentono, prima ancora di capire, tutta la miseria culturale, l'ipocrisia, il carattere menzognero dell'odierno vangelo politicamente corretto.
Per questo oggi, a dieci anni dalla morte gli attacchi nei suoi confronti si sono un po' attenuati. E c'è chi la ricorda con simpatia. Con un piccolo trucco però. Si cerca di contrapporre la prima Oriana, la giornalista progressista, laica, democratica, alla seconda, la nemica senza quartiere del fondamentalismo islamico. Strano modo di ragionare! Come se una persona democratica, laica, progressista, una donna che difende i diritti delle donne, debba provare simpatie per chi vorrebbe sostituire il Corano alla costituzione, pratica la poligamia e le donne, nel migliore dei casi le obbliga al velo, nel peggiore le imprigiona nei burka.

Cosa proverebbe oggi Oriana nella situazione che stiamo vivendo? Personalmente sono convinto che sarebbe ancora più fremente di rabbia. Rabbia nei confronti dei tagliagole che ormai imperversano in Europa, ma, ancora di più, rabbia nei confronti di chi spaccia questi tagliagole per “disturbati mentali”, “persone psicologicamente labili”, “giovani emarginati, costretti a vivere nei ghetti”.
E chissà, forse proverebbe un po' meno “orgoglio”, oggi, Oriana.
Meno orgoglio, perché c'è poco di cui essere orgogliosi nell'occidente di oggi. Una civiltà molle, dimentica della sua grandezza, sempre pronta ad auto accusarsi di tutto il male del mondo, disposta ad accogliere indiscriminatamente chi ha una gran voglia di distruggerla. Una civiltà in cui molti, celebrando il quindicesimo anniversario dell'attacco alle torri gemelle, non hanno saputo far di meglio che polemizzare contro... l'islamofobia!
E' giusto essere orgogliosi del nostro grande passato, ma... lo è altrettanto esserlo del nostro squallido presente? C'è da dubitarne. Forse Oriana ne dubiterebbe, se fosse ancora fra noi.

Può essere sbagliato privilegiare, parlando di Oriana Fallaci, quella fase della sua attività di polemista dedicata all'Islam, tralasciando tante altre sue opere. La toccante “lettera ad un bambino mai nato”, le interviste ai grandi della terra, romanzi come “Insciallah” e “un uomo”, dedicato al suo compagno Alekos Panagulis, sono tutte opere che rivelano la grande giornalista e la scrittrice di razza, nettamente superiore ai tanti che vengono spacciati come “grandi” della letteratura italiana contemporanea e che, in tutta sincerità, non meritano neppure di legarle le scarpe. Si pensi, di nuovo, ad un Dario Fo, insignito di un Nobel politico al 110%, o ad un Camilleri o, peggio ancora, ad un Saviano. Ma la grandezza e l'importanza di un letterato si valutano anche in relazione ai tempi in cui questi vive, e al contributo che ha dato all'evolversi, in un senso o nell'altro, di questi tempi. Ed Oriana Fallaci ha vissuto l'ultima parte della sua esistenza in un mondo caratterizzato dalla aggressione del fondamentalismo islamico all'occidente e dalla brutale, interminabile, serie di guerre civili interne all'Islam. Ed è certo che le parole di Oriana hanno avuto grande importanza in questa situazione. Hanno dato la carica a molti, nel sonnacchioso occidente che non vuole vedere, né sentire, né parlare. Hanno contribuito ad un risveglio delle coscienze che può permetterci, forse, di sperare ancora. Non ha caso Oriana è stata tormentata, praticamente fino al momento della morte, non solo dagli insulti, ma dalle denunce, dai processi, dai tentativi di tapparle la bocca, con qualunque mezzo.
Non ci sono riusciti, a tapparle la bocca i nuovi censori del politicamente corretto. Oriana ha lottato fino alla fine. Tormentata da quello che lei definiva “l'alieno”, il tumore che la divorava, ha continuato a parlare, a denunciare. Ed ha affrontato la morte con un coraggio che non può non colpire. Nella “intervista con me stessa” parla della morte senza giri di parole, senza gli eufemismi che nel molle occidente di oggi cercano di nascondere, di rendere “dolce”, il meno dolce, il più personale, e tragicamente definitivo, degli eventi. La ha guardata in faccia, la morte, come ha guardato in faccia le oche e gli imbecilli che strillavano “Oriana la puttana” in tante piazze d'Italia.
Ma di loro ci dimenticheremo presto. Non ci dimenticheremo invece di ORIANA FALLACI.

sabato 10 settembre 2016

QUINDICI ANNI FA


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Quindici anni fa l'undici settembre. L'attentato più grande, non il primo in assoluto, ma quello che ha segnato il punto di svolta, che ha rivelato al mondo il pericolo insito nel fondamentalismo islamico.
Da allora non hanno più smesso. All'inizio molti hanno fatto finta di credere che il terrore riguardasse solo l'America. L'America se l'era cercata ha detto, o pensato, qualcuno. Ed ha tirato fuori l'atomica di Hiroshima, o il golpe in Cile, come se ad abbattere le torri gemelle fossero stati i cileni o i giapponesi.
Poi hanno colpito in Europa, sempre più spesso. Londra, Madrid, Parigi, Bruxelles, Nizza. E poi in Turchia, in in Russia, in Canada, in India, addirittura in Cina. Ed in Africa i cristiani sono stati crocifissi, impalati, decapitati, bruciati vivi.
E, non contenti di ammazzare gli occidentali ed i seguaci di altre fedi, gli islamici hanno iniziato ad ammazzarsi fra loro. Sunniti contro sciiti, sette fondamentaliste in lotta per il predominio, tiranni pseudo laici contro sostenitori della teocrazia, in un crescendo senza fine di sangue.

Ma a partire dall'undici settembre 2001 gli occidentali “buoni” hanno improvvisamente scoperto che l'Islam è una “religione di pace”. Nessuno lo diceva
prima, come nessuno dice oggi che il buddismo o il protestantesimo sono religioni di pace. Ma non appena le torri gemelle sono crollate tutti i buoni di questo mondo hanno avuto la prova lampante, definitiva, che l'Islam è la più pacifica delle fedi.

Ed hanno scoperto tante altre cose. L'islamofobia, ad esempio. Islamofobia vuol dire "paura dell'Islam". Sono quindici anni che in giro per il mondo fior di fanatici sparano a casaccio sulla folla, o si fanno esplodere in stadi e metropolitane, o lanciano auto sui passanti a tutta velocità, o sgozzano gente innocente al grido di “Allah Akbar”. A qualcuno chiedono di recitare versetti del Corano, se è un grado di farlo ha salva la vita, in caso contrario la sua gola viene recisa. Forse c'è qualche piccolissima ragione per aver paura di una religione che vanta fra i suoi fedeli mostri di tal fatta, ed un numero enorme di persone che simili mostri li approva, o non li disapprova. Ma no, guai a temere una fede di questo genere! Dobbiamo amarla! L'islamofobia è una malattia, addirittura un crimine, qualcosa da perseguire a colpi di codice penale!

E dopo l'undici settembre abbiamo anche scoperto, nell'evoluto occidente, che la libertà di parola e di pensiero va bene, a meno che non riguardi l'Islam. Qui da noi si può irridere tutto, ma non il profeta, si possono fare film che denunciano qualsiasi cosa, ma non gli usi ed i costumi dei seguaci della religione della pace. Le stesse dissertazioni filosofiche e teologiche diventano pericolose quando si parla di Islam. Ne ha fatto la prova papa Benedetto, quando un suo pacatissimo discorso su temi teologici e filosofici ha scatenato l'inferno nei paesi musulmani. E quasi tutti, in Italia e non solo, hanno rimproverato la "avventatezza" del pontefice.

L'Islam è stato davvero un ciclone che ha travolto tutto. Non solo la vita delle vittime del fondamentalismo, ma il modo di pensare di tante persone "laiche", "aperte" e "progressiste".
Campioni della laicità hanno iniziato a guardare con gran simpatia ad una fede che non riconosce alcuna separazione fra sfera religiosa e sfera politica del viverre civile, e a tacere di fronte ad inezie come la pena di morte per gli apostati, piacevolezza che caratterizza la maggioranza dei paesi islamici. Fior di femministe, in lotta per imporre a tutti l'uso di termini come “sindaca” o “assessora”, hanno perso la parola di fronte alle adultere lapidate. Alcune di loro hanno scoperto che le donne musulmane indossano burka e burchini per “libera scelta” e condannano non chi infila le donne nei sacchi, ma chi le “obbliga” ad indossare la minigonna o i pantaloncini corti.

E, naturalmente, moltissimi hanno scoperto che il fondamentalismo islamico non esiste. Come può esistere, se l'Islam è una “religione di pace”? La colpa è tutta del “Dio denaro”, dei “mercanti di morte”, dei “potenti della terra”, dei “grandi speculatori finanziari”. Finora nessuno ha mai visto un magnate della finanza farsi saltare in aria in una pizzeria, ma, si sa, tutto è possibile!
E fior di valenti giornalisti hanno annunciato al mondo che gli attentati sono opera di astutissimi cospiratori della CIA e del Mossad. E le folle esultanti? Le decine, centinaia di migliaia di persone che in mezzo mondo salutano con urla di gioia i massacri? Come, non lo sapete? Nel mondo ci sono decine, centinaia di migliaia di agenti della CIA e del Mossad pronti a travestirsi da islamici...

Sono quindici anni che gli occidentali “buoni” si fanno seghe mentali per non ammettere qualcosa che invece è chiarissimo a tutti, a tutti coloro che evitano di farsele, le seghe mentali.
Il fondamentalismo fanatico e criminale ha radici profonde nella religione islamica, è quanto meno un suo aspetto fondamentale. E' la faccia più apertamente aggressiva di una religione intollerante, misogina, incapace, finora, di auto riforma. Gli uomini bomba ed i tagliagole uccidono davvero per la fede, anche se noi vorremmo che così non fosse. E non sono pochi fanatici, un pugno di pazzi, un branco di disturbati mentali. Se davvero fosse così non si capirebbe perché sono tanto forti da costituire oggi il principale problema che i grandi del mondo devono cercare di risolvere.
No, non abbiamo a che fare con bande di criminali, o gruppetti di pazzi, qualcosa che è possibile sconfiggere con operazioni mirate di intelligence. Abbiamo a che fare con un
movimento di massa di enormi dimensioni. Un movimento che grazie alle migrazioni penetra ogni giorno di più in casa nostra, mettendo a rischio, dall'interno, i fondamenti stessi su cui riposa il nostro vivere civile. Si possono avere idee diverse su come combattere il fondamentalismo assassino, ma di certo nessuno può seriamente pensare di batterlo permettendogli di diffondersi in casa nostra.
Dovrebbe essere chiaro per chiunque non sia cieco, e sordo, e muto; sia capace di vedere, sentire, parlare. Ma molti occidentali oggi preferiscono non vedere e non sentire, non parlare. E quando parlano dicono, spesso e volentieri, idiozie colossali!

giovedì 8 settembre 2016

IL PROGRESSISTA DALLE LARGHE VEDUTE

E' presente quasi sempre nei dibattiti televisivi. Potremmo chiamarlo il “progressista dalle larghe vedute”. Non si accontenta di discutere i piccoli, volgari problemi che riguardano la vita delle persone normali. No lui risale alle cause prime, cerca soluzioni globali, definitive. Se qualcuno dice che occorre frenare il flusso senza fine dei migranti e si azzarda a parlare di controlli, barriere, il nostro progressista dalle larghe vedute subito si inalbera. Guarda con un sorrisino di compatimento il suo malcapitato avversario, poi lo fulmina con una occhiata severa, infine alza il ditino e dice: “ma davvero potete pensare che bastino dei controlli, o una barriera, per risolvere un problema di portata mondiale, con innumerevoli addentellati in tutti i campi, che affonda le sue radici....” e va avanti per un buon quarto d'ora, rovesciando suoi suoi interlocutori oceani di profondissima erudizione.
Quando lo sento mi viene in mente la storiella di quel tifoso napoletano che festeggiava la vittoria del primo scudetto. “Festeggia pure”, lo rimprovera un intellettuale progressista ”il Napoli ha vinto lo scudetto, ora i problemi di Napoli sono risolti...”
“Ma perché” ribatte il tifoso, “se 'o Napoli lo scudetto non lo vinceva i problemi di Napoli si sarebbero risolti?”
“Credete forse di risolvere i problemi della miseria e della guerra bloccando il flusso dei migranti?” chiede severo l'intellettuale di larghe vedute. E' semplicissimo rispondergli: ”perché, facendo entrare in Italia dieci milioni di clandestini i problemi della miseria e della guerra saranno risolti?”
Il progressista dalle larghe vedute non si accontenta di nulla che non sia la soluzione di tutti i problemi del mondo, soluzione che, chissà perché spetta solo a noi trovare. Nel frattempo, si continui pure con gli sbarchi di mille, diecimila, magari centomila clandestini al giorno.

Forse però il progressista dalle larghe vedute ha ragione. Se si continua con gli sbarchi, se non si fanno controlli, se non si erigono barriere o muri (che orrore i muri!!!) i problemi si risolveranno, in maniera davvero radicale, definitiva.
Oggi abbiamo il problema dei migranti. Quando venti o trenta milioni di africani si saranno stabiliti in Italia, e cento o duecento in Europa occidentale,  il problema dei migranti sarà risolto. Non avremo più trasferimento di africani in Europa perché l'Europa sarà diventata l'appendice settentrionale dell'Africa, semplice no?
Sono in tanti oggi a parlare delle intollerabili differenze di ricchezza fra europei ed africani. Quando la grande migrazione avrà termine l'Europa sarà al livello dell'Africa. Saremo tutti egualmente poveri, con gran gioia del progressista dalle larghe vedute.
Si è molto discusso del burchini, questa estate. Burchini si o burchini no? Questo è il dilemma. Quando la grande migrazione avrà avuto termine il problema sarà risolto una volta per tutte. O tutte le donne dovranno bagnarsi in burchini o sarà vietato alle donne di bagnarsi, anche se in burchini. Basta con inutili chiacchiere!
Siamo molto laici in Italia ed in Europa. E' o non è giusto festeggiare il Natale nelle scuole? Devono esserci i crocifissi nella aule? Inutili dibattiti. Quando saremo islamizzati potremo festeggiare il Natale in maniera strettamente privata, magari previo pagamento di una tassa.
Quanto ci si divide sul problema delle coppie gay! Matrimonio per i gay? Unioni civili? Che fare? Lasciamo pure che i “migranti” riempiano il nostro paese e non dovremo più perdere tempo in simili pinzillacchere. I gay finiranno in galera, magari verranno impiccati. Non più discussioni, non più problemi.
E le interminabili liti sulle riforme costituzionali? Tutto risolto. Il Sacro Testo sarà la nostra costituzione e non ci saranno problemi di interpretazione perché, è notorio, la parola di Dio non si interpreta, si applica.

Forse però sono sono troppo ottimista. Forse qualche problemino ci sarà ancora. Le guerre ad esempio. Quando una trentina di milioni di islamici si saranno stabiliti in Italia, ed un paio di centinaia in Europa occidentale, non ci sarà ancora la pace, probabilmente. E si, perché i musulmani hanno la pessima abitudine di massacrarsi a vicenda, spesso e volentieri. In Italia ci saranno guerre civili fra sciiti e sunniti, la Francia sarà teatro di guerre fra le varie sette sunnite, la Germania fra quelle sciite.
E saremo anche molto poveri, non solo perché la popolazione europea sarà raddoppiata o triplicata, ma anche perché di solito le teocrazie non favoriscono lo sviluppo economico.
E così ci saranno, probabilmente, nuovi migranti. Di nuovo ci sarà chi fugge dalle guerre e chi scappa dalla fame e dalla miseria. Dove andranno i nuovi migranti? Verso l'America o verso la Russia ed i paesi dell'Europa orientale, finora abbastanza impermeabili alle “migrazioni”. Di nuovo ci sarà chi busserà alle frontiere, e di nuovo ci sarà chi proporrà controlli, barriere, addirittura muri (che orrore i muri!!!).
E di nuovo il progressista dalle larghe vedute abbozzerà un sorrisino di compatimento, lancerà sguardi severi, alzerà il ditino e comincerà a dire: “ma davvero potete pensare che bastino...”

lunedì 5 settembre 2016

ODIANO LA MEMORIA

Odiano la memoria, il passato. Lo vogliono manipolare a piacere. Sanno, come Orwell sapeva, che chi controlla il passato controlla il presente, per questo vorrebbero che tutti fossimo privi di memoria, poveri ebeti legati all'attimo, incapaci di ricordare ciò che è avvenuto anche solo un paio di giorni fa.

Fino a pochissimo tempo fa dicevano che si potevano accogliere tutti i migranti che bussavano alle nostre porte, ora i vari sapientoni accoglienti affermano senza mezzi termini che l'Europa è allo stremo (L'EUROPA, NON SOLO L'ITALIA).
Dicevano che i migranti sono preziose risorse, indispensabili allo sviluppo ed alla tutela dello stato sociale, oggi cercano tutti di liberarsi di queste “preziose risorse”.
Hanno detto sino alla noia che il terrorismo non aveva nulla a che fare coi migranti. Oggi annunciano ai quattro venti misure di controllo sui migranti in arrivo, per vedere se fra di loro si sia per caso “infiltrato” qualche terrorista.
Hanno cinguettato senza sosta che i migranti erano portatori di positive diversità culturali, oggi ci si divide fra chi vorrebbe vietare il burchini e chi, pur definendolo una schifezza, non lo vorrebbe vietare in nome dei principi liberali.
Quando si è cominciato a parlare di Isis hanno detto che non c'era da preoccuparsi, i “finti islamici” del califfato sono solo poche migliaia di fanatici, hanno sentenziato. Oggi nessuno osa più parlare di un pugno di fanatici, santo Padre a parte.
Dicono ogni dieci minuti che non siamo in guerra ma blindano le città. Ripetono fino alla noia che non dobbiamo avere paura ma piazzano uomini armati di fronte a Chiese e stadi, porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, fermate del metro.
E non dicono una parola per giustificare questa contraddizione schizoide fra pensieri e parole, parole ed azioni. Si limitano a dire, oggi, che i migranti sono una risorsa salvo poi, domani, cercare qualcuno a cui affibbiarli. Così, con nonchalance, come se niente fosse.
Per questo odiano la memoria, e nulla li fa tanto incazzare quanto sentire qualcuno che ricorda loro ciò che dicevano fino a ieri. E strillano: “razzista”, “xenofobo”, “sciovinista” a chiunque cerchi di farlo.

Ma odiano la memoria anche per un altro motivo, più profondo.
Odiano la memoria perché la memoria è parte essenziale della identità. Un uomo senza memoria non è un uomo, è solo un corpo, un contenitore biologico. Un popolo senza memoria non è un popolo, una civiltà senza memoria non è una civiltà. E' questo che sta diventando l'Europa: una non civiltà, un contenitore vuoto privo di valori unificanti, senza identità, senza memoria storica. Un assemblaggio informe di usi e costumi, valori, visioni del mondo contrapposte e non unite da nulla. Qualcosa che non ha niente a che vedere col pluralismo liberale, perché quel pluralismo si è sempre basato sulla condivisione di alcuni valori forti. La diversità è elemento essenziale di una società libera, ma non si tratta di una diversità assoluta, è una diversità che si fonda su una solida base di unità, una competizione che parte da una essenziale condivisione.
Si guardi all'Europa di oggi. Che condivisione può mai esistere fra burka ed emancipazione della donna, laicismo e sharia, lotta al terrore ed ammirazione per i tagliagole assassini?
L'Europa è una scatola vuota tenuta insieme non da valori e memoria comune ma dalle norme ultra burocratiche della UE. Una simile Europa non può avere memoria, non deve averla. Ed infatti i burocrati europeisti fanno di tutto per cancellarla e bollano coi soliti epiteti (razzista, sciovinista eccetera) chiunque osi affermare che l'occidente, l'Europa, e, vivaddio, anche l'Italia, hanno una storia di cui essere fieri.
Ma le scatole vuote prima o poi si accartocciano e vengono distrutte. Una civiltà della non forma prima o poi crolla, è inevitabile.