domenica 30 luglio 2017

PAROLE

Inizialmente chi approdava sulle nostre coste proveniente dal nord Africa era un “clandestino”.
Poi è diventato un “migrante”.
Il termine “migrante” però è pericoloso: richiama a fenomeni storici quali le “migrazioni”. Trasferimenti di popoli da una parte all'altra del globo con conseguente colonizzazione delle terre di nuovo insediamento, sostituzione di popolazioni.
Il termine “migrante” è stato così sostituito dal termine “profugo”, cui si può alternare,  a piacere, “richiedente asilo.” Chi arriva nel nostro paese sui barconi è un “profugo che fugge da guerre, fame e persecuzioni”. Qualcuno aggiunge anche i “mutamenti climatici”.
Poi i nostri amatissimi governanti iniziano a rendersi conto che i flussi migratori stanno assumendo dimensioni incontrollabili e cercano goffamente di mettere in atto qualche timida misura capace di rallentarli un po'.
Tanto basta perché i “profughi” diventino “vittime dei trafficanti di esseri umani”. La “fuga da guerre, fame e persecuzioni" diventa “traffico di esseri umani”.
Qualcuno però non è d'accordo. Scopre che i migranti ci pagano le pensioni e trasforma le “vittime dei trafficanti di esseri umani” in “preziose risorse”.
Ogni minima variazione della politica nei confronti dei migranti è accompagnata da modifiche linguistiche. Da “clandestini” a “migranti”, da “migranti” a “profughi”, da “profughi” a “vittime dei trafficanti di esseri umani”, da “vittime … eccetera” a “risorse”.
E i “giornalisti” dei media seguono in coro. Come un sol uomo, o una sola donna, cambiano le parole al cambiare di ogni brezza politica. Profughi, vittime … eccetera, risorse...
Senza fallo!
Bravi, applausi!!!

domenica 23 luglio 2017

A PROPOSITO DI SICCITA'

Scrive Orlando Figes ne “La tragedia di un popolo”, Oscar Mondadori 2016:
“Nell'estate del 1891, dopo dodici mesi di disastri meteorologici, i contadini della regione del Volga si trovarono ad affrontare la fame. (…) I semi piantati nell'autunno precedente non avevano avuto neppure il tempo di germogliare prima che li ghermisse il gelo e la neve, così preziosa per la protezione delle pianticelle in pieno inverno (…) era stata scarsa. La primavera aveva portato con se bufere di vento secco che avevano tramutato l'humus in polvere, spazzandolo via e, infine, la lunga estate asciutta era cominciata già ad Aprile: a Carycin non si era avuta pioggia per novantasei giorni consecutivi (…) Entro l'autunno la carestia minacciava ormai diciassette province, dagli Urali al mar nero, per una superficie grande due volte l'intera Francia e destinata a dar da vivere a trentasei milioni di persone.”
La carestia fu seguita da epidemie e causò la morte di oltre mezzo milione di persone. Il governo zarista si dimostrò inetto ed assolutamente incapace di far fronte all'emergenza. Con la carestia del 1891 iniziò così ad allentarsi il rapporto di fiducia fra le masse contadine e la famiglia imperiale.
Eppure quella tragedia appare quasi poca cosa di fronte ad altri flagelli che si abbatterono sulle campagne russe dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi. Le carestie del 1921 23 e del 1928 29 causarono milioni di morti. La loro causa fu solo in minima parte la siccità. Il numero mostruoso di vittime è tutto da addebitarsi alla politica delle requisizioni messa in atto da Lenin prima e da Stalin poi che lasciarono i contadini letteralmente senza un chicco do grano.

Qualche piccola considerazione.
Periodi di siccità ce ne sono sempre stati, anche in epoche e paesi in cui l'effetto serra doveva essere assai meno grave di oggi.

Le chiacchiere intorno alle “origini strutturali” della scarsa pioggia che ci affligge in questi giorni sono, appunto, solo chiacchiere. Tra l'altro l'estate più calda degli ultimi tempi in Italia resta quella del 2003, anche se i media parlano delle temperature di questi giorni come le più elevate degli ultimi 200 ANNI.

Se invece di sparare cifre a caso i media informassero il popolo bue sullo stato miserevole degli italici acquedotti farebbero, appunto, informazione e non propaganda ideologica.

Il presidente Trump ha affermato di volersi defilare dagli accordi di Parigi ed il governatore del Lazio Zingaretti subito gli addebita la responsabilità della siccità in … Italia! Questo PRIMA ANCORA che gli Usa si siano effettivamente defilati da tali accordi. Tutto da ridere... o da piangere.
In ogni caso, signor Zingaretti, se lei ama cercare responsabili umani per i danni delle siccità ha ben altre tragedie a cui far riferimento. Peccato però che non riguardino l'attuale presidente degli Stati Uniti ma il "paese del socialismo", quello in cui fino a ieri credevano alcuni dei suoi amici...


Speriamo che piova e che la si smetta con questa lagna! Però... a pensarci bene, non è improbabile che se qualche forte acquazzone dovesse rovinare le vacanze a qualcuno cominceranno di nuovo gli strilli sui mutamenti climatici. Infatti è bene che piova, ma leggermente, solo sui campi coltivati, preferibilmente di notte.

venerdì 21 luglio 2017

I MAGNIFICI SETTE POLITICAMENTE CORRETTI

Risultati immagini per i magnifici sette, foto


Qualcuno ricorda “i magnifici sette”? Un bellissimo western, con un cast stellare: Yul Brynner, Steve McQueenn, Charles Bronson e tanti altri, tutti bravissimi. Ne hanno fatto un remake: i magnifici sette 2016. Un po' di tempo fa ho provato a vederlo, ma non ci sono riuscito. Dopo un po' ho cambiato canale, poi ho spento la TV.
Quello che era stato un classico del western è stato trasformato in una scemenza politicamente corretta.
Il “capo” dei magnifici sette, quello che nel film originale era interpretato da Yul Brynner, nel remeke è interpretato da Denzel Washington. Un buon attore, d'accordo, ma... ha la pelle nera e qualcuno mi deve spiegare se ha un minimo, solo un minimo, di serietà una storia ambientata nel vecchio west il cui protagonista sia un pistolero dalla pelle nera. Ma non basta. Fra gli altri “magnifici” possiamo trovare un asiatico, giapponese probabilmente, che combatte i cattivi con spade, coltelli e mosse di karate ed un pellerossa che oppone alle pistole dei mascalzoni un arco che spare frecce con la stessa velocità con cui un mitra spara pallottole.
Non ho visto il film fino alla fine, ma non mi sarei stupito se i buoni fossero stati aiutati da un musulmano moderato e da una ragazzina di trentacinque chili che prende a calci e pugni omaccioni super muscolati che di chili ne pesano oltre cento. Ultimo particolare. Nel film originario i cattivi erano una banda di briganti messicani, nel remake pistoleri prezzolati al soldo di un cattivissimo capitalista deciso a portar via ad onesti lavoratori la loro terra.

Le vestali del politicamente corretto non si limitano a mistificare il mondo di oggi, cercano di riscrivere a modo loro la storia stessa. E così i magnifici sette diventano i rappresentanti di un mondialismo “progressista” che, molto discutibile oggi, appare semplicemente ridicolo trapiantato nel west di centocinquanta anni fa. E non si tratta di un caso isolato. La tendenza a fare di tutti i tempi epoche politicamente corrette è sempre più forte nel cinema. In un altro western,  The Hateful Eight, di Quentin Tarantino, un bun regista, a mio modesto parere, uno dei protagonisti è, di nuovo, nero e viene chiamato “afroamericano” da altri. Tutto da ridere!
Non so voi, ma io trovo che, con alcune rare eccezioni, i film di oggi siano piuttosto inguardabili. Ma probabilmente sbaglio: sono solo un vecchio brontolone...

sabato 15 luglio 2017

AIUTIAMOLI A CASA LORO

“Aiutiamoli a casa loro”.
Fino a ieri chi lo diceva era subito accusato di “razzismo”. Oggi questa parola d'ordine è diventata, chissà perché, più accettabile. Aiutarli a casa loro? Se ne può parlare, si, si può fare, in fondo pare che in Italia tutta l'Africa non ci stia, con tutta la buona volontà di questo mondo.
Certo, qualcuno la interpreta a modo suo. Dobbiamo aiutarli a casa loro ed intanto continuare ad accogliere tutti, affermano prestigiosi esponenti della Curia. Altri ricordano al popolo bue che il futuro dell'Europa si decide in Africa, e sembrano sottintendere che fino a quando l'Africa non avrà raggiunto livelli di sviluppo e di benessere europei dovremo continuare con la politica della “accoglienza”. Una “accoglienza” equamente distribuita, generalizzata all'intera Europa. Noi facciamo entrare tutti e voi ve ne prendete un po': questo è il messaggio. Peccato che i vari paesi europei non ci sentano da questo orecchio.
Chiacchiere, scemenze.
Sarebbe ora di cominciare a considerare gli africani non eterni bambini da accogliere o mantenere vita natural durante, ma persone adulte e responsabili. Esseri umani capaci di fare ciò che tutti i popoli del mondo hanno fatto o stanno facendo: costruire in prima persona le basi del loro sviluppo economico e del loro benessere.
Aiutarli a casa loro va bene se l'aiuto è aiuto per lo sviluppo, se dietro agli aiuti ci sono patti chiari, impegni verificabili. I programmi vanno messi in atto, i prestiti restituiti, gli accordi rispettati.
L'Africa ha ricevuto montagne di sodi in aiuti vari. Gran parte di questi è finita nelle tasche, o nei conti all'estero, di elites corrotte, è servita a comprare consensi o è addirittura andata a finanziare terrorismo e guerre civili.
In Africa deve decidersi non il futuro dell'Europa a quello dell'Africa. E sono gli africani i primi responsabili del loro futuro. Ai “buoni” questo non piace. Per loro gli Africani sono sempre bravi, sempre innocenti. Noi dobbiamo farci carico di tutti i loro problemi, nostra è la responsabilità dei loro insuccessi e fallimenti. Gli africani come bambini insomma, peggio, come simpatici cagnolini da vezzeggiare ed accudire, a cui non si può mai imputare nulla.
Sono i “buoni” i veri razzisti. Ed il loro razzismo zuccheroso sta conducendo alla rovina il nostro martoriato paese. E probabilmente anche l'Africa.