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lunedì 30 giugno 2014

I TRE RAGAZZI E GLI IPOCRITI




Facciamo un piccolo esperimento mentale. Nel corso di un attacco israeliano contro postazioni di Hammas muoiono tre adolescenti palestinesi. Può succedere, anche perché i miliziani di Hammas amano piazzare le loro postazioni nelle vicinanze di scuole, asili ed ospedali. Cosa succederebbe se in un simile, deprecabile, caso qualcuno parlasse dei tre adolescenti palestinesi come di tre “giovani estremisti islamici”? Le grida degli occidentali politicamente corretti raggiungerebbero il cielo, con tutta probabilità. Invece, quando i tre ragazzi israeliani sono stati rapiti moltissimi hanno parlato di tre “ragazzi ultraortodossi”. Non che si giustificasse il rapimento, però... tre adolescenti “ultra ortodossi”, se lo dovevano aspettare in fondo, vero?
Per gli occidentali “buoni” gli islamici hanno diritto alla loro cultura, anche quando questa è condita di lapidazioni, pena di morte per gli apostati ed infibulazioni. Gli israeliani no, loro non possono essere ultra ortodossi, e se proprio lo vogliono essere... beh, stiano attenti...

E parlano spesso di “coloni israeliani” i nostri media. Chi sono i cosiddetti “coloni israeliani"? Persone che cacciano i “palestinesi” dalle loro terre? Che li privano delle loro case? NO. Si tratta di normalissimi esseri umani che vivono in zone che i “palestinesi” rivendicano come proprie. In realtà tutto il territorio di Israele è rivendicato dai “palestinesi”, tutti gli israeliani sarebbero “coloni”. Non entriamo nel merito di queste rivendicazioni, ammettiamo pure che quei territori spettino ai “palestinesi”. Questa è una buona ragione per definire “coloni”, quindi “invasori”, “aggressori” gli israeliani che li abitano? I nostri media definiscono forse “coloni” i “migranti” che arrivano tutti i giorni sulle nostre coste? Le case popolari, costruite a spese dei contribuenti italiani, che generosamente vengono assegnate ai “migranti” sono forse definite “insediamenti coloniali”? Per i “palestinesi” un israeliano non può vivere accanto a loro, se lo fa è un “colono”, uno che si può benissimo rapire ed ammazzare. Loro però possono benissimo vivere fra noi, anche se nessuno li ha invitati a venire, anche se si tratta di immigrati clandestini, anche se detestano la nostra civiltà. Costruire una sinagoga nei territori contesi è "colonialismo", costruire una moschea a Roma o Tel Aviv "multiculturalismo". Interessante.

"Trovati i corpi dei tre ragazzi rapiti. Israele vuole vendetta". Scrivono molti giornali. Che cattivi questi israeliani, come sono vendicativi!
Hammas è una organizzazione terroristica che si prefigge esplicitamente lo scopo di distruggere lo stato di Israele. Non si tratta di rivendicazioni territoriali, di contese di confine, o di controversie relative al controllo di fonti di materie prime, come fanno finta di credere gli occidentali “buoni”.
L'articolo sette dello statuto di Hammas è a questo proposito chiarissimo:

"Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio?
Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio."

Non si può accusare Hammas di nascondere i propri obiettivi, si può solo fingere di ignorarli. E non si tratta solo di parole. Alle parole seguono i fatti: gli attentati, i rapimenti, i missili che quotidianamente cadono su Israele. Non fanno molte vittime questi missili, è vero: gli israeliani hanno imparato a neutralizzarne in parte gli effetti. Ed anche di questo vengono accusati dagli occidentali “buoni”. Loro sono pronti a versare qualche lacrimuccia sul cadavere di qualche ebreo assassinato, e ad accendere un lumino e a fare un minutino di silenzio. Ma se gli ebrei si difendono, ribattono colpo su colpo, distruggono le postazioni da cui partono i missili di Hammas, eliminano i caporioni che organizzano attentati, rapimenti ed omicidi, allora i dolci pacifisti strillano: “Israele vuole la vendetta”! “No, no alla vendetta, no all'escalation! Pace! Dialogo! Amore!”
Colpire militarmente hammas non è vendetta, sarebbe giustizia, semmai; ma è, prima di ogni altra cosa, legittima difesa. Indebolire i terroristi vuol dire render loro più difficile continuare a colpire. Non reagire alle loro aggressioni vuol dire incoraggiarli, renderli più audaci e pericolosi. Questo gli israeliani lo sanno benissimo.
Gli occidentali “buoni” fanno finta di non saperlo. La loro ipocrisia diventa ogni giorno più insopportabile.

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