domenica 27 novembre 2016

PENSIERINI SU CUBA


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LA STORIA

Su Castro è iniziato il solito festival dell'ipocrisia. “Lo giudicherà la storia” ha detto il presidente Obama. Ma la storia non giudica nessuno. Sono gli uomini che devono giudicare, e già da oggi abbiamo sufficienti elementi per dare un giudizio su Fidel Castro. Obama non vuole esprimerlo questo giudizio? Liberissimo, ma non si richiami, per favore, alla storia. Tra l'altro, richiamarsi al “giudizio della storia” è tipico di chi aspira alla dittatura totalitaria. Molti hanno ricordato, ieri, la famosa frase di Castro “condannatemi, la storia mi assolverà”. Nessuno però ha rammentato che un certo Adolf Hitler pronunciò una frase simile al processo che lo vedeva imputato dopo il famoso putsch di Monaco del 1923. Gli individui cosmico storici non rispondono alle leggi ed alla comune morale. Loro giudice inappellabile è sempre “la storia”. Deportazioni di massa, massacri, eliminazione dei rivali politici, distruzione di ogni libertà, miseria generalizzata...
giudicherà la STORIA!!! 


LA SALUTE, LA ALFABETIZZAZIONE, LO SPORT
Certo, Fidel era un dittatore ma... a Cuba ci sono dei gran begli ospedali, e l'analfabetismo è scomparso, e... quante medaglie hanno vinto gli atleti cubani! Anche questo ci tocca sentire!
La nazionale italiana di calcio vinse due mondiali consecutivi al tempo del fascismo. La squadra olimpica della Germania nazista si qualificò prima nel medagliere alle olimpiadi del 1936. Sempre ai vari giochi olimpici l'URSS e la RDT hanno fatto per decenni incetta di medaglie. E allora? Lo sport è da sempre una delle vetrine privilegiate dei regimi totalitari.
Come la spesa sanitaria. Uno stato che ha in mano tutto può benissimo permettersi di spendere grandi somme in opere destinate a raccogliere applausi ovunque nel mondo. Detto per inciso, sono di Mussolini le "paludi redente" ed Hitler ridusse drasticamente la disoccupazione. Simili exploit però non sembrano migliorare molto la qualità della vita delle popolazioni. Per tornare alle spese sanitarie, anche dando per buoni i dati diffusi da una dittatura opprimente, nella classifica dei vari stati per speranza di vita Cuba occupa il
trentanovesimo posto, con una speranza di vita di 78,22 anni superata non solo da paesi come l'Italia della “malasanità”, terza con 84,84 anni, ma anche da Cile, Bharein, Panama, Qatar, Porto Rico e Costa Rica. Insomma, la sanità cubana è una meraviglia ma a Cuba si muore prima che altrove.
Quanto alla alfabetizzazione, ferme restando le riserve sulla attendibilità dei dati statistici diffusi dalle dittature, tutti gli stati che abbiano anche solo cercato di imboccare la strada della crescita economica hanno fatto passi da gigante in questo settore. Il tasso di analfabetismo nei paesi in via di sviluppo, Africa compresa, è sceso dal 75% al 15% dal 1915 al 1980. Non c'è davvero bisogno di una dittatura totalitaria per insegnare alla gente a leggere e a scrivere. Con una doverosa precisazione: l'analfabetismo è ormai solo un ricordo in occidente, ma in paesi come la Gran Bretagna o l'Italia si possono leggere
anche gli scritti di Guevara e Castro, a Cuba solo questi, o quasi. Non è una differenza di poco conto.
 

L'EMBARGO
Che cattivi gli americani! Hanno messo l'embargo a Cuba! Ecco perché l'isola era tanto povera. Anche questo si sente e si legge.
Fidel ha nazionalizzato senza indennizzo alcuno tutte le imprese americane a Cuba, poi è diventato alleato di ferro della Russia sovietica in un periodo in cui la terza guerra mondiale sembrava non solo possibile ma addirittura probabile. Poi ha installato missili a testata nucleare puntati verso gli Stati Uniti. Questi hanno commesso molti grossolani errori con Cuba, specie, per inciso, durante l'amministrazione Kennedy, il leader maximo dei “liberal”. Ma che il gigante americano non amasse Fidel è piuttosto logico, direi. Del resto, l'embargo è sempre stato un colabrodo e non può assolutamente essere considerato responsabile della povertà estrema dell'isola. La miseria generalizzata è stata la caratteristica di tutte le esperienze di pianificazione burocratica o demagogico - populista, da Cuba al Venezuela, dalla Cina alla Corea del nord. Fidel ha aggiunto ai guai dell'iper centralismo programmatorio la scelta sciagurata della monocultura della canna da zucchero, che ha reso Cuba completamente dipendente dagli aiuti sovietici. Crollata l'URSS l'economia cubana non poteva che collassare, embargo o non embargo.

 

I PROFUGHI
Da quando Castro ha preso il potere un sacco di gente è fuggita da Cuba, si parla di una cifra di quasi un milione e duecentomila di persone. E si tratta di profughi
veri.
Non partivano tranquilli, aspettando il loro turno d'imbarco, sotto lo sguardo benevolo delle autorità. Rischiavano la pelle per lasciare l'isola del socialismo caraibico. Chi veniva preso finiva in carcere, a volte addirittura
fucilato; una situazione ben diversa da quella dei clandestini che sbarcano sulle nostre coste.
Gli esuli cubani arrivavano in un paese immenso, con enormi spazi liberi e la più forte economia del mondo, eppure dovevano faticare per dimostrare il loro status di profughi. Non entravano negli Stati Uniti gridando “Viva Fidel! Hasta la victoria siempre!”. Non chiedevano agli americani di rinunciare ai loro valori, abbandonare le loro tradizioni, cambiare il loro stile di vita. Nella loro grande maggioranza chiedevano solo di diventare buoni cittadini degli Stari Uniti d'America. Di nuovo, una situazione del tutto diversa da quella dei clandestini di casa nostra.
Eppure questi profughi veri non sono mai stati simpatici a tanti progressisti. Pronti a giustificare chi esalta lapidazioni di adultere e decapitazioni di apostati tanti personaggi della “sinistra” italiana ed europea hanno bollato come “biechi reazionari” i cubani che sfidavano i denti degli squali ed i plotoni di esecuzione pur di lasciare l'isola di Fidel. Così va il mondo.

 

CUBA POSTRIBOLO AMERICANO
E' vero, la Cuba precastrista era il paradiso di molti milionari americani in cerca di divertimenti esotici e sessuali, ma che fosse il postribolo degli USA è una delle tante leggende sorte dopo la vittoria di Fidel. In realtà nella Cuba precastrista il livello della prostituzione era grosso modo uguale a quello di altri paesi con caratteristiche socio economiche simili. Lo stesso dicasi per le case da gioco. Cuba è diventata una delle capitali mondiali del turismo sessuale e pedofilo
in seguito al castrismo ed alla sua sciagurata politica economica.
 

PER CONCLUDERE
L'esperienza cubana è in tutto simile a quelle degli altri paesi del “socialismo reale”. Eliminazione della democrazia e delle fondamentali libertà civili. Pianificazione burocratica dell'economia, militarizzazione del lavoro, distruzione della autonomia della società civile. Ed ancora: continua mobilitazione propagandistica delle masse, intrusione soffocante dello stato nella vita privata dei cittadini, irregimentazione della cultura. Insomma, la Cuba di Castro non era, e non è, una semplice dittatura. Era, ed è, una
dittatura totalitaria, un regime soffocante che pretende di regolare in tutto la vita di tutti.
Eppure, tanti che hanno usato parole di fuoco contro il regime di Stalin si commuovono di fronte a Castro e Guevara. L'URSS era brutta, Cuba invece...
Chi è stato a lungo innamorato dell'assoluto sociale vuole conservare qualche speranza, qualche piccolo assoluto in cui credere, malgrado tutto e tutti. E Cuba, la bellissima isola caraibica sembra fatta apposta per alimentare simili speranze romantiche.
Però, sarebbe ora di guardare la realtà in faccia, smettendola con le illusioni e le menzogne.
Raul Castro, succeduto al fratello quale leader maximo, ha annunciato che la morte di Fidel sarà seguita da
NOVE GIORNI di lutto. Nove giorni di un lutto imposto a tutta la popolazione dell'isola! Nove giorni in cui le ceneri di Fidel gireranno Cuba da un capo all'altro ed in cui sarà sospesa o seriamente condizionata ogni normale attività. I cubani che intendevano sposarsi in questi nove giorni faranno bene a rinviare e nozze, chi, sempre in questi nove giorni, compirà gli anni farà bene a non festeggiare. Iniziarono i bolscevichi, imbalsamando la salma di Lenin prima, quella di Stalin dopo. Da allora i funerali dei dittatori totalitari sono sempre stati occasione per adunate oceaniche destinate a puntellare regimi sempre più in crisi. Cuba non fa eccezione. Bastano quei nove giorni di lutto obbligatorio per far capire a chi non voglia tapparsi occhi ed orecchie la natura vera del socialismo castrista.
Purtroppo però il mondo è pieno di persone che amano tapparsi gli occhi e le orecchie.

2 commenti:

  1. Ciò che ha detto obama tecnicamente non ha senso. La storia non è una persona, o un essere pensante, è una cosa più o meno astratta. Non pensa, ci riporta i fati. Punto.

    Obama potrà aspirare alla dittatura, ma ormai è alla fine del mandato, poco può fare. E in America non ci si può candidare più di due volte. Posto che alle prossime elezioni non vedremo Michelle tra i candidati democratici...

    La sanità è una cosa inquietante. Il fatto che l'iotalia è terza, significa che la sanità fa schifo in tutto il mondo. Cià non toglie che la 'meraviglisa' sanità cubana continua ad aver ben poco da vantarsi, dal terzo al trentanovesimo posto ci può essere un grande abisso.

    I profughi cubani erano rispettosi perchè sono comunque nati e cresciuti in una cultura ed in un ambiente non-musulmano, quindi sono stati educati al rispetto del prossimo. Quindi come la maggiornaza dei non musulmani, non hanno nessun problema ad adattarsi a nuovi ambienti.

    E alla sinistra poverinista gli stranieri che rispettano il prossimo non piacciono. perchè non possono difenderli. Loro si difendono già da soli con i fatti, e poi quando si inseriscono nella realtà locale diventano di casa. Alla sinistra piacciono i musulmani perchè sono i musulmani stessi i primi che si fanno odiare con le loro azioni. Così si che c'è qualcuno da difendere. Se non ci fossero i muslims, secondo me si metterebbero a difendere anche la mafia.

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  2. Standing ovation.
    Comunque, come ha scritto qualcuno nel proprio blog, ci è andata di culo, che per poche settimane ci siamo risparmiati l'elogio funebre di Dario Fo.

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